Fare i comici sta diventando rischioso?

Le recenti aggressioni a Chris Rock e Dave Chappelle preoccupano alcuni loro colleghi, che rilevano una crescente irritabilità del pubblico

Dave Chappelle
Dave Chappelle durante uno spettacolo a Cleveland, in Ohio, il 30 ottobre 2021 (Dimitrios Kambouris/Getty Images)
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Lo schiaffo dato dall’attore Will Smith al comico Chris Rock all’ultima cerimonia degli Oscar, reazione a una battuta di Rock rivolta all’attrice e moglie di Smith Jada Pinkett Smith, è stato uno dei fatti più raccontati e commentati del 2022. L’aggressione, per cui Rock non ha poi sporto denuncia contro Smith, è recentemente tornata di attualità quando Dave Chappelle, uno dei più famosi comici americani, è stato attaccato da un uomo di ventitré anni salito sul palco armato con una pistola finta dotata di una lama, durante uno spettacolo per il festival Netflix Is a Joke all’Hollywood Bowl a Los Angeles, il 3 maggio scorso.

Chappelle non è rimasto ferito nell’incidente: l’aggressore è stato in seguito rincorso e bloccato dalle guardie, e affronterà un processo. Chris Rock, presente durante lo spettacolo di Chappelle insieme ad altri attori e personaggi celebri, è poi salito brevemente sul palco e ha detto: «Era Will Smith quello?». Il comico e presentatore televisivo inglese Paddy McGuinness ha definito l’incidente una «diretta conseguenza» dello schiaffo di Smith a Rock, alludendo al rischio di altri possibili tentativi di emulazione in futuro.

Le recenti aggressioni a Rock e Chappelle, del tutto impreviste, sono da diversi giorni oggetto di riflessioni che tendono ad accomunarle in un più ampio dibattito, prevalentemente anglosassone, sull’aumento dei rischi corsi da chi fa comicità in tempi contraddistinti da inaspriti sentimenti di intolleranza e dalla presenza di sensibilità apparentemente più suscettibili nel pubblico degli spettacoli. Rischi che interessano la comicità in generale ma tanto più i comici – come Chappelle – espressamente noti per la loro tendenza a fare battute che fanno puntualmente arrabbiare qualcuno, spesso soltanto per il gusto della provocazione nei confronti di sensibilità più attente a temi lungamente dibattuti negli Stati Uniti, come quelli di genere o quello dell’aborto.

A ottobre 2021, in relazione ad alcune accuse di transfobia rivolte a Chappelle per certe sue battute sulle persone transgender in un spettacolo per Netflix, un centinaio di persone si riunì in segno di protesta all’esterno della sede di Netflix a Los Angeles, nel quartiere di Hollywood, reggendo cartelli con sopra scritto frasi come «Trans Lives Matter». Nella stessa occasione, sostenitori di Chappelle contestarono quei manifestanti e manifestarono a loro volta reggendo cartelli con su scritto «Free Speech is a Right».

Le considerazioni sulla difficile convivenza tra le nuove sensibilità e i comici che prediligono temi controversi e provocazioni non sono nuove, e sono anni che addetti ai lavori e opinionisti ricordano e insistono sull’importanza di preservare la libertà di espressione e artistica, e ricordano che quelle dei comici vanno considerate e valutate come battute, e non come dichiarazioni politiche. Ma da anni molti comici, anche famosi, sostengono l’importanza di adattarsi alle nuove sensibilità e di fare una comicità che pur mantenendo una componente provocatoria sia anche rispettosa nei confronti di tutti.

Non è insomma una questione semplice da risolvere, ed è ulteriormente complicata dal fatto che se ne aggiungono altre di carattere più generale, che riguardano invece un’apparentemente ridotta capacità di una parte del pubblico di cogliere sfumature, riferimenti e ironie tradizionalmente presenti negli spettacoli comici americani. Vale anche per gli spettacoli meno controversi, di comici diversi da Chappelle, e anche per gli sketch più elementari. Come esempio di questa incapacità sono state da molti citate le violente critiche ricevute dopo la cerimonia degli Oscar anche dalla comica americana Amy Schumer, conduttrice della serata, per una gag apparentemente innocua con l’attrice Kirsten Dunst e il marito di lei, l’attore americano Jesse Plemons.

