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  • Venerdì 17 giugno 2022

Golden State ha vinto il titolo NBA

La squadra di Steph Curry, Klay Thompson e Draymond Green ha battuto i Boston Celtics nelle finali dei playoff, vincendo il suo quarto titolo negli ultimi otto anni

Steph Curry e Klay Thompson con il trofeo Larry O'Brien (Elsa/Getty Images)
Steph Curry e Klay Thompson con il trofeo Larry O'Brien (Elsa/Getty Images)
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I Golden State Warriors hanno vinto il titolo del campionato di basket NBA sconfiggendo i Boston Celtics con un complessivo 4-2 nelle finali dei playoff, ottenendo così il loro quarto titolo negli ultimi otto anni.

Gara-6, l’ultima delle finali, si è giocata nella notte a Boston. I Warriors hanno vinto 103-90, riuscendo a mantenere il vantaggio che avevano accumulato tra il primo e il secondo quarto con un incredibile parziale di 21 punti a zero. Steph Curry, che poi ha vinto il premio di MVP delle finali (miglior giocatore) per la prima volta in carriera, ha segnato 34 punti (con 6 canestri da tre), facendo anche 7 assist e prendendo 7 rimbalzi; per Boston il migliore è stato Jaylen Brown, con 34 punti e 7 rimbalzi.

Per i Celtics anche in gara-6 il problema principale è stato quello delle palle perse (22 alla fine della partita, contro le 15 dei Warriors) e in generale la mancanza di grandi prestazioni da parte del suo giocatore più rappresentativo, Jayson Tatum, che ha fatto fatica praticamente per tutta la serie, dopo essere arrivato alle finali giocando partite eccellenti e spingendo molti opinionisti a sostenere che fosse arrivato il momento di considerarlo una delle “grandi stelle” della lega.


I Warriors, invece, hanno contato moltissimo su Steph Curry, che a 34 anni ha giocato la migliore serie finale dei playoff e in generale una delle migliori stagioni della sua carriera. Ma hanno fatto partite importanti anche altri giocatori, come Wiggins (il migliore in gara-5, l’unica delle finali in cui Curry non era andato bene) e Klay Thompson.

All’inizio di questa stagione Golden State non era data tra le squadre favorite per la vittoria finale.

Dopo avere vinto due titoli consecutivi, nel 2017 e nel 2018, per i Warriors le cose erano cominciate ad andare abbastanza male. Nelle finali del 2019 erano stati sconfitti dai Toronto Raptors a causa anche dei gravi infortuni di Kevin Durant (uno dei giocatori più forti della sua generazione, oggi ai Brooklyn Nets) e di Klay Thompson, e nei due anni successivi non erano riusciti nemmeno a qualificarsi ai playoff. Quest’anno, con il rientro di Thompson e una squadra nel frattempo completata da giovani talentuosi e giocatori che si sono dimostrati poi determinanti, come Andrew Wiggins e Jordan Poole, i Warriors sono arrivati terzi nella Western Conference (uno dei due grandi gironi in cui è divisa la NBA), convincendo sempre di più esperti e appassionati con l’andare avanti dei playoff.


Golden State è riuscita a vincere tutte le serie dei playoff senza mai arrivare a gara-7 (vince una serie la prima squadra che ottiene quattro vittorie), quindi abbastanza nettamente. Aveva sconfitto al primo turno i Denver Nuggets dell’MVP della stagione regolare, il serbo Nikola Jokić (la serie è finita 4-1); al secondo turno i Memphis Grizzlies, una squadra molto giovane e di grandi prospettive che però a un certo punto aveva dovuto fare a meno del suo giocatore migliore, Ja Morant (è finita 4-2); al terzo turno i Dallas Mavericks dello sloveno Luka Dončić (è finita 4-1).

Dall’altra parte del tabellone, i Celtics avevano dovuto invece faticare molto di più. Dopo una vittoria nettissima per 4-0 al primo turno contro i Brooklyn Nets, dati tra i favoriti all’inizio dell’anno e poi autori di una stagione fallimentare, i Celtics avevano superato le successive due serie arrivando entrambe le volte a gara-7, prima con i Milwaukee Bucks (i vincitori del titolo lo scorso anno) e poi con i Miami Heat. Per alcuni commentatori sportivi americani la stanchezza accumulata dai Celtics durante i playoff potrebbe avere condizionato in maniera significativa le prestazioni di alcuni giocatori di Boston durante le finali, per esempio quelle di Tatum.

La vittoria del quarto titolo negli ultimi otto anni è il motivo per cui negli Stati Uniti si definiscono i Warriors di Steph Curry, Klay Thompson e Draymond Green una “dinastia”, e la si paragona ad altre grandi squadre del passato, come i Chicago Bulls di Michael Jordan degli anni Novanta. Durante tutti questi quattro titoli l’allenatore dei Warriors è sempre stato Steve Kerr, che aveva già vinto cinque volte il titolo NBA da giocatore.

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