La maggioranza ha fregato il M5S sulla Commissione esteri

Stefania Craxi di Forza Italia è stata eletta invece del candidato del M5S, su cui sembra ci fosse un accordo: Conte è molto arrabbiato

Il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, e dietro una foto del presidente del Consiglio, Mario Draghi. (Mauro Scrobogna /LaPresse)
Il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, e dietro una foto del presidente del Consiglio, Mario Draghi. (Mauro Scrobogna /LaPresse)
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Mercoledì i membri della Commissione Affari esteri del Senato hanno eletto la senatrice di Forza Italia Stefania Craxi come nuova presidente, in un voto che ha creato molto scontento nel Movimento 5 Stelle e rinnovato alcune preoccupazioni per la solidità della maggioranza che sostiene il governo. Il Movimento 5 Stelle aveva infatti proposto come presidente il suo senatore Ettore Licheri, ed era convinto di avere i numeri per poterlo eleggere senza problemi. Secondo Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, c’era un patto con Partito Democratico e Italia Viva per votare Licheri, che qualcuno avrebbe violato.

Licheri avrebbe dovuto prendere il posto di Vito Petrocelli, anche lui del Movimento 5 Stelle, che era stato di fatto sfiduciato dai suoi colleghi come presidente della commissione a causa delle sue posizione filorusse espresse dopo l’invasione in Ucraina. La Commissione Affari esteri è una delle più importanti al Senato, e si occupa di valutare e modificare le proposte di legge che riguardano i rapporti con altri stati e l’Unione Europea: un presidente sostenitore di Putin era stato giudicato inaccettabile un po’ da tutti. Quasi tutti i membri si erano quindi dimessi per protestare contro Petrocelli, e la commissione era stata sciolta.

La nomina del nuovo presidente è avvenuta con un voto segreto e pertanto non si ha la certezza di quali partiti abbiano votato Craxi e quali Licheri. Le ricostruzioni dicono che Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Italia Viva avevano un accordo su Licheri e che, per essere sicuri di evitare “franchi tiratori”, i voti sarebbero stati “segnati”, ovvero resi riconoscibili (in questi casi basta scrivere il cognome prima del nome o usare un abbreviazione del nome per “segnare” il voto).

In base ai calcoli fatti prima della votazione, Licheri avrebbe dovuto ottenere la nomina con 11 voti su 22: otto da parte di PD e M5S, 2 da parte di senatori del Gruppo Misto (Mario Monti e Fabio Di Micco) e 1 voto da Giuseppe Cucca di Italia Viva. Tenendo conto che Pier Ferdinando Casini aveva annunciato che avrebbe votato scheda bianca, la candidata del centrodestra Stefania Craxi avrebbe potuto contare solo su 10 voti: 3 di Forza Italia, 4 della Lega, 1 di Fratelli d’Italia e 2 del Gruppo Misto.

Alla fine però è successo il contrario: Craxi ha ottenuto 12 voti, mentre Licheri solo 9. Alla maggioranza iniziale che avrebbe dovuto votare per Licheri sono quindi mancati due voti: dato il voto segreto non si sa chi abbia fatto mancare il suo appoggio al candidato del M5S, ma diversi analisti politici ipotizzano che possano essere stati Monti e Cucca.

Dopo la nomina Conte si è arrabbiato e ha accusato in particolare Italia Viva di aver votato con il centrodestra, sostenendo che questo voto sia la prova della fragilità della maggioranza che sostiene il governo Draghi. «C’è la riprova che ci sono delle forze che stanno tramando per metterci in difficoltà e spingerci fuori dal governo. Va chiarito se si pensa di acquisire Fratelli d’Italia nella maggioranza o se Italia Viva, visto il consenso molto basso da cui non riesce a schiodarsi, ha deciso di essere organica al centrodestra», ha detto Conte.

Non è una novità: sono settimane che Conte minaccia più o meno velatamente di voler uscire dalla maggioranza, e da tempo sembra assai indebolita anche l’alleanza con il Partito Democratico, nonostante varie dichiarazioni concilianti del segretario Enrico Letta di preservarla. Conte è sempre più criticato all’interno del M5S perché da quando ha assunto la leadership del partito, la scorsa estate, il consenso nei sondaggi non è cresciuto e non sono state ottenute particolari vittorie politiche. Anzi, la guerra in Ucraina ha messo in ulteriore difficoltà il M5S, che nonostante animate proteste si è dovuto accodare a decisioni del governo che non condivideva, specialmente riguardo all’aumento delle spese militari e all’invio di armi.

Ma le prossime elezioni politiche sono previste per febbraio 2023, e sembra difficile che il M5S possa davvero provocare una crisi di governo a meno di un anno dal voto (proprio per evitare le elezioni anticipate a gennaio la maggioranza aveva rieletto Sergio Mattarella come presidente della Repubblica). Conte ha comunque anche detto che il presidente del Consiglio Mario Draghi era stato avvertito dal M5S prima del voto in commissione che alcuni partiti si stavano accordando «per violare patti, regole e accordi» e far cadere la nomina di Licheri, e che pertanto spettava a lui in quanto capo di governo «la responsabilità di tenere in piedi questa maggioranza».