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  • Lunedì 14 febbraio 2022

Il ponte tra Canada e Stati Uniti occupato dal Freedom Convoy è stato sgomberato

I manifestanti contro le restrizioni lo bloccavano da quasi una settimana, e avevano provocato una crisi logistica e dei trasporti

La polizia canadese impegnata nell'operazione di sgombero, il 13 febbraio del 2022 (Nathan Denette/The Canadian Press via AP)
La polizia canadese impegnata nell'operazione di sgombero, il 13 febbraio del 2022 (Nathan Denette/The Canadian Press via AP)

Domenica la polizia canadese ha liberato l’Ambassador Bridge, l’importante ponte che collega Stati Uniti e Canada, dai manifestanti del Freedom Convoy, la protesta contro le restrizioni per il coronavirus. Da quasi una settimana numerosi manifestanti avevano occupato il ponte con camion e altri veicoli, e il suo blocco aveva provocato una crisi logistica: quasi un terzo dei trasporti commerciali tra Stati Uniti e Canada passa attraverso l’Ambassador Bridge.

L’operazione di polizia è iniziata sabato, e non ci sono state violenze: la polizia è riuscita a convincere parte dei manifestanti ad abbandonare spontaneamente il ponte, arrivando poi a sgomberare, domenica mattina, i veicoli rimasti parcheggiati. La polizia di Windsor, la città canadese che il ponte collega a Detroit, negli Stati Uniti, ha detto che sono state arrestate, senza particolari scontri, una ventina di persone, che sette veicoli sono stati rimossi e cinque sono stati sequestrati.

Da giorni, sul ponte c’era un centinaio di veicoli parcheggiati tra camion, suv e pick-up: venerdì sera il giudice della Corte Suprema dell’Ontario, Geoffrey Morawetz, aveva firmato un’ordinanza che imponeva ai manifestanti radunati sul ponte di andare via, mentre il governo provinciale aveva dichiarato lo stato d’emergenza. In pochi però avevano obbedito agli ordini di sgombero, e così erano iniziate le operazioni che si sono concluse domenica sera.

Il blocco dell’Ambassador Bridge era stato uno dei risvolti più preoccupanti della protesta nota come Freedom Convoy, iniziata a gennaio contro l’obbligo vaccinale per i trasportatori che attraversavano il confine tra Canada e Stati Uniti e progressivamente allargatasi a tutte le restrizioni per il coronavirus, anche in altri paesi.

Benché contenuta numericamente, la protesta era comunque riuscita a provocare una significativa crisi logistica: sull’Ambassador Bridge passano ogni giorno moltissimi camion, con carichi da centinaia di migliaia di dollari, che a loro volta permettono a varie industrie, soprattutto automobilistiche, di procedere con le proprie attività. A causa del blocco del ponte aziende come Ford, Toyota, Honda e General Motors avevano già dovuto sospendere le proprie attività in alcuni stabilimenti o ridurle, in mancanza dei rifornimenti necessari per procedere a pieno ritmo.

Il blocco si era aggiunto ad altre interruzioni che c’erano state nella catena di approvvigionamento durante la pandemia, e il primo ministro canadese Justin Trudeau aveva definito la protesta una minaccia per l’economia canadese.

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