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  • Martedì 25 gennaio 2022

Iniziano le selezioni della Nazionale di calcio

C'è qualche faccia nuova, come l'attaccante Joao Pedro, e il ritorno di Mario Balotelli: sono giocatori che Roberto Mancini vuole provare in vista degli spareggi per i Mondiali

Roberto Mancini e Mario Balotelli nel 2012 ai tempi del Manchester City (Michael Regan/Getty Images)
Roberto Mancini e Mario Balotelli nel 2012 ai tempi del Manchester City (Michael Regan/Getty Images)

Mancano meno di due mesi agli spareggi che la Nazionale maschile di calcio dovrà giocare contro Macedonia del Nord ed eventualmente Portogallo o Turchia per qualificarsi ai Mondiali in Qatar del prossimo inverno. Per riunire il gruppo, rimediare a probabili o possibili assenze di titolari e non affidarsi a giocatori chiamati all’ultimo minuto, il commissario tecnico Roberto Mancini ha organizzato in questi giorni un breve stage a Coverciano in cui ha convocato una trentina di giocatori.

Tra i soliti ci sono anche delle novità, come l’attaccante brasiliano Joao Pedro, da poco cittadino italiano, che da alcune stagioni a questa parte sta tenendo in piedi il Cagliari superando regolarmente i dieci gol stagionali. Con lui c’è un altro brasiliano, Luiz Felipe Ramos Marchi, difensore della Lazio che ha accettato la convocazione dopo averla rifiutata una prima volta nel 2019, quando ancora non voleva rinunciare a una possibile chiamata del Brasile.

Ma ci sono anche dei ritorni, come quello di Mario Balotelli, che ora ha 31 anni e gioca con l’Adana Demirspor, squadra attualmente quarta nel campionato turco.

Dopo le ultime esperienze fallimentari con Brescia e Monza, la notizia è che Balotelli sta giocando con continuità e tutto sommato sta mantenendo un buon rendimento: finora ha segnato 9 gol in in 21 presenze. Mancini è stato uno degli allenatori che gli hanno dato più fiducia in carriera: prima all’Inter, poi al Manchester City e infine in Nazionale. Quasi mai è andata bene, ma vista la necessità di allargare la base di giocatori da cui poter attingere in caso di necessità, ora Balotelli può tornare perlomeno utile.

Mancini con Balotelli, Belotti, Zaza e Immobile nel 2018 a Coverciano (Getty Images)

Nonostante la vittoria del secondo Europeo a 53 anni di distanza dal primo, l’Italia si trova più o meno nella stessa situazione di cinque anni fa, quando mancò l’accesso ai Mondiali in Russia. Il formato di questi playoff è per giunta più complicato: allora bastò perdere contro la Svezia tra andata e ritorno, ora per qualificarsi si dovranno battere in due gare secche due diverse avversarie, la seconda di livello più alto della prima.

L’Italia è finita in questa situazione per il calo di rendimento avuto dopo la vittoria degli Europei, a causa anche di diverse assenze per infortuni e alcuni episodi sfavorevoli (come i rigori sbagliati da Jorginho contro la Svizzera tra andata e ritorno). Ha perso quindi il primo posto nel girone, quello che avrebbe garantito la qualificazione automatica.

In particolare, nei pareggi contro Bulgaria, Svizzera e nell’ultimo contro l’Irlanda del Nord, l’Italia ha faticato a superare avversari schierati difensivamente, è mancata di qualità in attacco e ha perso solidità in difesa. In questo hanno influito parecchio le assenze alternate di Chiellini in difesa, Verratti a centrocampo e Immobile in attacco. L’importanza di quest’ultimo nel gioco di Mancini si è notata, nonostante non segni molto, per la sua utilità nell’allungare la squadra e far funzionare meglio gli esterni d’attacco e gli inserimenti dei centrocampisti. Finora nessuno è riuscito a rimpiazzarlo adeguatamente, né la sua riserva naturale Andrea Belotti, né gli esterni adattati come “falsi nove”, come Insigne contro l’Irlanda del Nord.

Immobile è tornato disponibile e in campionato con la Lazio sta continuando a segnare. Di recente ha anche risposto allo scetticismo che rimane nei suoi confronti, dicendo: «Ho fatto gol agli Europei, 140 in Serie A con la Lazio. Sono campione d’Europa, ho vinto la Scarpa d’oro e sono stato tre volte capocannoniere. Sono cose che parlano da sole, non c’è bisogno di fare polemica».

Joao Pedro in Sampdoria-Cagliari (Getty Images)

Ma la sua assenza dello scorso autunno, unita a quelle più recenti degli altri titolari, hanno dimostrato come l’Italia non ha la stessa profondità delle altre grandi nazionali europee: se manca un titolare, specialmente in alcuni ruoli, l’assenza si nota. È per questo motivo che Mancini, in questa ultima sosta dei campionati prima degli spareggi di marzo, ha voluto inserire altri giocatori nel giro della Nazionale per valutarne l’utilità.

La convocazione allo stage di Coverciano non vuol dire che Balotelli, Joao Pedro e Luiz Felipe sono entrati a far parte stabilmente della Nazionale, o che prenderanno il posto dei vari Immobile e Chiellini, perché Mancini ha già una rosa di convocati: quella che ha vinto gli Europei. Il movimento italiano non riesce però a produrre diversi giocatori di qualità per ciascun ruolo, e a questa mancanza la Nazionale prova a rimediare ampliando il coinvolgimento e la preparazione. Non a caso l’Italia ha vinto gli Europei avendo meno qualità delle grandi favorite, ma giocando in modo fluido e unito quasi come fosse una squadra di club che sta insieme tutto l’anno.

C’è poi il discorso del ricambio generazionale, complicato dallo scarso utilizzo di giovani da parte delle squadre più competitive della Serie A.

Sotto questo aspetto, Mancini ha sempre usato la Nazionale per sostenere la crescita dei giovani, come accadde con Nicolò Zaniolo, convocato ancora prima di avere una presenza in campionato. Per lo stage di Coverciano sono stati chiamati quattro giovani di cui si parla bene: Samuele Ricci, ventenne centrocampista dell’Empoli, Giorgio Scalvini, difensore di diciotto anni che ha già esordito con l’Atalanta, Nicolò Fagioli, centrocampista della Juventus in prestito alla Cremonese, e il portiere dell’Under 21 Marco Carnesecchi.