Non ci sono più differenze tra zona bianca e zona gialla

L'unica differenza rimasta era l'obbligo di indossare la mascherina all'aperto, che però da Natale è stato esteso a tutta l'Italia

(Cecilia Fabiano/ LaPresse)
(Cecilia Fabiano/ LaPresse)

Anche se il ministero della Salute ha cambiato il colore delle regioni che hanno superato le soglie di allerta passando da bianche a gialle, concretamente non cambierà nulla da lunedì. Con il decreto approvato dal governo il 23 dicembre, infatti, zona bianca e zona gialla sono diventate di fatto la stessa cosa: oggi hanno le stesse regole, perché dal giorno di Natale è stata eliminata anche l’ultima differenza tra le due, cioè l’obbligo di mascherina all’aperto, che prima valeva solo in zona gialla.

Per mesi i colori erano stati un indicatore essenziale per capire se ci si poteva spostare tra regioni o da un comune all’altro, se si poteva andare al ristorante, partecipare a concerti e spettacoli. Dalla scorsa estate avevano però iniziato a perdere sempre più rilevanza, e oggi le regole si differenziano solo a partire dalla zona arancione.

Una significativa riduzione delle differenze tra zona gialla e zona bianca era stata stabilita lo scorso 6 dicembre, quando era stato introdotto il Green Pass “rafforzato”, il certificato che si può ottenere solo con la vaccinazione o con la guarigione dal coronavirus. Già da allora, per esempio, erano state tolte distinzioni sui limiti di capienza di eventi, spettacoli e ristoranti.

Dal 25 dicembre, oltre all’obbligo di indossare la mascherina all’aperto in tutte le regioni, è stato introdotto l’obbligo di usare le FFP2 in luoghi chiusi come cinema e teatri, sui mezzi di trasporto pubblico (sia quelli cittadini che quelli a lunga percorrenza), e per partecipare a eventi pubblici sportivi al chiuso e all’aperto, come le partite allo stadio. Anche questa regola vale indipendentemente dal colore delle regioni.

Ad oggi in zona gialla ci sono Friuli Venezia Giulia, Calabria, le province autonome di Bolzano e di Trento, Liguria, Marche e Veneto. Negli ultimi giorni l’aumento dei ricoveri ha fatto superare le soglie di allerta anche in Piemonte, Lombardia, Lazio e Sicilia. Molti giornali, osservando i dati, hanno scritto che queste regioni potrebbero passare in zona gialla dopo la prossima riunione della cabina di regia, in programma venerdì. Anche se dovesse succedere, però, non verranno introdotte nuove restrizioni rispetto alle attuali.

Nella zona arancione, rispetto alla zona gialla, al momento qualche differenza invece c’è: è obbligatorio avere il Green Pass “rafforzato” per una serie di attività, come andare al ristorante all’aperto, in piscina, praticare sport di contatto al chiuso e all’aperto, cambiarsi negli spogliatoi, partecipare a feste dopo le cerimonie, accedere agli impianti di risalita. Inoltre, per spostarsi tra regioni o da un comune all’altro, bisogna avere il Green Pass “base” (si può ottenere anche con un tampone negativo fatto nelle precedenti 48 ore) o avere l’autocertificazione che giustifichi lo spostamento «per motivi di necessità, salute o per servizi non sospesi ma non disponibili nel proprio comune».

Con l’approvazione del nuovo decreto del 29 dicembre, dal 10 gennaio le differenze tra zona bianca e gialla, e zona arancione non ci saranno più: è stato esteso l’obbligo del Green Pass “rafforzato” anche per accedere ad alberghi e strutture ricettive, partecipare a feste dopo cerimonie civili o religiose, sagre e fiere, entrare nei centri congressi, accedere agli impianti di risalita, piscine, centri benessere anche all’aperto, praticare sport di squadra, accedere a centri culturali, centri sociali e ricreativi per le attività all’aperto.

L’obbligo in questi luoghi è stato aggiunto a quello già previsto, sempre dal 10 gennaio, in luoghi e attività citati nel decreto approvato prima di Natale: musei e mostre; piscine e palestre al chiuso; per gli sport di squadra al chiuso e per accedere a spogliatoi e docce comuni; per centri benessere al chiuso e centri termali (tranne quelli che effettuano attività riabilitative o terapeutiche); parchi tematici e di divertimento; sale gioco, sale scommesse, sale bingo e casinò; centri culturali, centri sociali e ricreativi al chiuso (esclusi i centri educativi per l’infanzia).