Il ragazzo diventato un’ossessione di TikTok per come ha salutato la fidanzata

La storia della persona dietro al meme “Couch Guy”, e cosa ci dice sui comportamenti collettivi sui social network

In un articolo ospitato sul sito Slate, lo studente americano Robert McCoy ha raccontato come sia diventato senza volerlo «il più recente meme di TikTok» per via del breve video diventato virale in cui salutava in maniera un po’ goffa la sua ragazza, Lauren Zarras, che a settembre lo aveva sorpreso andando a trovarlo all’università dopo un periodo di relazione a distanza.

La storia di McCoy, conosciuto su internet come “Couch Guy” per il divano su cui era seduto all’arrivo di Zarras, è un esempio di come alcuni video condivisi sui social network per suscitare reazioni positive tra gli amici possano, se visti da migliaia di persone, finire con l’essere distorti fino ad avere un effetto completamente opposto. Col risultato di attrarre interpretazioni e giudizi su situazioni banali e quotidiane da parte di perfetti sconosciuti, e di ridicolizzare o umiliare i protagonisti. È un fenomeno legato al modo in cui funziona TikTok, ma che spesso viene ulteriormente ingigantito dai media che inseguono e raccontano contenuti di questo tipo nel tentativo di attrarre il pubblico più giovane.

McCoy ha raccontato di essere stato al centro di «analisi del linguaggio del corpo fotogramma per fotogramma, diagnosi improvvisate di malattie mentali, paragoni con noti assassini e generiche discussioni sulle sue “energie negative”» da parte di quelli che vengono definiti “detective di internet” (in inglese “internet sleuths”), persone che indagano e analizzano in maniera ossessiva video o post pubblicati online provando a risolvere presunti misteri, elaborando teorie più o meno credibili.

Tutto cominciò da un video di 19 secondi condiviso sul profilo TikTok di Zarras lo scorso 21 settembre. Nel video, girato con la complicità degli amici e accompagnato da una canzone di Ellie Goulding, si vede la ragazza entrare nell’appartamento dove McCoy è seduto assieme ad altre persone: inizialmente, come comprensibile, lui sembra stranito dalla situazione, e dopo alcuni secondi si alza dal divano per abbracciarla.

@laurenzarras

robbie had no idea

♬ still falling for you – audiobear

McCoy ha detto che il video era stato condiviso con le poche centinaia di follower di Zarras ed era stato commentato con affetto dai loro amici più stretti. Nel giro di poche ore, però, sempre più persone che non conoscevano la coppia avevano cominciato a criticare l’atteggiamento di McCoy, ritenendolo freddo, e a sospettare che per questo nascondesse qualcosa.

Molti utenti di TikTok avevano ipotizzato che McCoy tradisse la fidanzata perché non si era alzato immediatamente dal divano dopo averla vista, mentre altri avevano notato che l’aveva abbracciata «come si abbraccia una zia al pranzo di Natale». C’era poi chi aveva visto possibili «campanelli d’allarme» nel fatto che fosse seduto assieme ad altre tre ragazze o che sembrava aver preso velocemente il suo telefono dalla ragazza che gli era seduta accanto.

Nel giro di soli tre giorni il video aveva ottenuto 60 milioni di visualizzazioni (ora ne ha quasi 65). I video con l’hashtag #CouchGuy, scrive McCoy, ne hanno attualmente più di 1 miliardo.

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Dopo la diffusione virale del post di Zarras, la storia del “Couch Guy” è stata raccontata da vari siti, tra cui Rolling Stone e il New York Post, commentata in molti programmi tv e copiata e presa in giro in tantissimi altri video su TikTok. L’azienda di abbigliamento American Eagle aveva pubblicizzato un costume di Halloween basato sul modo in cui era vestito nel video; Trevor Noah, il conduttore del popolare programma televisivo The Daily Show, aveva definito scherzosamente la curiosità morbosa degli utenti di TikTok nel ricostruire la sua storia «le indagini forensi più avvincenti dai tempi dell’assassinio di Kennedy».