Ringraziando tutte le figure professionali coinvolte nell’allestimento di un evento televisivo molto seguito come la cerimonia degli Oscar, Schumer aveva citato anche i cosiddetti seat filler, persone che durante questi eventi hanno l’incarico di riempire un posto a sedere quando la persona che dovrebbe occuparlo si assenta momentaneamente (per andare in bagno, per esempio, o per ritirare un premio). Lo scopo è quello di evitare che nelle riprese televisive più ampie ci siano posti vuoti nel pubblico.

Avvicinandosi ai posti di Dunst e Plemons, entrambi candidati a un premio per le loro interpretazioni nel film Il potere del cane, Schumer aveva invitato Dunst a cederle il posto facendo credere di averla scambiata per una seat filler. Sebbene fosse organizzato e concordato con Dunst e Plemons, come in seguito chiarito da Schumer, lo sketch era stato largamente frainteso e aveva attirato sulla conduttrice numerosissime critiche, da persone che la accusavano per il modo in cui aveva trattato Dunst. Lo sketch procurò a Schumer anche diverse minacce di morte, alle quali si interessarono i Secret Service (l’agenzia che si occupa della sicurezza dei presidenti degli Stati Uniti) e la polizia di Los Angeles.

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Schumer disse di essersi messa d’accordo prima della cerimonia sia con Dunst e Plemons sia con Leonardo DiCaprio, che avrebbe poi preso in giro per la storia delle fidanzate più giovani di lui (argomento peraltro già oggetto di una battuta del comico inglese Ricky Gervais nel 2020). «Perché sono già stata attaccata troppe volte, e volevo assicurarmi che le telecamere non avrebbero ripreso facce tristi», aggiunse Schumer chiarendo la sua premura di avvertire prima della cerimonia i destinatari delle battute che aveva in programma di fare.

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Affrontando il dibattito sugli accresciuti rischi di aggressioni sul palco durante gli spettacoli comici, il New York Times ha recentemente scritto dei provvedimenti presi dai gestori di diversi locali nel paese tra cui quelli della Laugh Factory, celebre rete di locali di stand up comedy diffusi in diversi stati americani. Lo scopo degli interventi era rafforzare la sicurezza dopo che l’inverno scorso, nel locale di Chicago della Laugh Factory, uno spettatore accompagnato dalla madre aveva tentato di aggredire un comico per una battuta da lui rivolta a entrambi e basata su un’allusione a un loro presunto uso di droghe.

Dopo quell’incidente, la Laugh Factory aveva installato nel locale metal detector all’ingresso e telecamere di sicurezza, e aveva aumentato il numero di guardie in servizio vicino al palco durante gli spettacoli. Provvedimenti simili sono stati presi anche all’Uptown Comedy Corner, locale di stand up comedy ad Atlanta, e all’Hollywood Bowl, il famoso anfiteatro nell’area di Hollywood sede della recente aggressione a Chappelle.

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Altri gestori di locali di spettacoli comici, sentiti dal New York Times, sono stati più cauti nel collegare le recenti aggressioni a una possibile tendenza più ampia, e in generale hanno suggerito di distinguere opportunamente tra un caso e l’altro.

Noam Dworman, proprietario del celebre locale di Manhattan Comedy Cellar, ha descritto lo schiaffo di Smith a Rock come un fatto piuttosto eccezionale. L’obiettivo di Smith è sembrato più cercare di mettere in imbarazzo Rock che ferirlo fisicamente: qualcosa di molto diverso e certamente meno preoccupante rispetto all’aggressione subita da Chappelle, che potrebbe invece sì far parte di una tendenza. Ci sono molte persone che mettono le parole e la violenza sullo stesso livello, ha detto Dworman, e la conseguenza logica di questa premessa è ritenere «ragionevole rispondere alle parole con la violenza».

Durante uno spettacolo organizzato per poche persone a Los Angeles due sere dopo l’aggressione all’Hollywood Bowl, secondo quanto riferito dalla rivista Hollywood Reporter, Chappelle aveva raccontato di aver parlato in privato con il suo aggressore dopo l’incidente e di aver avuto l’impressione che fosse malato di mente. Interrogato riguardo alle ragioni dell’attacco, l’aggressore avrebbe risposto che intendeva attirare l’attenzione sulle condizioni di sua nonna a Brooklyn, costretta a lasciare il proprio quartiere a causa della gentrificazione.

manifestazione Dave Chappelle

Due persone a una manifestazione contro Dave Chappelle davanti alla sede di Netflix a Hollywood, Los Angeles, il 20 ottobre 2021 (AP Photo/Damian Dovarganes)

Parlando con il New York Times, alcuni comici meno conosciuti hanno espresso preoccupazione riguardo alla propria sicurezza, preoccupazione accresciuta dal non poter eventualmente contare sul genere di protezioni di cui beneficiano comici famosi come Rock e Chappelle. Altri hanno detto che, nonostante i rischi, non «ammorbidiranno» il loro repertorio. Altri ancora, parlando della situazione attuale, hanno attribuito ai dibattiti molto accesi e alle forti tensioni sociali negli anni della pandemia e della presidenza di Donald Trump la responsabilità di aver ridotto la disponibilità delle persone a stare agli scherzi e, in generale, la loro abitudine a frequentare altre persone.

