Ci sono stati casi della misteriosa “sindrome dell’Avana” anche all’ambasciata americana in Colombia

L'ambasciata statunitense a Bogotà, in Colombia (Wikimedia Commons)
L'ambasciata statunitense a Bogotà, in Colombia (Wikimedia Commons)

Almeno 5 famiglie di persone che lavorano nell’ambasciata statunitense a Bogotà, in Colombia, hanno riscontrato sintomi simili a quelli prodotti dalla cosiddetta “sindrome dell’Avana”, il misterioso malessere che negli ultimi cinque anni ha colpito decine di diplomatici americani e canadesi. La notizia è stata data inizialmente dal Wall Street Journal e in seguito confermata dal presidente colombiano Iván Duque. «Siamo a conoscenza di questa situazione, ma voglio lasciare che se ne occupino le autorità statunitensi, che stanno facendo indagini autonome, visto che si tratta di loro dipendenti», ha detto Duque ai giornalisti durante una visita ufficiale negli Stati Uniti.

La cosiddetta “sindrome dell’Avana” fu riscontrata per la prima volta nel 2016, quando colpì alcuni diplomatici americani e 14 diplomatici canadesi nella capitale cubana. Da allora più di 200 funzionari americani hanno avuto sintomi riconducibili alla malattia – mal di testa, spossatezza, nausea, problemi alla vista, udito ed equilibrio, e in alcuni casi problemi di memoria – sia nella capitale cubana che all’estero.

Da tempo i servizi di intelligence americani sospettano che questo malessere sia collegato all’utilizzo di onde elettromagnetiche ad alta frequenza e che possa essere il risultato di attacchi deliberati da parte della Russia: finora però gli esperti non sono riusciti a trovare prove concrete a sostegno di questa teoria. La scorsa settimana il presidente Joe Biden ha promesso che si impegnerà per scoprire quale sia la causa e chi sia responsabile della sindrome.