La serie con cui Amazon spera di ripetere “Game of Thrones”

La piattaforma di Jeff Bezos ha riposto speranze e investimenti nella saga fantasy “La Ruota del Tempo”, con un discreto azzardo

Il primo episodio della prima stagione di Game of Thrones fu trasmesso dal network americano HBO ormai più di dieci anni fa, e l’ultima stagione finì nel maggio 2019. Visto il grandissimo successo della serie, già da prima che finisse i più grandi servizi di streaming si misero a pensare a come replicare quel successo. A come fare per avere la loro Game of Thrones: una serie fantasy ambientata in un vasto, profondo e a suo modo coerente universo narrativo con storie già scritte, personaggi già pronti e seguaci già appassionati.

Mentre HBO ha molti piani per sfruttare l’onda lunga di Game of Thrones, in questi ultimi anni si è parlato più volte di certe serie come di possibili nuove Game of Thrones. La principale in questa categoria è La Ruota del Tempo, i cui primi tre episodi sono disponibili da venerdì su Amazon Prime Video, e che insieme a un’altra serie Amazon (quella costosissima legata al Signore degli Anelli, che però arriverà solo nel 2022) era considerata, già da qualche anno, la più qualificata pretendente per fare negli anni Venti qualcosa di paragonabile a quanto Game of Thrones aveva fatto negli anni Dieci.

I motivi per cui molti riponevano buone aspettative in La Ruota del Tempo erano soprattutto due. Il primo è la serie di libri su cui si basa: sono 14 (più un prequel) e nel mondo hanno venduto oltre 90 milioni di copie. Il secondo è che a quanto pare Jeff Bezos, fondatore e presidente esecutivo di Amazon, aveva deciso di investirci pesantemente.

È presto per dare giudizi definitivi – anche Game of Thrones ci mise un po’ di tempo a ingranare – ma le principali recensioni della Ruota del Tempo sono piuttosto tiepide, con cose che sono piaciute abbastanza (a quanto pare anche a chi apprezza i libri) e altre assai meno. Parte delle critiche riguarda il fatto che la serie sembra troppo intenzionata a ricordare, emulare o replicare proprio Game of Thrones.

Che diventi un’altra aspirante nuova Game of Thrones che non ce l’ha fatta, o che riesca ad affermarsi e crescere (si parla di piani per fare otto stagioni e intanto Amazon ne ha già confermata una seconda), resta comunque senz’altro una serie attesa, costosa e parecchio ambiziosa. Oltre che emblematica della tendenza, sia da parte di chi fa che da parte di chi giudica, a fare e guardare i nuovi prodotti in virtù di quelli vecchi.

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La Ruota del Tempo è ambientata nel contesto medievale di un estesissimo mondo fantasy i cui abitanti credono alla reincarnazione e alla ciclicità del tempo. Un mondo in cui la magia esiste ed è potente, ma è prerogativa di un’organizzazione tutta femminile nota come Aes Sedai. Tra loro c’è Moiraine, impegnata in un lungo e pericoloso viaggio alla ricerca del Drago Rinato, una sorta di profeta che si spera possa salvare il mondo da alcuni gravi e incombenti minacce. Allo stesso tempo, però, si teme anche che il Drago Rinato possa diventare maligno. È insomma sia una grandissima risorsa che un grandissimo pericolo, e bisogna trovarlo prima possibile.

Solo che Moraine non sa esattamente chi sia questo individuo: per capirlo ha solo la sua magia, il suo intuito e qualche informazione sull’età che potrebbe avere. Nel dubbio, e visto che i tempi stringono, decide di reclutare più persone. Nei libri, i “reclutati” sono ragazzi; nella serie le cose cambiano un po’.

Moraine è interpretata da Rosamund Pike, senz’altro il volto più noto tra i principali protagonisti. Anche perché gli altri sono piuttosto giovani: per necessità narrative, ma anche perché era difficile trovare altre persone disponibili a impegnarsi, se la serie dovesse avere successo, per svariati anni di riprese.

L’occhio del mondo, il primo romanzo della saga, uscì nel 1990. Memoria di luce, l’ultimo, è del 2013. In mezzo ci sono alcune migliaia di pagine scritte da due mani diverse. Robert Jordan, ideatore della storia e autore dei primi libri, morì infatti nel 2007, a 58 anni, per una malattia del sangue. Harriet McDougal Rigney, sua vedova ed editrice, affidò quindi a Brandon Sanderson, uno scrittore fantasy ed ex missionario mormone di 32 anni, il compito di scrivere gli ultimi tre libri della serie La Ruota del Tempo usando appunti e registrazioni lasciate da Jordan prima di morire.

