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  • Mercoledì 9 marzo 2022

Yoon Suk-yeol ha vinto le elezioni in Corea del Sud

L'ex procuratore conservatore ha vinto con uno stretto vantaggio sul proprio avversario e sarà il nuovo presidente

Yoon Suk-yeol (Yonhap via AP)
Yoon Suk-yeol (Yonhap via AP)

Yoon Suk-yeol, del Partito del Potere Popolare, ha vinto le elezioni presidenziali in Corea del Sud. Yoon, conservatore e oppositore del presidente uscente Moon, ha superato di poco il proprio avversario Lee Jay-myung del Partito di centrosinistra (lo stesso di Moon), che al 98 per cento dello scrutinio con quasi 270mila voti di svantaggio ha dichiarato la propria sconfitta.

I seggi per le elezioni presidenziali in Corea del Sud avevano aperto alle 6 del mattino e avevano chiuso alle 18, le 10 del mattino in Italia. I candidati alla presidenza erano 12, ma già secondo i sondaggi svolti prima del voto era chiaro che i favoriti sarebbero stati Lee e Yoon. I primi exit poll avevano dato in leggero vantaggio Yoon.

Alle elezioni di mercoledì hanno avuto diritto di voto 44 milioni di persone tra i circa 52 milioni di abitanti della Corea del Sud, e più di 16 milioni di voti erano già stati raccolti durante il voto anticipato della settimana scorsa. Alla chiusura dei seggi, l’affluenza è stata del 75,6 per cento, leggermente inferiore a quella delle ultime elezioni presidenziali. I risultati saranno confermati dalla Commissione elettorale nazionale giovedì mattina. Il nuovo presidente giurerà il prossimo 10 maggio e resterà in carica fino al 9 maggio del 2027.

Come ha scritto il giornale sudcoreano in inglese Korea Times, le elezioni di mercoledì sono state ampiamente descritte come le peggiori della storia del paese, nonché quelle in cui gli elettori avrebbero scelto «il male minore».

Yoon è stato un grande critico della presidenza di Moon ed è stato procuratore generale del paese, contribuendo a far arrestare persone di rilievo in alcuni grandi casi di corruzione, tra cui il capo di Samsung Lee Jae-yong e l’ex presidente sudcoreana Park Geun-hye, deposta con un voto di impeachment nel 2017. Lee, del Partito Democratico, è un attivista per i diritti umani e in passato era stato governatore di Gyeonggi, la più grande provincia della Corea del Sud.

Durante le rispettive campagne elettorali, sia Lee sia Yoon che le loro famiglie erano stati accusati di corruzione, nepotismo e sessismo.

Yoon aveva detto che l’ex generale e dittatore sudcoreano Chun Doo-hwan «aveva governato bene, tranne che per il colpo di stato»; nel 2021 sua madre era stata condannata a tre anni e mezzo di carcere per truffa, mentre la moglie, Kim Keon-hee, aveva fatto commenti controversi sulle donne che denunciano abusi sessuali e violenze nell’ambito del movimento #MeToo (dicendo che questi casi succedono «quando gli uomini non pagano»).

Lee, invece, era stato accusato di aver favorito un’azienda edile durante un appalto pubblico per un progetto residenziale e sua moglie, Kim Hye-kyung, è stata accusata di aver usato fondi pubblici per spese private quando lui era governatore di Gyeonggi.

La Costituzione della Corea del Sud prevede che il presidente resti in carica per cinque anni e impedisce la candidatura per un secondo mandato.

Yoon dovrà affrontare situazioni piuttosto complesse, come l’enorme aumento dei prezzi delle case e la crisi demografica che ha portato alla carenza di forza lavoro nell’agricoltura e nelle piccole imprese, ma anche grandi disuguaglianze salariali, poche possibilità per i giovani e crescenti discriminazioni nei confronti delle donne e degli stranieri. Uno dei temi più complicati da gestire sarà anche il rapporto con la vicina Corea del Nord, che Moon aveva cercato di risolvere a tutti i costi.

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