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  • Domenica 27 febbraio 2022

L’invasione sta andando peggio del previsto per Putin?

L'esercito ucraino controlla ancora i cieli e le città principali, e il morale cresce: ma la Russia potrebbe decidere una escalation delle violenze

Un soldato ucraino a Kiev. (AP Photo/Efrem Lukatsky)
Un soldato ucraino a Kiev. (AP Photo/Efrem Lukatsky)

Quando all’alba di giovedì l’esercito russo è entrato in Ucraina, in molti tra analisti e diplomatici internazionali si aspettavano che potesse condurre una invasione lampo, e conquistare nel giro di pochi giorni la capitale Kiev e le principali città del paese. Quattro giorni dopo, l’offensiva russa continua ad avere inerzia e a procedere, ma lentamente e con grandi difficoltà, mentre Kiev e gli altri centri più importanti sono ancora sotto il controllo ucraino.

Rimane molto difficile capire come stiano andando complessivamente le operazioni militari. E in molti hanno la sensazione che le cose in Ucraina potrebbero cambiare nel giro di poco tempo se il presidente russo Vladimir Putin decidesse di aumentare l’intensità degli sforzi militari del suo esercito; che rimane straordinariamente superiore a quello ucraino, potendo contare sul quintuplo dei soldati e dei mezzi corazzati e sul decuplo degli aerei. Ma intanto, secondo quanto detto da due importanti funzionari governativi americani a CNN, la Russia ha incontrato una resistenza «più agguerrita del previsto», mentre una fonte vicina alla pianificazione bellica russa citata da Bloomberg ha ammesso che l’esercito sperava in risultati migliori a questo punto dell’operazione.

Da giovedì l’esercito russo è penetrato oltre i confini ucraini da tre fronti, a nord dalla Bielorussia, a est dalla Russia e a sud dalla Crimea. Da ciascun fronte ha conquistato luoghi e centri strategici per funzione o posizione – come la centrale nucleare dismessa di Chernobyl, lungo la principale strada verso Kiev – e ampie porzioni di territorio, come la regione di Cherson a nord ovest della Crimea. Ma non è riuscita a controllare grosse città a parte Melitopol, centro di 150mila abitanti a nord est della Crimea.

La capitale Kiev da giorni viene bombardata praticamente da ogni direzione e l’esercito russo è vicino da almeno un paio di giorni, con i corpi speciali – i cosiddetti “sabotatori” – che fin da giovedì sono infiltrati in città per indebolirne le difese con vari mezzi. Ma nonostante ogni sera la popolazione rimasta nella capitale si sia addormentata con il timore che nella notte arrivassero i bombardamenti a tappeto ad anticipare l’ingresso dei soldati russi, questo timore non si è ancora concretizzato, e anzi finora la città è saldamente sotto il controllo ucraino.

È una situazione che potrebbe essere ribaltata nel giro di pochissimo tempo nel caso in cui quella temuta escalation militare fosse davvero decisa da Putin, ma il fatto che non ci sia ancora stata dice delle cose. Domenica Ramzan Kadyrov, il capo paramilitare della Cecenia, lo ha chiesto pubblicamente: «perché continuiamo a coccolare i Banderisti [i seguaci del leader ucraino nazifascista Stepan Bandera, ndt]?». Il funzionario russo che ha parlato a Bloomberg ha detto che finora è stata dispiegata circa la metà delle risorse disponibili per la guerra.

Un’altra fonte vicina all’esercito russo citata sempre da Bloomberg ha detto che fin dall’inizio era previsto che l’invasione procedesse senza portare i combattimenti nelle città, per evitare massacri tra i civili, e che quindi sta andando secondo i piani. Secondo la fonte, l’operazione non aveva una durata prevista di pochi giorni, ma di un arco di tempo compreso tra una e due settimane, dopo il quale l’esercito ucraino sarà stato sconfitto e il governo di Kiev sostituito. Secondo Bloomberg questa ricostruzione coincide con quella ormai prevalente tra gli analisti occidentali, e anche con l’annuncio di Putin che l’Ucraina sarebbe stata «demilitarizzata» e non «occupata».

Secondo un’analisi del think tank americano Institute for the Study of War, è molto probabile invece che la Russia abbia perlomeno tentato, ed evidentemente fallito, di prendere Kiev con un’operazione rapida dei corpi speciali, con l’obiettivo di circondare la città e catturare e sostituire il governo.

Ma anche nel caso in cui fosse stato previsto da subito che l’invasione sarebbe durata più giorni, sembra che diverse cose non siano andate secondo i piani. Gli analisti militari sono stupiti che, per esempio, i cieli sopra l’Ucraina continuino apparentemente a essere sotto il controllo dell’aviazione ucraina, una condizione che rende molto più difficile l’avanzamento delle truppe di terra russe. Secondo l’Institute for the Study of War, «la resistenza ucraina è notevolmente efficace e le operazioni russe, specialmente sull’asse di Kiev, sono state male coordinate ed eseguite, portando a insuccessi importanti in quell’area e a Kharkiv».

