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  • Mercoledì 2 marzo 2022

La strategia della Russia è diventata ancora più violenta

Dopo il fallimento dei primi giorni si sta preparando a una guerra più lunga e distruttiva, di cui stiamo iniziando a vedere le prime fasi

Soccorritori trasportano una barella dopo un bombardamento russo a Kharkiv, il 1° marzo (AP Photo/Pavel Dorogoy)
Soccorritori trasportano una barella dopo un bombardamento russo a Kharkiv, il 1° marzo (AP Photo/Pavel Dorogoy)

Negli ultimi due giorni le operazioni militari della Russia in Ucraina sono diventate più estese e distruttive: da un momento all’altro nella capitale Kiev ci si aspetta un enorme attacco di terra che cercherà di circondare la città da ovest, isolandola e tagliandole tutte le vie di rifornimento. A Kharkiv la popolazione si trova da due giorni sotto un fuoco d’artiglieria praticamente ininterrotto. Nel sud del paese, l’esercito russo ha detto di avere conquistato Kherson e sta cercando di accerchiare Mariupol, un porto strategico sul mar d’Azov, sotto costante bombardamento da martedì sera.

Tutte le principali città ucraine sono soggette ad attacchi violentissimi e indiscriminati. A Kiev sono state colpite una torre della tv, un noto memoriale dell’Olocausto e una clinica di maternità, oltre che decine di altri edifici civili. A Kharkiv sono caduti razzi sulla centrale piazza della Libertà, e situazioni simili si stanno verificando praticamente ovunque, perfino in piccoli centri. Questo cambio di passo della strategia militare russa era purtroppo ampiamente previsto. Diversi analisti, nei giorni scorsi, avevano spiegato che l’esercito russo non si aspettava di incontrare così tanta resistenza in Ucraina, e che avrebbe reagito aumentando il livello della violenza, anche sulle città e anche contro obiettivi civili.

Il 26 febbraio, appena due giorni dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, sul sito dell’agenzia di stampa russa RIA Novosti è stato pubblicato un articolo in cui si celebrava la vittoria dell’esercito russo nel paese: «L’Ucraina è tornata alla Russia», si leggeva. La situazione sul campo era e rimane ovviamente opposta: il governo ucraino non è caduto e l’esercito sta rallentando con molta efficacia l’avanzata delle forze russe su più fronti.

Secondo alcuni esperti che si occupano di media russi, l’articolo di RIA Novosti è stato quasi certamente pubblicato per errore, e rappresenta piuttosto bene le aspettative che l’establishment russo aveva sull’invasione dell’Ucraina: un intervento militare che si sarebbe concluso in pochi giorni e con poche vittime.

– Leggi anche: L’invasione sta andando peggio del previsto per Putin?

Questa strategia si è ovviamente rivelata sbagliata e si è discusso parecchio, in questi giorni, su quali errori siano stati fatti dalla Russia. Anzitutto una sottovalutazione generale della resistenza e dell’esercito regolare in Ucraina – che forse ha compiuto lo stesso Putin, che negli scorsi giorni ha ribadito più volte di non considerarla un vero paese – e una sopravvalutazione delle proprie forze: i russi «non sono forti come pensavano di essere», ha detto a Reuters David Deptula, un generale in pensione americano. Si è anche parlato di problemi nella logistica, nel raccoglimento di informazioni da parte dell’intelligence e del morale bassissimo delle truppe russe.

Una casa fuori Kiev distrutta da un bombardamento russo (AP Photo/Vadim Ghirda)

Una delle questioni più citate è stata però quella dei bombardamenti con l’artiglieria pesante e con i cacciabombardieri dell’aeronautica. Praticamente ogni operazione offensiva della storia militare dalla Seconda guerra mondiale a oggi è stata anticipata e accompagnata da pesanti bombardamenti, per distruggere le forze e le infrastrutture del nemico senza subire troppe perdite, e da un tentativo di conquistare la supremazia aerea. Tutte le grandi invasioni del Ventesimo secolo hanno come presupposto i bombardamenti con gli aerei e l’artiglieria pesante.