È stato calcolato che in tutti i libri di La Ruota del Tempo ci sono oltre quattro milioni di parole e vengono menzionati qualcosa come 2.782 personaggi, 148 dei quali hanno almeno un momento in cui raccontano qualcosa dal loro personale punto di vista.

Sebbene la storia parta in modo parecchio canonico (qualcuno che pensa di non essere speciale potrebbe esserlo, e un personaggio magico, peraltro dotato di un potente anello, arriva e dice che c’è un viaggio da fare), le cose poi si fanno intricate. E sebbene sia evidente un certo debito nei confronti del Signore degli Anelli, in parte inevitabile, poi le vicende prendono una direzione originale.

Per spiegare come si pone La Ruota del Tempo nel mondo della letteratura fantasy, Time ha scritto: «Il Signore degli Anelli è l’ideale platonico dell’epica fantasy, ed è la seriosa ed elaborata costruzione di un mito», «Game of Thrones è la scomposizione del fantasy di quel tipo, una storia che stravolge i canoni del genere, una cinica e metodica dissezione del mito». La Ruota del Tempo «sta in mezzo tra questi due estremi».

Prima che Amazon decidesse di farne una serie, ha scritto ancora Time, La Ruota del Tempo era stata inoltre «grandissima e allo stesso tempo invisibile». Grandissima per copie vendute e per il seguito e gli apprezzamenti ottenuti, invisibile perché non aveva trovato grandi varchi nella cultura popolare. «Se non siete nerd che leggono spesso fantascienza e fantasy, è probabile che finora non ne abbiate sentito parlare». Dal punto di vista di Amazon, un motivo in più per provare a renderla popolare.

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Di come la saga di libri sia diventata una serie Amazon ha parlato un dettagliato articolo scritto da Zach Baron per GQ, uno dei molti che già dal titolo mettono in relazione La Ruota del Tempo con Game of Thrones. Anzitutto, GQ ha raccontato la bizzarra storia che riguarda i diritti per trasformare la serie di libri in una serie tv. Dopo essere passati da un «labirinto bizantino e parecchio hollywoodiano» di tentativi falliti, i diritti finirono a due informatici che a loro volta li fecero avere alla Universal, che pensava di farci un film ma poi non lo fece, probabilmente giudicando troppo vasta e complicata la storia.

Nel 2015 due produttori che lessero con attenzione il contratto si accorsero però che, per quanto strano possa sembrare, c’era una sorta di clausola secondo cui bastava trasmettere in tv anche solo un episodio tratto dalla serie di libri, per averne poi per sempre i diritti televisivi. Quindi, «in una misteriosa notte del 2015, giusto poco prima che i diritti tornassero alla vedova di Jordan, all’1.30 di notte il canale satellitare FXX [non il canale della tv di qualità, diciamo] trasmise un episodio senza molte pretese che mostrava il prologo del primo libro».

Attraverso Sony, i diritti furono poi girati ad Amazon, che affidò il progetto per la serie a Rafe Judkins, uno sceneggiatore e showrunner che aveva letto tutti i libri e aveva già un suo progetto su come adattarli per la televisione (o, per una piattaforma di streaming). Judkins accentuò certi aspetti del libro, per esempio la centralità di alcuni personaggi femminili, semplificò quanto era possibile togliendo ciò che ritenne superfluo e pensò anche a soluzioni per – nella sintesi di GQ – «correggere l’ipermascolinità di Game of Thrones». 

Un intento che in qualche modo venne conciliato con il desiderio di Bezos, che secondo quanto scritto nel libro Amazon Unbound una volta disse proprio «voglio la mia Game of Thrones». Non perché gli piacesse granché, ma perché pensava, probabilmente a ragione, che un fenomeno globale come quello avrebbe aiutato Amazon Prime Video a guadagnare nuovi abbonati e a non perdere gli esistenti.

