(S.A. Sonsthagen/ U.S. Geological Survey via AP)

Serve aiuto per contare i trichechi dall’alto

Il WWF vuole reclutare migliaia di volontari che collaborino al loro censimento grazie alle immagini satellitari

Il WWF sta cercando migliaia di “detective di trichechi” volontari che aiutino gli scienziati a effettuare un censimento della popolazione di questi animali attraverso l’analisi di milioni di immagini satellitari riprese dallo Spazio. La curiosa iniziativa si chiama “Walrus from space” ed è stata avviata in collaborazione con la British Antarctic Survey, un’organizzazione governativa britannica che si occupa di ricerca e divulgazione scientifica sull’Antartide. L’obiettivo del censimento è capire quanti sono, come si comportano e come tutelare meglio i trichechi, la cui popolazione e il cui habitat sono sempre più minacciati dal cambiamento climatico.

I trichechi (Odobenus rosmarus) vivono in un’area vastissima che occupa varie porzioni del mar Glaciale Artico e dei mari subartici dell’emisfero boreale, dalle aree al largo delle coste della Russia e della Norvegia a quelle al largo di Groenlandia e Canada. Pesano da alcune centinaia di chili a quasi 2 tonnellate, raggiungono i 3 metri e mezzo di lunghezza e possono vivere fino a 40 anni: hanno uno spesso strato di grasso che li protegge dal freddo polare e sono noti per le loro zanne, che servono sia per aiutarsi a salire sulle piattaforme di ghiaccio dall’acqua, sia per difendersi.

L’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) – l’ente internazionale riconosciuto dall’ONU che valuta quali specie animali e vegetali rischino l’estinzione – ha classificato i trichechi come animali vulnerabili, soprattutto per via dei cambiamenti climatici e delle rotte delle navi commerciali, che interferiscono con il loro habitat e le loro attività.

Secondo il WWF, la popolazione più abbondante è quella del tricheco del Pacifico, che conta circa 200mila esemplari. Quelli che gli scienziati vorrebbero analizzare con l’aiuto dei volontari sono gli esemplari di tricheco dell’Atlantico e del tricheco del mare di Laptev (una sezione del mar Glaciale Artico a nord della Siberia orientale), che sarebbero rispettivamente circa 25mila e 5mila.

«Stimare la popolazione dei trichechi con metodi tradizionali è molto difficile, perché i trichechi vivono in aree estremamente remote», ha detto al Washington Post Hannah Cubaynes, una tra i ricercatori della British Antarctic Survey che partecipano al progetto. Le immagini satellitari consentono però di risolvere questo problema perché coprono aree enormi e in più permettono agli scienziati di fare le loro analisi senza interferire con le attività dei trichechi, che sono molto suscettibili a rumori e a disturbi esterni.

Cubaynes ha spiegato che cercare, individuare e studiare tutta la popolazione di trichechi dell’Atlantico e del mare di Laptev richiede l’osservazione di «una montagna di immagini», che un piccolo gruppo di scienziati non riuscirebbe ad analizzare da solo, ed è per questo che serve l’aiuto dei volontari. Il progetto punta a coinvolgere 500mila persone in tutto il mondo, che nei prossimi cinque anni avranno il compito di esaminare le immagini satellitari e condividere le loro osservazioni con gli scienziati di diverse stazioni nell’Artico e varie comunità indigene locali.

Come moltissime altre specie, i trichechi risentono enormemente delle conseguenze che il riscaldamento globale sta avendo sul loro habitat e sulla loro popolazione.

L’Artico è una delle zone del pianeta maggiormente esposte al riscaldamento globale ed è stato stimato che si stia scaldando a circa il doppio della velocità rispetto a buona parte del resto del Pianeta. Nell’autunno del 2020 è stato per esempio osservato un preoccupante ritardo nella formazione del ghiaccio nel mare di Laptev, che è fondamentale per la produzione di nuovo ghiaccio stagionale: inoltre, all’inizio dell’estate i ghiacci avevano iniziato a sciogliersi prematuramente e in minor tempo rispetto al solito.

Lo scioglimento dei ghiacci è un grande problema per i trichechi, per diverse ragioni.

Innanzitutto, i trichechi non passano la maggior parte del loro tempo sulla terraferma ma sui blocchi di ghiaccio galleggiante che si formano dal congelamento delle acque superficiali, dove si riposano, si riproducono e si nutrono. Se il ghiaccio scompare, gli animali sono costretti a riposarsi sulla terraferma, con il forte rischio di ammassamenti e di lotte tra loro.

Inoltre, i trichechi devono nuotare molto più lontano per procacciarsi le migliaia di molluschi e crostacei che mangiano ogni giorno. A loro volta, gli animali di cui si nutrono sono minacciati dall’acidificazione degli oceani, provocata dalla maggior quantità di anidride carbonica disciolta nell’acqua, che complica la vita ai pesci e impedisce il normale sviluppo di molluschi e crostacei. Lo scioglimento dei ghiacci apre inoltre nuove strade alle rotte delle navi commerciali e ad altre attività che mettono a rischio l’habitat dei trichechi.

Rod Downie, consigliere del WWF esperto di circoli polari, ha detto che i trichechi «sono una specie iconica dall’enorme valore culturale per le popolazioni dell’Artico, ma il cambiamento climatico sta facendo sciogliere la loro casa». In queste circostanze è facile sentirsi «impotenti», ha osservato Downie, ma il progetto «dà alle persone l’opportunità di fare qualcosa di concreto per capire una specie minacciata dalla crisi climatica e aiutare a tutelare il suo futuro».

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