La Russia, peraltro, ha fatto di questo tipo di bombardamenti uno dei capisaldi della sua strategia militare: come ricorda l’Economist, nel dicembre del 1994, durante la guerra in Cecenia, le forze russe bombardarono la capitale Grozny con 4.000 missili e granate ogni ora. Per fare un paragone, durante i bombardamenti peggiori della guerra bosniaca caddero su Sarajevo 3.500 missili al giorno. Anche durante la campagna siriana i bombardamenti russi furono feroci: nel maggio del 2019, in un lasso di tempo di 12 ore, le forze russe distrussero quattro ospedali civili soltanto nella regione di Aleppo.

Nei primi giorni di guerra in Ucraina questi bombardamenti massicci non si erano visti, anche se erano ampiamente attesi da vari analisti militari. Non è chiaro perché l’esercito russo abbia deciso inizialmente di non bombardare, ma circolano varie ipotesi: il tentativo di limitare le distruzioni e le vittime civili, una sottovalutazione delle capacità ucraine, oppure il tentativo di evitare che l’opinione pubblica mondiale fosse scossa dalle testimonianze di grossi bombardamenti su un paese europeo. L’ottica era comunque sempre quella di una guerra-lampo che si concludesse nel giro di 48 ore.

Questa strategia è fallita platealmente, e le cose hanno già cominciato a cambiare.

Il cambiamento più evidente è l’enorme aumento dei bombardamenti sulle città, che sta cominciando a ricordare sempre di più un’operazione militare tradizionale. L’esercito russo continua a sostenere di mirare esclusivamente a obiettivi militari (colpire intenzionalmente obiettivi civili costituirebbe un crimine di guerra), ma la situazione sul campo mostra che tra lunedì e oggi sono stati colpiti centinaia di edifici e infrastrutture civili in varie città dell’Ucraina, con enormi danni e vittime.

Vari esperti militari hanno inoltre fatto notare che sono cambiate le armi con cui questi bombardamenti vengono effettuati: se nei primi giorni la strategia russa prevedeva soprattutto l’uso di missili ad alta precisione, con l’obiettivo di distruggere esclusivamente siti militari, ora si fa largo uso di artiglieria e di bombe a grappolo meno precise, che colpiscono indiscriminatamente, come si sta vedendo in questi giorni.

Questa intensificazione della violenza dei bombardamenti potrebbe ulteriormente aumentare, soprattutto se la Russia decidesse di cominciare a utilizzare i cacciabombardieri sulle città, come per esempio i Su-34, che finora sono stati usati scarsamente, e praticamente mai con missioni di bombardamento.

Un’auto distrutta dopo un bombardamento russo nel centro di Kharkiv, il 1° marzo (AP Photo/Pavel Dorogoy)

Un’altra novità a cui si sta assistendo sul campo, anche se per certi versi è ancora da valutare e verificare, riguarda l’andamento delle operazioni via terra. Almeno inizialmente era sembrato che la strategia russa fosse di conquistare rapidamente i principali centri cittadini, e in particolar modo quello di Kiev, avanzando il più rapidamente possibile e trascurando tutte le aree circostanti.

Questa strategia non ha funzionato: le città hanno resistito ai primi assalti e anzi ci sono stati contrattacchi piuttosto decisi. Questo ha evidenziato le manchevolezze della logistica militare russa, che era stata dispiegata in previsione di un conflitto rapidissimo: le unità più avanzate che avrebbero dovuto conquistare Kiev e le altre città, dopo aver fallito, si sono trovate senza sostegno da parte del resto dell’esercito.

Questa strategia di conquista lampo di pochi centri città negli ultimi giorni è cambiata in favore di una strategia più tradizionale, di conquista metodica del territorio paese per paese. Lo si sta vedendo piuttosto bene a Kharkiv, dove le forze russe stanno cercando di conquistare uno per uno i centri abitati nei dintorni della città, per evitare minacce alla propria linea di rifornimenti e soprattutto per cercare di circondare la città. Potrebbe succedere lo stesso a Kiev, dove da giorni i russi ammassano mezzi e uomini a nord della città, probabilmente in previsione di una grossa operazione.

Tutti questi adattamenti della strategia russa prevedono un aumento consistente del livello della violenza, e quasi inevitabilmente un aumento dei morti e dei feriti tra i civili. Secondo le autorità ucraine sono già più di duemila, anche se il dato è difficile da confermare. Come ha scritto l’Economist, è sempre più plausibile che la guerra entrerà nei prossimi giorni in una fase molto più atroce.