A livello produttivo, fare la nuova Game of Thrones voleva dire rispettare gli standard qualitativi sempre più alti a cui stagione dopo stagione gli spettatori di quella serie si erano abituati. Partendo però subito dai livelli che Game of Thrones raggiunse dopo anni, e quindi dopo il successo globale e centinaia di milioni di dollari raccolti per strada. Mike Weber, produttore esecutivo della Ruota del Tempo, ha spiegato: «non si può dire “loro nella prima stagione spesero così” e fare come loro, gli spettatori si aspettano da subito quello che loro hanno fatto alla fine».

Si pensa che nel caso di Game of Thrones i primi episodi costarono circa 6 milioni di dollari l’uno, gli ultimi 15 milioni. Quelli della Ruota del Tempo si aggirano intorno ai 10 milioni ciascuno. Come ha scritto GQ, «anche solo per provare a entrare in competizione, devi rischiare di fallire al più alto dei livelli, nel più spettacolare dei modi».

GQ ha anche raccontato un po’ di cose su uno dei set della serie, perlopiù girata in Slovenia, Croazia e Repubblica Ceca. L’articolo ha raccontato una visita di fine 2019 sul set ceco a una quarantina di chilometri da Praga, frequentato da centinaia – in certi giorni quasi un migliaio – di persone al tempo intente a girare il primo episodio. Fu creato un set «gigantesco e immersivo», già sapendo che non sarebbe stato riusato visto che la trama non lo prevedeva. Le difficoltà di un set di questo tipo sono tantissime e di ogni tipo, per la produzione, per la troupe e per i membri del cast, esemplificate da un aneddoto citato da Judkins: solo per il primo episodio, Amazon gli fece avere in tutto «11mila appunti» in cui erano chieste spiegazioni, suggerite modifiche o fatte domande di vario genere.

Ora che il primo episodio è disponibile (insieme al secondo e al terzo), e dopo che molti critici hanno già avuto modo di vedere i primi sei, sono arrivate le recensioni. Le quali, come comprensibile, chiamano in causa quell’altra serie fantasy con i draghi: «La Ruota del Tempo prova un po’ troppo a essere Game of Thrones», ha scritto The Verge, secondo cui «nonostante tutti i soldi e l’impegno che ci ha messo, Amazon non ce l’ha fatta»«già dai titoli di testa, sembra che proprio non le dispiacerebbe essere confusa con Game of Thrones», ha notato il New York Times. 

Il problema, secondo The Verge, è alla radice ed è legato al fatto che nonostante le apparenze la colossale saga di Jordan ha una storia molto diversa da Game of Thrones, una serie che «si crogiolava nel suo cupo mondo e nelle trame per arrivare al potere» mentre invece «La Ruota del Tempo non ha né giochi né troni» (un gioco di parole sul titolo inglese: in italiano non funziona perché, pur non avendo troni, La ruota del Tempo ha molte spade).

Secondo Variety, «La Ruota del Tempo vuole essere troppo spettacolare» e dovrebbe ricordarsi che prima di diventare spettacolare Game of Thrones ebbe una prima stagione che era perlopiù un dramma familiare, «non una guerra con un nuovo fronte per ogni episodio». In una recensione che cita Game of Thrones solo una volta (nella frase «potete vederla come un’estensione di Game of Thrones o del Signore degli Anelli, e può essere sia positivo sia negativo»), l’Hollywood Reporter ha scritto che «la serie sembra avere fretta».

Tra tante critiche a quest’aspetto, ci sono comunque diversi altri apprezzamenti, specie su come si evolve la serie una volta esposte tutte le premesse nei primi episodi. C’è poi il fatto sempre vero che i gusti degli spettatori e i risultati di una serie, in tv così come in streaming, spesso e volentieri sono del tutto slegati dalla risposta della critica: al momento, seppur con ancora pochi voti totali, la media della serie su IMDb in base al voto degli utenti è di 8,1 su 10. Resterà comunque da vedere, e non è roba da poco, se riuscirà a crescere così come crebbe Game of Thrones e anche solo se, dall’anno prossimo, riuscirà a non essere messa in secondo piano dalla competizione interna ad Amazon che certamente rappresenterà la serie sul Signore degli Anelliche si pensa arriverà a costare oltre un miliardo di dollari.

Per La Ruota del Tempo, così come per la serie sul Signore degli Anelli, bisognerà poi vedere se nel 2021, più di un decennio dopo la sua prima uscita e in un contesto per molti versi diverso con molti più canali e piattaforme, sia tecnicamente possibile pensare di avere un successo come quello di Game of Thrones.

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