Vogliono tutti una nuova “Squid Game”

Le piattaforme di streaming sono in competizione per trovare una nuova serie di successo in Corea del Sud o in un altro paese poco frequentato dal pubblico occidentale

(Noh Juhan | Netflix)
(Noh Juhan | Netflix)

Se si parla di streaming e serie tv, Squid Game è stato l’evento del 2021: una serie sudcoreana il cui successo non era stato previsto da nessuno, che nei suoi primi 28 giorni è stata guardata su Netflix per un totale di oltre un miliardo e mezzo di ore, e che in molti paesi è ancora tra le più viste della settimana. Squid Game è costata poco più di 20 milioni di dollari ed è stato stimato che tra abbonamenti, rinnovi e prospettive commerciali abbia per Netflix un valore superiore al miliardo di dollari. Mentre ne è stata ovviamente confermata la seconda stagione – che potrebbe arrivare nel 2022 e a cui potrebbe seguirne una terza – già da qualche mese è partita la ricerca della “nuova Squid Game”, cioè della nuova serie di cui prima non parla nessuno e che poi finisce per invadere i media, i social network e le conversazioni di svariati milioni di spettatori in giro per il mondo.

Non è detto che una “nuova Squid Game” arriverà e che arriverà nel 2022 (la nuova Game of Thrones ancora la stanno cercando), ma tutti, soprattutto le grandi piattaforme ormai globali come Disney+, Apple TV+, Amazon Prime Video e Netflix la stanno cercando. Per affinità territoriale con Squid Game, ma anche per questioni socio-culturali, stanno guardando soprattutto alla Corea del Sud; ma un’eventuale nuova Squid Game potrebbe arrivare anche da altri angoli del mondo.

La Corea del Sud è la principale indiziata perché, nonostante sia stata prodotta a fatica e piuttosto in sordina, Squid Game è comunque parte di un contesto audiovisivo che ha una lunga e ricca storia, e che da anni sta raccogliendo grossi risultati internazionali. Lo prova il successo di Parasite, ma anche il fatto che subito dopo Squid Game anche Hellbound, un’altra serie sudcoreana, abbia avuto un rilevante successo, arrivando ai primi posti della classifica globale delle serie più viste su Netflix.

Molte serie sudcoreane hanno successo all’estero perché uniscono approcci e gusti particolari e locali a sensibilità e interessi globali sfruttando una certa affinità culturale che lega l’Occidente alla Corea del Sud, ma anche perché, in termini più pratici, la Corea del Sud ha un’industria audiovisiva solida e florida, con attori e attrici conosciuti e richiesti anche all’estero, che si è fatta conoscere con i suoi cosiddetti k-drama ma che ormai si destreggia bene anche in altri generi. Un’industria nella quale si riesce però ancora a produrre a costi spesso molto più bassi e con tempi più rapidi rispetto agli Stati Uniti e a gran parte dell’Europa.

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«Produrre qui può costare anche un decimo rispetto a Hollywood» ha detto al Wall Street Journal Jung Kyung-moon, amministratore delegato della società di produzione JTBC Studios, che ha acquistato da poco le quote di maggioranza della società di produzione californiana Wiip. Yeon Sang-ho, regista di Hellbound e del film del 2016 Train to Busan, ha sottolineato inoltre il fatto che in Corea del Sud stia attraversando un periodo di fermento culturale e libertà creativa, facilitati spesso da processi decisionali più snelli che permettono che tra la proposta di un’idea e l’inizio della sua realizzazione passino talvolta pochi giorni. Tutto questo, ha detto Yeon, «apre la strada a contenuti sempre sperimentali».

La Corea del Sud, ha scritto il sito di cinema Deadline, «si è ormai fermamente affermata come uno dei paesi più importanti in cui produrre film e serie». Solo Netflix, dal 2015 al 2021, ha speso oltre un miliardo di dollari (quasi la metà dei quali nel 2021) per produrre più di 100 film, serie e programmi in Corea del Sud. Ma non c’è solo Netflix: il Wall Street Journal ha parlato del paese come di un «campo di battaglia nella guerra dello streaming», con riferimento al recente arrivo nel paese di Disney e Apple, entrambe in cerca di nuovi abbonati per i loro servizi di streaming ma anche di una serie di loro produzione che possa fare qualcosa di simile a Squid Game.

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Sebbene ci siano una serie di motivi e di precedenti per credere che il prossimo grande successo internazionale in una lingua diversa dall’inglese arriverà dalla Corea del Sud, c’è anche un po’ di competizione. Tralasciando le serie di paesi europei come Spagna o Francia, da cui sono già usciti titoli fortunati come La casa di carta o Lupin, ci sono buone possibilità che la prossima Squid Game possa arrivare anche da paesi dell’area pacifico-asiatica.

Deadline ha parlato per esempio del Giappone, in cui «da decenni si producono contenuti di qualità, che spesso erano pensati però soprattutto per il mercato nazionale e che ora potrebbero invece beneficiare di aggressive strategie local-for-global di aziende come Netflix». Una nuova serie di grande successo potrebbe arrivare anche dalla Cina, in cui c’è un’industria grande ed efficiente, strapiena di storie da raccontare ancora poco note nel resto del mondo, ma in cui persistono ostacoli politici e diplomatici, oltre a barriere culturali, ben maggiori rispetto a Giappone o Corea del Sud. C’è chi pensa inoltre che nuove serie di successo globale potranno arrivare dalla Thailandia, un paese il cui cinema è da tempo stimato all’estero.

In tutti questi paesi, e in altri come India e Turchia, già ci sono industrie cinematografiche di successo e in più di un caso sono già stati prodotti contenuti che hanno funzionato all’estero. Il fatto che sempre più servizi di streaming siano interessati a cercare abbonati e produrre serie in quei paesi farà crescere l’interesse e i finanziamenti in nuove produzioni, aumentando le possibilità che salti fuori una nuova Squid Game.

Così come per Game of Thrones, non è però detto che basti emulare un successo per ottenerne un altro. Potrebbe infatti benissimo succedere che, perlomeno per qualche mese o anno, niente di così locale come Squid Game riesca ad avere il suo successo globale. O che invece – mentre tutti i servizi di streaming saranno presi ad accaparrarsi qualche promettente serie sudcoreana – a sbancare nel mercato globale sia una serie sudamericana, africana o di qualche piccolo paese europeo al momento fuori dalle attenzioni dei più.