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  • Sabato 1 gennaio 2022

Come va nella metropoli cinese in lockdown

I 13 milioni di abitanti Xi'an non possono uscire nemmeno per la spesa e molti sono a corto di cibo, nonostante un servizio pubblico di consegne

Un fattorino porta beni di prima necessità in una zona residenziale a Xi'an, in Cina, il 31 dicembre 2021 (Tao Ming/Xinhua via ZUMA Press, ANSA)
Un fattorino porta beni di prima necessità in una zona residenziale a Xi'an, in Cina, il 31 dicembre 2021 (Tao Ming/Xinhua via ZUMA Press, ANSA)

Da lunedì i 13 milioni di abitanti di Xi’an, la città della Cina centrale nota nel mondo per l’esercito di terracotta, non possono uscire dalle proprie case a causa di un rigido lockdown imposto per via di qualche decina di casi di contagio da coronavirus, e ricevono provviste di cibo da un servizio di consegne organizzato dall’amministrazione cittadina. O almeno così dovrebbe essere: su Weibo, uno dei social network più usati in Cina, in molti si sono lamentati di non aver ancora ricevuto nulla e di aver bisogno di cibo e altre cose.

Il lockdown di Xi’an è iniziato la scorsa settimana, dopo che erano stati registrati pochi casi, e inizialmente una persona per famiglia poteva uscire di casa ogni due giorni per fare acquisti. Da lunedì però le regole sono cambiate e ora l’unica ragione per cui gli abitanti della città possono spostarsi è per sottoporsi a un test: se ne stanno facendo milioni nella regione dello Shaanxi, dove si trova Xi’an. L’unica eccezione riguarda i lavoratori dei servizi essenziali. Molte aree residenziali sono addirittura state recintate per impedire gli spostamenti tra diverse parti della città.

Questa rigida forma di confinamento potrebbe sembrare eccessiva considerando il numero di nuovi casi di infezione da coronavirus registrati a Xi’an: dal 9 dicembre i contagi accertati in città sono stati in totale 1.451, pochissimi a confronto con molte altre grandi città del mondo. Per avere un’idea, i nuovi casi di mercoledì sono stati 155 a Xi’an, contro i più di 39mila di New York, che peraltro ha anche meno abitanti. Tuttavia i casi registrati a Xi’an sono più di quanti ne siano stati registrati in qualsiasi altra città cinese nel corso del 2021. E in vista delle prossime Olimpiadi invernali, in programma per febbraio a Pechino, la Cina è tornata ad adottare la cosiddetta “strategia zero-Covid”.

La diffusione della variante omicron, particolarmente contagiosa, è una ragione in più che giustifica il ritorno a rigide misure di contrasto all’epidemia: finora la variante è stata riscontrata solo in alcuni casi di persone entrate in Cina dall’estero e in un caso di trasmissione locale, stando a quanto riferito dalle autorità cinesi. Nessuno di questi casi riguarda Xi’an.

Dato che l’introduzione del lockdown e poi quella delle ulteriori restrizioni sugli spostamenti sono state piuttosto improvvise, molti abitanti della città non si erano preparati facendo provviste in anticipo. In tanti si sono affidati ai servizi per fare la spesa con consegna a domicilio, intasandone però il sistema, come era successo anche nelle città italiane nel marzo del 2020. Giovedì su Weibo un hashtag che significa «è difficile fare la spesa a Xi’an» aveva accumulato più di 300 milioni di visualizzazioni.

Per risolvere il problema, le autorità cittadine hanno organizzato un proprio servizio di consegne. I media statali e regionali stanno diffondendo fotografie che mostrano sacchetti pieni di verdura fresca consegnati all’ingresso di grandi complessi residenziali. Tuttavia stando a molti commenti sui social network, il sistema di distribuzione delle provviste non funziona dappertutto e alcune persone sono in difficoltà.

«Ho saputo che in alcuni quartieri stanno lentamente arrivando, ma io non ho ricevuto nulla» dice un post di venerdì citato da BBC. «Non posso uscire dal mio condominio. Ho fatto una spesa online quattro giorni fa, ma sembra che non arriverà. Sono senza verdure da giorni». «La distribuzione non è assolutamente equa» ha scritto un’altra persona. «Nel mio quartiere non c’è niente. Ci è stato detto di metterci d’accordo per fare un ordine di gruppo. E poi i prezzi sono molto alti».

In un video circolato online si vede un gruppo di abitanti di Xi’an che litiga con dei poliziotti per la mancanza di cibo e una donna dice: «Siamo stati chiusi per 13 giorni, non possiamo andare avanti così. Abbiamo fatto una fila di tre o quattro ore, ma non vendono più nulla».

Il quotidiano statale Global Times ha scritto che in alcuni complessi residenziali il cibo è stato consegnato all’ingresso, ma che non ci sono abbastanza volontari per portarlo davanti alle porte di tutte le persone che vi abitano. C’è anche carenza di fattorini perché ce ne sono tanti in quarantena, come ammesso questa settimana dalle stesse autorità locali. Giovedì però il ministero dell’Economia cinese ha detto che gli abitanti di Xi’an hanno un accesso ai beni di prima necessità «sufficiente».

Le regole del lockdown sono molto rigide anche per quanto riguarda le infrazioni. Giovedì un uomo di 24 anni è stato arrestato e dovrà rimanere in carcere per dieci giorni perché si spostava per le strade di Xi’an violando il lockdown. Altre due persone sono state arrestate per aver contraffatto i permessi che permettono di muoversi nella città.

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Probabilmente le restrizioni agli spostamenti attualmente in vigore in Cina saranno mantenute fino a febbraio. Per il terzo anno consecutivo dunque i cinesi non potranno andare a festeggiare il Capodanno cinese – quest’anno il primo febbraio – con le famiglie lontane.

Le strade di Xi’an, vuote per il lockdown, il 28 dicembre 2021 (Xinhua/Tao Ming, ANSA)