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  • Mercoledì 16 febbraio 2022

Che cosa succede dentro la Serie A

In un periodo fitto di impegni e decisioni da prendere, i club non riescono a eleggere un presidente e litigano con la FIGC (e di mezzo ci va anche la Nazionale)

Claudio Lotito e Urbano Cairo, presidenti di Lazio e Torino (Roberto Monaldo/LaPresse)
Claudio Lotito e Urbano Cairo, presidenti di Lazio e Torino (Roberto Monaldo/LaPresse)

A due settimane dalle dimissioni di Paolo Dal Pino, la Lega Serie A — l’associazione delle venti squadre del campionato — è ancora senza un presidente e lo rimarrà almeno fino al 23 febbraio, data in cui è stata fissata la terza votazione. Nel frattempo la Federazione (FIGC) — l’organo che governa il sistema calcistico italiano — dovrebbe nominare un commissario temporaneo che potrebbe diventare definitivo se entro il 24 marzo i rappresentanti delle squadre del campionato non sapranno eleggere un nuovo presidente.

La situazione in cui si trova la Serie A – in un periodo peraltro fitto di impegni e decisioni da prendere — è iniziata a maturare a gennaio con la spaccatura tra Lega e Federazione. A fine mese una lettera apparentemente non firmata, proveniente dalle squadre del campionato ma non sottoposta all’allora presidente Dal Pino, era stata inviata al Comitato olimpico e alla sottosegretaria allo Sport Valentina Vezzali. La lettera si opponeva alla riforma dello statuto della Lega voluta dal presidente della FIGC Gabriele Gravina, che tra le altre cose prevede l’abbassamento del quorum delle votazioni dalla maggioranza dei due terzi a quella semplice.

Con l’abbassamento del quorum la Federazione punterebbe a facilitare l’approvazione delle riforme in Serie A, da tempo bloccate dalle tante divisioni al suo interno. I club però si sono opposti contestando l’interferenza della Federazione in questioni di loro competenza. Dopo la lettera — ritenuta il motivo che aveva convinto Dal Pino a dimettersi — la FIGC aveva posticipato di un mese l’applicazione della riforma sul sistema di votazione, facendola quindi slittare al 15 febbraio. È per questo che nella prossima votazione per il nuovo presidente basterà la maggioranza semplice.

La prima votazione, tenuta lo scorso 7 febbraio, si era conclusa con un nulla di fatto: 17 schede bianche, due nulle e un solo nome indicato, quello di Gaetano Blandini, direttore generale della SIAE ritenuto vicino al presidente della Lazio Claudio Lotito. Numeri ben lontani dalla maggioranza dei due terzi richiesta, ossia 14 voti su 20.

Martedì c’è stata la seconda votazione, l’ultima che richiedeva la maggioranza dei due terzi. Un folto gruppo di squadre, tra cui Milan, Inter e Juventus, avevano inizialmente indicato Carlo Bonomi, attuale presidente di Confindustria, come figura indipendente in grado di rappresentare al meglio il campionato e soprattutto riprendere i rapporti con politica e governo, finora carenti, che negli ultimi mesi avevano contribuito a escludere il calcio dall’assegnazione dei fondi ai settori colpiti dalla pandemia.

Su Bonomi però non mancavano le perplessità, a partire dalla compatibilità di un nuovo incarico a tempo pieno con quello di presidente di Confindustria. Queste perplessità, unite ai pareri contrastanti di un gruppetto di squadre rappresentate da Lazio e Napoli, per cui si trattava di un candidato troppo “forte”, avevano messo in dubbio la sua candidatura. Nella successiva elezione, Bonomi ha ottenuto un solo voto contro 19 schede bianche: voto peraltro attribuito al presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis, che lo avrebbe votato per comprometterne definitivamente la candidatura (“bruciandolo”, come si dice in gergo).

Secondo le ultime indiscrezioni, il gruppetto di squadre formato da Lazio, Napoli, Verona e Fiorentina avrebbe ostacolato quest’ultima candidatura per arrivare a eleggere un suo presidente con la maggioranza semplice dei voti. Per la prossima votazione questi club dovrebbero candidare Lorenzo Casini, attuale capo di gabinetto del ministero della Cultura, una figura vicina alla politica ma ritenuta non così indipendente e “forte” come Bonomi.

Intanto continuano gli scontri tra una Serie A senza vertici e la Federazione. Quest’ultima di recente avrebbe chiesto ai club di spostare la giornata di campionato del 19 e 20 marzo per dare alla Nazionale più tempo per preparare i playoff di qualificazione ai Mondiali, che iniziano quattro giorni dopo. Avrebbe però ricevuto un parere negativo, motivato dalla difficoltà di riprogrammare la giornata in un calendario già fitto e complicato dai recenti rinvii.

La Federazione avrebbe inoltre proposto una nuova misura di controllo sui bilanci dei club iscritti al campionato legata all’indice di liquidità, un parametro a garanzia della sostenibilità economica a breve termine. Questo indice fa già parte dei sistemi di controllo, e nell’ultima stagione era stato anche abbassato a causa delle perdite legate alla pandemia. Ora però la Federazione lo vorrebbe rendere un parametro necessario all’iscrizione al campionato, ma ha incontrato nuove resistenze da parte dei presidenti. Il problema è che la maggior parte delle squadre ha problemi di liquidità, a partire dalla Lazio — il cui presidente Lotito è molto influente tra i club — che in questa stagione non ha potuto investire nel mercato proprio per indici di liquidità inferiori a quelli richiesti.

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