• Konrad
  • Mercoledì 13 ottobre 2021

L’Irlanda del Nord è al centro dell’ultima discussione su Brexit

O meglio, lo sono i prodotti che i nordirlandesi importano dalla Gran Bretagna, su cui si stanno cercando regole nuove

Il capo dei negoziatori europei su Brexit, il vicepresidente della Commissione Maros Sefcovic (AP Photo/Francisco Seco, Pool)
Il capo dei negoziatori europei su Brexit, il vicepresidente della Commissione Maros Sefcovic (AP Photo/Francisco Seco, Pool)

Mercoledì pomeriggio la Commissione Europea offrirà al Regno Unito una serie di misure di compromesso per ammorbidire il Protocollo sull’Irlanda del Nord, uno dei punti più discussi dell’accordo definitivo su Brexit. La proposta dell’Unione, anticipata ad alcuni giornali, prevede meno controlli su alcuni prodotti che l’Irlanda del Nord importa dalla Gran Bretagna, che oggi sono soggetti a numerosi passaggi burocratici perché gli accordi su Brexit equiparano di fatto l’Irlanda del Nord a un paese membro dell’Unione, dal punto di vista commerciale.

Come dirà la stessa Commissione, le proposte rappresentano la base per un futuro negoziato, che potrebbe durare diverse settimane. Esiste anche la possibilità, evocata martedì dal sottosegretario britannico con delega ai rapporti con l’Unione, David Frost, che le due parti non trovino un accordo: in quel caso fra Unione Europea e Regno Unito potrebbe svilupparsi una guerra commerciale con l’introduzione di dazi reciproci (un’eventualità che comunque le due parti proveranno a evitare).

L’Irlanda del Nord è rimasta nel mercato comune europeo e nell’unione doganale per evitare che venisse costruita una barriera fisica con l’Irlanda. La permanenza dell’Irlanda del Nord comporta però molti nuovi controlli e pratiche burocratiche per le merci in arrivo dal resto del Regno Unito, che hanno già causato parecchi disagi alle persone che vivono nell’Irlanda del Nord.

– Leggi anche: L’Irlanda del Nord potrebbe esistere ancora per poco

Da quando l’uscita del Regno Unito si è completata, il primo gennaio del 2021, gli ostacoli burocratici fra l’Irlanda del Nord e gli altri territori britannici si sono moltiplicati, provocando una iniziale penuria di prodotti alimentari – dato che i supermercati nordirlandesi si rifornivano prevalentemente dall’Inghilterra – e un progressivo ripensamento delle tratte commerciali, che sta rafforzando quelle che passano dall’Unione Europea e dall’Irlanda.

La Commissione Europea proporrà di rendere più agevoli le pratiche burocratiche per alcuni tipi molto specifici di prodotti in arrivo dalla Gran Bretagna, fra cui la carne refrigerata – necessaria per la produzione di salsicce, assai popolari nell’Irlanda del Nord – ma anche sui medicinali e le piante. Il Guardian stima che la proposta della Commissione prevede di rimuovere più della metà dei controlli attualmente in vigore per il commercio di carne refrigerata e piante (che comunque dovranno essere adeguatamente etichettate per evitare che finiscano in altri paesi membri, come ad esempio l’Irlanda).

Al momento però sembra che il Regno Unito rifiuterà il compromesso offerto dalla Commissione.

Ancora prima che la Commissione rendesse pubbliche le sue proposte, David Frost ha spiegato che intende chiedere una revisione più estesa del Protocollo sull’Irlanda del Nord: fra le altre cose, il governo britannico chiederà di rimuovere dagli accordi la possibilità che in caso di alcune controversie l’Unione Europea possa fare causa al Regno Unito di fronte alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, il principale organo giudiziario dell’Unione. Più in generale la tesi di Frost è che il Protocollo sia stato di fatto imposto dall’Unione Europea, e che sia studiato per mettere a rischio l’integrità territoriale del Regno Unito.

«Nel Regno Unito c’è la diffusa sensazione che l’Unione Europea abbia provato a strumentalizzare l’Irlanda del Nord per incoraggiare la forze politiche britanniche a ignorare il risultato del referendum su Brexit, o almeno a mantenere un legame con  l’Unione», ha detto Frost martedì, parlando da Lisbona, in Portogallo.

In realtà questioni come questa sono la diretta conseguenza della decisione del primo ministro Boris Johnson di lasciare l’Irlanda del Nord all’interno del mercato unico e dell’unione doganale europea: un punto su cui la sua predecessora, Theresa May, si era sempre rifiutata di cedere. All’epoca del compromesso, che permise di trovare un accordo definitivo su Brexit, la decisione fu celebrata dai giornali britannici con grandi lodi per Johnson.

Non è chiaro in che direzione potranno andare i negoziati. Frost ha citato apertamente una clausola del Protocollo, prevista dall’articolo 16, che permette a una delle due parti di violarne il contenuto in caso di evidenti violazioni. Ma alcune fonti europee hanno fatto notare a Politico che nel resto del suo discorso Frost ha mantenuto toni amichevoli e lasciato intendere di essere pronto a negoziare ulteriori compromessi.