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  • Mercoledì 1 dicembre 2021

Il rapporto sugli abusi sessuali al Parlamento australiano

Dopo gli scandali di qualche mese fa, un'indagine indipendente ha descritto un ambiente di lavoro sessista e aggressivo tra funzionari e politici

Un cartello che dice “Ne abbiamo abbastanza” durante una manifestazione femminista a Sydney, 15 marzo 2021 (AP Photo/ Rick Rycroft)
Un cartello che dice “Ne abbiamo abbastanza” durante una manifestazione femminista a Sydney, 15 marzo 2021 (AP Photo/ Rick Rycroft)

Martedì è stato reso pubblico un rapporto indipendente sulle molestie sessuali e gli abusi all’interno del Parlamento dell’Australia. Il documento, intitolato Set the Standard, era stato commissionato dal governo lo scorso marzo, dopo che Brittany Higgins, ex collaboratrice del Partito Liberale, aveva raccontato di essere stata stuprata nel 2019 all’interno della Camera dei rappresentanti. Da lì in poi erano emersi altri abusi sessuali e testimonianze di comportamenti inappropriati che coinvolgevano alcuni importanti funzionari e politici. I risultati del rapporto sono stati definiti «spaventosi» dal primo ministro Scott Morrison.

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L’indagine è durata sette mesi e ha coinvolto 1.723 persone. Risulta che oltre la metà (51 per cento) delle persone che attualmente lavorano per il Parlamento abbia subito almeno un episodio di bullismo, molestia o aggressione sessuale in ambito lavorativo. Il 63 per cento delle parlamentari ha dichiarato di essere stata molestata e il 66 per cento delle persone coinvolte ha parlato non di singoli episodi, ma di cattive condotte reiterate nel tempo.

Il quadro generale è quello di un ambiente dove molestie, abusi e sessismo sono tollerati, assecondati e normalizzati. Oltre a fornire dati e numeri, il documento riporta, in forma anonima, decine di storie. «Il parlamentare seduto accanto a me si sporse. Pensando che volesse dirmi qualcosa, mi chinai verso di lui. Mi afferrò e mi infilò la lingua in gola. Gli altri risero tutti. È stato ripugnante e umiliante», si legge, «Descrivo spesso il Parlamento come il posto più sessista in cui io abbia mai lavorato. I ragazzi sono ragazzi, si dice. E quel comportamento veniva celebrato (…) Le giovani donne che entravano erano come carne fresca».

Si parla, ancora, di baci forzati, di pacche sul sedere, di commenti sessisti sull’aspetto fisico e di un ambiente di lavoro dominato da squilibri di potere, ricatti e impunità. «Sono stata molestata più volte, aggredita sessualmente, sono stata vittima di bullismo e mi hanno spaventata. Mi è stato detto che se avessi mai cercato aiuto o parlato di quello che mi era successo, la mia reputazione e la mia vita personale sarebbero state distrutte», racconta una donna di cui il rapporto non svela l’identità.

Kate Jenkins, presidente della Commissione contro le discriminazioni sessuali che ha condotto il rapporto, ha detto che il sistema e la modalità di lavoro al Parlamento ha tollerato, consentito e anche incoraggiato gli abusi. Tra le altre cose, ha spiegato che la maggior parte dei legislatori e del personale non vive a Canberra, dove si trova il Parlamento, e ci rimane soltanto durante le settimane in cui sono convocate le sedute: questo, come ha confermato anche una persona intervistata, ha contribuito a creare un clima da campus universitario. «C’è un gruppo di scolari cattivi in ​​gita scolastica che pensano che qualunque cosa accada a Canberra rimanga a Canberra: ed è una specie di “liberi tutti”». Diversi comportamenti molesti sono stati legati anche al frequente e diffuso consumo di alcol.

Il rapporto contiene 28 raccomandazioni per affrontare gli squilibri di potere alla base degli abusi, la disuguaglianza di genere, e per migliorare attraverso la creazione di organismi indipendenti il controllo dell’applicazione dei codici di condotta. Il primo ministro Morrison ha detto che il governo esaminerà le raccomandazioni, ma non si è ancora formalmente impegnato ad accoglierle.

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Tutta la vicenda era iniziata lo scorso febbraio quando Brittany Higgins, ex collaboratrice del Partito Liberale, aveva raccontato a un programma televisivo di essere stata stuprata da un altro collaboratore del partito nell’ufficio della ministra della Difesa, Linda Reynolds, all’interno della Camera dei rappresentanti del Parlamento, a Canberra, nel 2019. Higgins aveva anche spiegato di aver raccontato lo stupro alla ministra Reynolds ma di non averlo voluto denunciare subito alla polizia per proteggere il partito e il suo “lavoro dei sogni”, a pochi giorni dalle elezioni anticipate. Dopo le elezioni, Higgins era stata trasferita al ministero del Lavoro; poi, nel gennaio del 2021, aveva dato le dimissioni, dicendo di non riuscire più a sostenere il peso di quanto le era accaduto. Del suo caso si era iniziato a parlare parecchio proprio perché Higgins aveva detto che il governo era a conoscenza della violenza che aveva subìto, ma a suo dire non aveva fatto molto per sostenerla.

Dopo Higgins, altre donne avevano preso parola denunciando abusi sessuali e comportamenti inappropriati che avevano subito da alcuni funzionari e politici. Gli scandali e il diffuso sessismo nell’ambito della politica avevano portato migliaia di donne a manifestare contro le violenze di genere e avevano messo sotto grande pressione il governo di Morrison. I movimenti femministi avevano poi presentato una petizione per chiedere al governo di avviare delle inchieste indipendenti e di togliere dalle posizioni di potere chi aveva commesso questi reati. Il governo, molto sotto pressione, aveva dunque deciso di avviare un’inchiesta generale.

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Dove chiedere aiuto
Se tu o una persona che conosci ha subito abusi puoi chiamare il numero anti-violenza e stalking 1522 oppure rivolgiti al centro antiviolenza più vicino.