Kharkiv è la seconda città più importante dell’Ucraina, si trova ad est a poca distanza dal Donbass ed era previsto che potesse essere conquistata tra le prime. L’esercito russo l’ha effettivamente attaccata, entrandovi nella notte tra sabato e domenica: ma dopo ore di combattimenti il sindaco e il governatore regionale hanno sostenuto che sia tornata sotto il controllo delle forze ucraine.

Negli scorsi giorni si sono accumulate sui social network testimonianze e video di coraggiosi atti di resistenza da parte dei civili in tutto il territorio ucraino. In un episodio, assai circolato, un uomo ha provato a fermare a mani nude un convoglio russo, mentre il rifiuto di arrendersi da parte dei 13 soldati ucraini che difendevano l’isola dei Serpenti nel mar Nero – uno dei quali ha risposto all’offerta di resa della nave russa con un «vaffanculo» – è diventato un esempio della disponibilità al sacrificio dell’esercito. Questi sono solo alcuni degli episodi che secondo diversi osservatori hanno contribuito a tenere alto il morale delle forze ucraine, un elemento fondamentale anche nelle guerre contemporanee.

Diversi osservatori hanno attribuito parte di questa dimostrazione di unità degli ucraini all’atteggiamento carismatico e deciso tenuto dal presidente Volodymyr Zelensky in questi giorni di guerra. Alcuni esperti ipotizzano che Putin possa aver sottovalutato l’orgoglio e l’unità nazionale ucraini, e sovrastimato la percentuale di popolazione che vede di buon occhio un’annessione di fatto alla Russia. Al contrario, vari resoconti parlano di problemi di morale in alcuni reparti dell’esercito russo, che si starebbero sommando a quelli logistici rendendo poco efficace l’avanzata in certe aree.

Le sanzioni economiche decise dai paesi occidentali non avranno di per sé conseguenze dirette sull’invasione, che procederà indipendentemente. Le conseguenze sull’economia russa si vedranno nel medio periodo, ma è possibile che nel frattempo erodano il consenso interno di Putin, sia nell’opinione pubblica russa sia negli oligarchi che vedranno danneggiati i propri affari. Manifestazioni contro la guerra si sono tenute quotidianamente nelle principali città russe, e diverse celebrità e sportivi russi, anche tra quelli che non avevano mai manifestato dissenso verso Putin, hanno espresso la propria contrarietà alla guerra.

Notizie difficili da confermare in questi giorni hanno raccontato di gruppi di soldati russi che si sono arresi o che sono stati catturati, e secondo l’esercito ucraino nei primi tre giorni di invasione quello russo ha perso 3.500 soldati, 14 aerei, 8 elicotteri, 102 mezzi corazzati, 15 cannoni e un veicolo per il lancio di missili terra-aria. Questi numeri vanno presi con grande cautela, perché potrebbero essere ingigantiti dalle autorità ucraine che hanno tutto l’interesse a descrivere come un fallimento l’operazione militare russa, cosa che stanno facendo in queste ore.

Invece sarebbe sbagliato e prematuro parlare di fallimento, ha scritto sul Guardian l’inviato Luke Harding. Secondo l’analisi dell’Institute for the Study of War, la minaccia più grande è quella che proviene da Sud, dove ci sono segnali che l’esercito russo abbia cambiato l’asse di avanzamento, non più verso Odessa a ovest ma verso Zaporižžja e il fiume Dnepr a nord est. Un’operazione che potrebbe circondare le forze ucraine disposte lungo i confini col Donbass, costringendole alla ritirata oppure sgominandole.

Anche se i primi giorni dell’operazione militare non sembrano essere stati trionfali per la Russia, insomma, lo squilibrio delle forze in campo rimane enorme e la Russia potrebbe recuperare il tempo perduto decidendo di intensificare i bombardamenti su Kiev e su altre città, decidendo di prenderle con un uso massiccio della forza.

Ma se l’avversione internazionale all’invasione decisa da Putin è già praticamente unanime, i massacri tra i civili che ne seguirebbero renderebbero sicuramente ancora più ostili i governi e l’opinione pubblica del resto del mondo. Col passare dei giorni, intanto, l’esercito ucraino sta diventando sempre più motivato, e potrebbe avere sempre maggiori disponibilità di armi e munizioni con l’arrivo degli aiuti militari dei paesi occidentali, tra i quali c’è ora anche la Germania, storicamente cauta in questo genere di interventi indiretti nei conflitti.