Le nuove regole europee contro la diffusione di contenuti illegali online

Sono incluse nel Digital Services Act, un disegno di legge su cui l'Unione Europea ha trovato un accordo dopo lunghe discussioni

(Olivier Hoslet, Pool Photo via AP)
(Olivier Hoslet, Pool Photo via AP)
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Nella notte tra venerdì e sabato le istituzioni politiche dell’Unione Europea hanno trovato un accordo sul Digital Services Act (DSA), un disegno di legge per dare più responsabilità alle grandi aziende tecnologiche sui contenuti che ospitano. In particolare il DSA prevede misure contro la disinformazione e i contenuti illegali o che potrebbero risultare nocivi. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, lo ha definito un accordo “storico” e ha detto che ora «nell’Unione Europea quello che è illegale offline sarà effettivamente illegale anche online».

L’accordo sul DSA è stato raggiunto dopo ore di negoziati tra Consiglio Europeo, Commissione Europea e Parlamento Europeo e se ne parlava già da diversi mesi. Nello specifico il DSA aggiorna una direttiva sull’e-commerce di circa vent’anni fa e, sebbene riguardi tutte le aziende attive online, si concentra soprattutto sulle piattaforme con oltre 45 milioni di utenti attivi nell’Unione Europea: di fatto le cosiddette “Big Tech”, come Google, Apple o Facebook, ma anche TikTok e Twitter (in tutto circa venti società).

Il DSA – che si aggiunge al già approvato Digital Markets Act (DMA), che si concentrava su certe pratiche anticompetitive – chiede che queste aziende siano più trasparenti sui loro dati e algoritmi, oltre che sulle loro attività e più attente nel moderare, filtrare, bloccare o rimuovere contenuti nocivi o pericolosi. Il regolamento prevede tempi rapidi per la rimozione di contenuti e l’obbligo per le aziende di sospendere gli utenti che abbiano violato più volte determinate leggi. Per quanto riguarda i siti di e-commerce, il DSA chiede che verifichino, prima di mettere in vendita i prodotti, l’identità di chi li vende.

Per verificarne le attività delle aziende, il DSA prevede controlli annuali delle aziende e, nel caso di infrazioni ripetute, sanzioni che possono arrivare fino a un massimo del 6 per cento del fatturato annuo.

A livello europeo, di Digital Services Act si era iniziato a discutere nel dettaglio già nel 2020 e il testo del disegno di legge era stato presentato alla fine di quell’anno dal commissario al Mercato Interno e ai Servizi Thierry Breton, ex scrittore di fantascienza, ex amministratore delegato di France Télécom ed ex ministro francese dell’Economia nel governo di centrodestra di Jacques Chirac.

Fin dalla sua nomina a commissario, avvenuta nel dicembre del 2019, Breton aveva sostenuto che i social network dovessero abituarsi a un intervento più diretto degli stati e delle istituzioni europee nelle loro pratiche commerciali ed editoriali, e quindi pagare più tasseaccettare una serie di paletti che rispecchino i «valori» europei.

Il DSA, ha scritto in un comunicato la Commissione Europea, «stabilisce un nuovo standard, che non ha precedenti» e «contribuirà a ribilanciare diritti e responsabilità degli utenti e degli intermediari online, incluse le piattaforme più grandi».

Dopo l’accordo raggiunto tra Consiglio Europeo e Parlamento Europeo, il DSA dovrà ora essere formalmente approvato da entrambi. La Commissione Europea spiega inoltre che «una volta approvato, il DSA sarà direttamente applicabile in tutta Europa».