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La presenza di guardie di sicurezza nei locali di stand up comedy, così come le contestazioni e persino le zuffe occasionali provocate da persone nel pubblico, non sono un fatto nuovo nella storia recente della comicità americana, ha ricordato il New York Times. Nel 2020 il comico e conduttore radiofonico “Big Jay” Oakerson fu spinto giù dal palco da uno spettatore in un locale nell’area di Philadelphia. Un’aggressione ancora più violenta si era verificata due anni prima in South Carolina, quando uno spettatore aveva attaccato il comico Steve Brown con l’asta del microfono e poi con lo sgabello, senza che nessuno intervenisse tempestivamente per fermarlo.

 

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Alcune reazioni comprensive nei confronti di Smith subito dopo lo schiaffo tirato a Rock furono da molti interpretate come un segno dell’attuale disponibilità dell’opinione pubblica a fornire, più che in passato, solidarietà e sostegno alle persone eventualmente indispettite da battute sul proprio conto fatte durante gli spettacoli comici.

Diversi addetti ai lavori criticarono, per esempio, l’indulgenza mostrata durante la cerimonia nei confronti di Smith, che dopo lo schiaffo non fu accompagnato fuori dal teatro, e anzi poco dopo salì sul palco a ritirare il premio come miglior attore protagonista per il film Una famiglia vincente, tra gli applausi scroscianti della sala. Alcuni comici segnalarono il rischio che proprio quell’indulgenza potesse incrementare le possibilità di emulazioni del gesto di Smith da parte di altre persone.

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Secondo la comica americana Judy Gold, autrice del libro Yes, I Can Say That: When They Come for the Comedians, We Are All in Trouble, l’obiettivo di un comico o di una comica quando salgono sul palco è far ridere. Non tenere in considerazione questa premessa e intendere le battute nel modo in cui noi le cogliamo anziché nel modo in cui sono intese dal comico o dalla comica, e poi concludere che sarebbe meglio mettere a tacere o persino picchiare quella persona, «è tremendamente triste». E, intimorendo gli autori e le autrici, rischia anche di peggiorare la qualità degli spettacoli dal momento che, come ha detto Gold al New York Times, spesso la comicità è un lavoro in corso: «non sappiamo dove sia il limite finché non proviamo il nostro materiale».

Del condizionamento negativo del sentimento della paura sulla comicità ha recentemente parlato in un’intervista con il Telegraph anche il popolare comico malese Nigel Ng Kin-ju, più noto come Uncle Roger, diventato famoso sui social durante la pandemia per i suoi commenti sprezzanti e scandalizzati riguardo alle tecniche di preparazione dei piatti asiatici nel mondo. «Non puoi avere paura, come comico, altrimenti finisci per fare comicità molto noiosa», ha detto Uncle Roger.

Nei suoi video più visti e divertenti, Uncle Roger contesta le tecniche e le ricette di popolari chef e conduttori televisivi come Jamie Oliver o Gordon Ramsay. A proposito delle minacce di morte ricevute dalla conduttrice e cuoca Hersha Patel, destinataria delle obiezioni comiche di Uncle Roger in un video del 2021 straordinariamente virale, Uncle Roger ha detto di esserci rimasto molto male e di non aspettarsi che il video ricevesse quella quantità di visualizzazioni, ma ha aggiunto che «questa è la natura di Internet» (ha in seguito realizzato un video insieme alla stessa Patel, in cui cucinano insieme il piatto della discordia).

A proposito delle accuse di transfobia rivolte a Chappelle, della «cancel culture» e del rischio per i comici controversi di essere censurati, Uncle Roger ha detto di non ritenere realistica questa possibilità, come del resto dimostra l’eccezionale popolarità degli spettacoli di Chappelle sia dal vivo che sulle piattaforme di streaming. «Se questo è essere cancellati, cancellatemi, vi prego», ha detto Uncle Roger, che ha poi aggiunto: «Se sei abbastanza divertente, non sei cancellabile».