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  • Martedì 18 gennaio 2022

Chi può ricevere l’esenzione dal vaccino contro il coronavirus

Le persone il cui rischio di gravi reazioni avverse è maggiore delle conseguenze della COVID-19: in Italia ci sono poche migliaia di casi

(Mauro Scrobogna /LaPresse)
(Mauro Scrobogna /LaPresse)

L’esenzione dal vaccino contro il coronavirus viene rilasciata dal medico nei pochissimi casi di controindicazioni indicati dal ministero della Salute. Il principio su cui si basa la valutazione è molto semplice: una persona non deve essere vaccinata se il rischio di avere le cosiddette “gravi reazioni avverse” è maggiore rispetto alle possibili conseguenze della COVID-19.

Considerata la diffusione e la pericolosità della malattia, i casi in cui il medico rilascia un certificato di esenzione sono molto limitati, anche perché i vaccini hanno provocato rarissimi casi di reazioni avverse gravi e allo stesso tempo hanno mostrato di essere la principale risorsa contro la pandemia. In Italia non esistono dati ufficiali, quindi non è possibile sapere con precisione quanti ne siano stati rilasciati, ma secondo stime sommarie che circolano tra le associazioni dei medici non supererebbero le diecimila.

Di esenzione si è parlato molto negli ultimi giorni per via della vicenda che ha coinvolto il tennista serbo Novak Djokovic: prima di essere espulso dall’Australia, Djokovic aveva detto ai funzionari di aver ottenuto l’esenzione dal vaccino dopo essere risultato positivo al coronavirus.

Nel caso di Djokovic non si trattava di una vera e propria esenzione dal vaccino, ma di un certificato di guarigione che non esclude la possibilità di vaccinarsi in futuro. In Italia, per esempio, alle persone contagiate e guarite è consigliato di ricevere per la prima volta il vaccino ad almeno tre mesi dall’infezione, ed entro i sei. Tra le altre cose, i guariti ricevono il Green Pass rafforzato, che a partire dall’1 febbraio sarà valido per sei mesi.

Quando si parla di esenzione, invece, si fa generalmente riferimento alla possibilità di non ricevere il vaccino perché in alcuni soggetti potrebbe causare problemi di salute. I casi sono pochissimi e sono stati elencati in due circolari pubblicate dal ministero della Salute il 4 e il 5 agosto 2021. Tutte le indicazioni sono state riportate nel “vademecum operativo” per i medici di medicina generale pubblicato tra gli altri anche dalla SIMG, la Società Italiana di Medicina Generale e delle cure primarie.

Il vaccino è controindicato in caso di ipersensibilità «a un principio attivo o a uno qualsiasi degli eccipienti» contenuti nel vaccino da somministrare. La circolare cita il polietilene-glicole-2000 PEG per il vaccino sviluppato da Pfizer-BioNTech, la trometamina (un componente usato anche nei mezzi di contrasto per la diagnostica per immagini) contenuta nel vaccino sviluppato da Moderna, il polisorbato contenuto nei vaccini COVID-19 a vettore virale AstraZeneca e Johnson & Johnson.

Per le persone che hanno avuto una reazione allergica grave dopo la prima dose di uno dei vaccini disponibili deve essere considerata la possibilità di utilizzare un vaccino di tipo diverso per completare l’immunizzazione. Tuttavia, si legge nel documento della SIMG, è opportuno effettuare una consulenza allergologica e una valutazione individuale.

La sindrome di Guillain-Barré, che colpisce i nervi periferici in tutto il corpo, è stata segnalata raramente dopo la somministrazione di AstraZeneca e Johnson & Johnson. Se insorge entro sei settimane dalla vaccinazione, senza altre cause riconducibili, è prudente non eseguire ulteriori somministrazioni dello stesso tipo di vaccino. Anche in questo caso potrà essere considerato l’utilizzo di un altro vaccino contro il coronavirus.

Le indicazioni sono simili anche in caso di episodi, molto rari, di miocardite e pericardite osservati dopo la somministrazione di vaccini a mRNA. La decisione di completare il ciclo vaccinale deve essere presa dopo una consulenza cardiologica e un’attenta valutazione dei rischi e dei benefici.

Ci sono poi patologie, sintomi o condizioni che sono erroneamente considerate da molte persone un motivo valido per l’esenzione. Per esempio, la gravidanza o l’allattamento non rappresentano controindicazioni alla vaccinazione.

Possono ricevere il vaccino persone che hanno malattie autoimmuni, così come i pazienti immunodepressi e gli oncologici che si stanno sottoponendo a radioterapia. «A maggior ragione queste persone, in assenza di controindicazioni specifiche, devono ricevere il vaccino», spiega Claudio Cricelli, presidente presidente della SIMG. «Andrebbero incontro a molti più rischi se si ammalassero di COVID-19. L’esenzione vale per pochissimi casi e tra l’altro sono sempre di meno perché in Italia non stiamo più somministrando il vaccino sviluppato da AstraZeneca».

Solo dopo aver valutato le possibili controindicazioni, il medico vaccinatore o il medico di medicina generale può rilasciare il certificato di esenzione che vale come esenzione sia per il vaccino, sia per il Green Pass rafforzato.

Le persone esenti dal vaccino non sono sottoposte a restrizioni, ma sono a rischio in quanto non vaccinate. Devono continuare a seguire rigorosamente le misure di prevenzione: indossare le mascherine, meglio se FFP2, distanziarsi dalle persone non conviventi, lavare le mani, evitare assembramenti in particolare nei locali chiusi, rispettare le condizioni previste per i luoghi di lavoro e per i mezzi di trasporto, invitare alla vaccinazione conviventi e contatti.

Cricelli dice che non esistono vie di mezzo: il medico consiglia la vaccinazione oppure rilascia l’esenzione, che può essere anche temporanea in attesa di approfondimenti, ma è valida esattamente come il Green Pass rafforzato. In questo modo le persone non vengono bloccate in casa dalle restrizioni: possono lavorare, andare al ristorante, al cinema e allo stadio, pur consapevoli di avere rischi maggiori in quanto non vaccinate. «Le esenzioni sono pochissime perché un medico difficilmente espone un proprio assistito al rischio di ammalarsi di COVID-19 con conseguenze più gravi rispetto a qualsiasi altro effetto collaterale», dice.

Finora il ministero della Salute ha sempre rinviato la scadenza della validità delle esenzioni: la prossima scadenza è fissata al 31 gennaio anche se molto probabilmente verrà rimandata.