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  • Martedì 15 febbraio 2022

Ora la Russia dice di volerne parlare

E sostiene di aver smobilitato parte delle truppe al confine con l'Ucraina: ma per gli Stati Uniti non ci sono ancora segnali di distensione

L'incontro tra Vladimir Putin e il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov (Alexei Nikolsky, Sputnik, Kremlin Pool Photo via AP)
L'incontro tra Vladimir Putin e il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov (Alexei Nikolsky, Sputnik, Kremlin Pool Photo via AP)

Dopo giorni di forti tensioni e le ipotesi su un’imminente invasione da parte della Russia, nelle ultime ore i toni intorno alla crisi ucraina sembrano essersi temporaneamente abbassati con nuove prospettive per la diplomazia. La situazione rimane nel complesso molto tesa e difficile da prevedere, ma la prospettiva di qualche concessione da parte della Russia e dell’Ucraina potrebbe allontanare il rischio di una guerra data più volte per imminente soprattutto da parte dell’intelligence statunitense.

Il segnale più importante su una seppur minima distensione è arrivato da un incontro a Mosca tra il presidente russo, Vladimir Putin, e il suo ministro degli esteri, Sergei Lavrov, trasmesso dalla televisione di stato russa. Seduti a grande distanza l’uno dall’altro intorno a un lungo tavolo – per mantenere il distanziamento fisico a causa della pandemia – Putin e Lavrov hanno lasciato poco all’improvvisazione, tenendo un breve dialogo chiaramente preparato in anticipo.

Lavrov ha confermato a Putin che la via della diplomazia è ancora aperta e percorribile: «Penso che ci siano ancora diverse possibilità da parte nostra. Proporrei di proseguire e intensificare il loro perseguimento». Putin ha risposto con un laconico «bene», senza fornire molte altre informazioni.

I due hanno comunque concordato sulla necessità di agire velocemente, ricordandosi a vicenda di voler raggiungere al più presto una soluzione e di non essere disponibili ad altre perdite di tempo per «questioni che devono essere risolte subito», ha detto Lavrov.

In seguito Putin ha incontrato il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, che ha confermato la fine di alcune importanti manovre militari intorno ai confini con l’Ucraina. Le esercitazioni erano state avviate nelle settimane scorse con l’intento di fare ulteriore pressione sui paesi occidentali, in vista di un’eventuale invasione del territorio ucraino.

Martedì mattina la Russia ha confermato alcune smobilitazioni lungo il confine, pur mantenendo esercitazioni in altre aree. Sia il portavoce del Cremlino sia quella del ministero degli Esteri russo hanno detto che le smobilitazioni dimostrano che la Russia non ha nessuna intenzione di attaccare l’Ucraina, ma non sono state fornite informazioni concrete su quanti soldati e mezzi sarebbero stati richiamati, e da dove.

Gli Stati Uniti rimangono comunque molto scettici: commentando l’incontro tra Lavrov e Putin, il portavoce del dipartimento di Stato Ned Price ha detto che per ora non ci sono segni che la Russia sia davvero intenzionata a perseguire una soluzione diplomatica: «Non abbiamo visto nessun segno tangibile e reale di una de-escalation», ha detto.

Sempre lunedì, ma a Kiev (la capitale dell’Ucraina), si è svolto un incontro tra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il cancelliere tedesco Olaf Scholz per discutere della crisi. Durante una conferenza stampa congiunta, Zelensky ha alluso alla possibilità che il processo di entrata dell’Ucraina nella NATO, previsto nella Costituzione del paese, possa essere ulteriormente ritardato, cosa che implicitamente porterebbe ad accettare una delle condizioni poste dalla Russia, contraria a un’espansione dell’alleanza militare tra i paesi occidentali.

In seguito un portavoce del presidente ha chiarito che l’Ucraina non intende comunque venire meno al proprio impegno per un ingresso nella NATO, dopo che le parole di Zelensky erano state interpretate da alcuni osservatori e giornali come un’accettazione di fatto delle condizioni russe.

Scholz ha invece ricordato che: «Se la Russia violerà nuovamente l’integrità territoriale dell’Ucraina, sapremo che cosa fare. Nel caso di un’escalation militare, saremo pronti a imporre dure e ampie sanzioni economiche, coordinandoci con i nostri alleati». Nei giorni scorsi gli Stati Uniti avevano sostenuto la stessa linea, facendo riferimento soprattutto al gasdotto Nord Stream 2, sul quale la Russia punta molto per rafforzare le proprie forniture di gas in Europa.

Oggi Scholz sarà a Mosca per incontrare Putin, in uno degli incontri più importanti degli ultimi giorni dopo quello della scorsa settimana tra il presidente russo e quello francese, Emmanuel Macron. L’incontro avverrà a ridosso di mercoledì 16 febbraio, giorno che nel fine settimana l’intelligence statunitense aveva indicato come possibile data dell’invasione. Gli Stati Uniti erano stati accusati da parte russa di fare allarmismo sulla situazione lungo i confini con l’Ucraina.

Nella serata di lunedì, il presidente statunitense Joe Biden ha intanto avuto una lunga conversazione telefonica con il primo ministro britannico, Boris Johnson. I due hanno concordato sulla necessità di proseguire le attività diplomatiche, ricordando comunque che i loro rispettivi paesi sarebbero pronti per imporre sanzioni nel caso di un’invasione, mentre non interverrebbero militarmente in un eventuale conflitto.

Gli Stati Uniti hanno inoltre offerto al governo dell’Ucraina un prestito da un miliardo di dollari come aiuto per superare gli effetti dell’attuale crisi sull’economia. Nel frattempo il governo statunitense ha rinnovato l’invito ai propri cittadini a lasciare l’Ucraina e alcuni dei territori confinanti, come quello della Transnistria e la Bielorussia, a causa delle attività militari condotte lungo i confini dalla Russia.

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