Il problema è che se il meme del “Couch Guy” era stato inizialmente una cosa «spensierata», secondo McCoy «era diventata inquietante» quando gli utenti di TikTok avevano cominciato a intromettersi «in maniera ossessiva» nella sua vita e in quelle della fidanzata e degli amici. Attenzioni di questo tipo «di solito sono riservate alle Kardashian o alla famiglia reale britannica», ha detto McCoy nell’articolo pubblicato su Slate, e non a persone che «non avevano alcun desiderio di diventare famose su internet, né tantomeno di venire infamate».

Ha raccontato per esempio di studenti della sua università che hanno infilato dei bigliettini sotto la porta della sua stanza per fargli domande sulla sua vita privata, e di altri che vivevano nel suo stesso campus e lo avevano minacciato velatamente, scrivendo sul social network che potevano «controllare chi andava e veniva dal suo appartamento in segreto». Altri utenti ancora avevano diffuso online le sue informazioni personali, tra cui il nome, la data di nascita e l’indirizzo (un comportamento chiamato “doxing”), oppure lo avevano criticato dicendo che avrebbe potuto ingannare la sua fidanzata, «ma non tutto TikTok».

Secondo McCoy, la curiosità esagerata nei confronti della storia sarebbe legata al meccanismo con cui l’algoritmo di TikTok propone tra i suggerimenti contenuti virali. Diversamente da altre piattaforme come Facebook e Instagram, infatti, gli algoritmi che stabiliscono la visibilità dei contenuti su TikTok si basano in buona parte sull’amplificazione di contenuti provenienti da account con pochi follower, se funzionano. Questo, dice McCoy, rende «più facile che mai buttare persone comuni sotto i riflettori senza che lo vogliano».

La sua storia è stata poi propagata anche da alcuni giornali, che hanno creato ancora più interesse attorno alle teorie che la circondavano, e da alcune riviste online, come quelle che avevano interpellato esperti di linguaggio del corpo per trovare un significato nascosto nei suoi movimenti nel video.

McCoy ha detto che per lui, Zarras e i loro amici era stato come trovarsi sotto una enorme «lente di ingrandimento collettiva». L’interesse per la loro storia è scemato piuttosto rapidamente (il giorno col numero massimo di ricerche del termine “Couch Guy” su Google Trends era stato il 5 ottobre, due settimane dopo la condivisione del video) e negli ultimi due mesi lui si è abituato a gestire il fatto di essere riconosciuto per strada e alle occasionali richieste di scattare un selfie da parte di sconosciuti.

Allo stesso tempo, citando l’ossessione degli utenti dei social network per il caso di Gabby Petito, la blogger statunitense trovata morta dopo un viaggio con il fidanzato, o quello di Sabrina Prater, una donna trans insultata e sospettata di essere una serial killer dopo aver condiviso un video in cui ballava in uno scantinato, ha detto di essere preoccupato del fatto che il suo non sia «un caso isolato».

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Come ha sintetizzato in maniera efficace Vox, in queste situazioni si verificano «le stesse dinamiche legate alla giustizia della folla» che tipicamente si ritrovano in indagini come quelle per smascherare il serial killer Zodiac, e che però si rivolgono contro persone normali. Nelle parole dell’esperto di tecnologia Ryan Broderick, citato sempre da Vox, l’algoritmo di TikTok è piuttosto «appiccicoso» e i trend che diventano virali hanno un grosso impatto sul comportamento degli utenti. Secondo Broderick, l’attenzione ossessiva per i casi come quello del “Couch Guy” è una manifestazione di una cultura dell’investigazione su internet problematica e controversa: tutti quelli che frequentano la piattaforma pensano di avere il diritto di analizzare «ogni pezzetto di informazione condivisa sull’app come se fosse un caso criminale», e di farsi opinioni di qualcosa e qualcuno che non conoscono spesso basandosi su video di pochi secondi.

Nell’articolo su Slate, McCoy ha osservato che spesso l’idea divertente che sta dietro a un meme sembra far passare in secondo piano la dimensione umana delle persone. «Quando vedete questi video sulla sezione ‘For You’ di TikTok», scrive, «vi imploro di ricordarvi che sono persone, non misteri che dovete risolvere».