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  • Sabato 9 ottobre 2021

In Texas la maggior parte degli aborti è di nuovo vietata

La legge, molto restrittiva, era stata sospesa da un giudice federale, ma una corte d'appello l'ha reintrodotta

Un gruppo di uomini manifestano contro l'aborto durante un corteo organizzato dalle attiviste femministe contro la legge sull'interruzione volontaria di gravidanza in Texas, a Washington, il 2 ottobre 2021 (Tasos Katopodis/Getty Images)
Un gruppo di uomini manifestano contro l'aborto durante un corteo organizzato dalle attiviste femministe contro la legge sull'interruzione volontaria di gravidanza in Texas, a Washington, il 2 ottobre 2021 (Tasos Katopodis/Getty Images)

L’estremamente restrittiva legge del Texas sull’aborto, bloccata mercoledì da un giudice federale degli Stati Uniti, è stata di fatto reintrodotta, almeno temporaneamente, con una decisione presa venerdì da una corte d’appello. La legge, che vieta l’interruzione volontaria di gravidanza dopo sei settimane di gestazione nella maggior parte dei casi, compresi stupri e incesti, è discussa nelle aule dei tribunali perché il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha fatto causa al Texas, sostenendo che la norma impedisca alle donne di esercitare un loro diritto costituzionale.

In particolare la legge (nota come “Senate Bill 8”) proibisce le interruzioni volontarie di gravidanza una volta che il personale medico abbia riscontrato “attività cardiaca” nell’embrione, che di solito si verifica attorno alle sei settimane: un momento della gravidanza in cui molte donne non sanno ancora di essere incinte e in cui in realtà non c’è ancora un organo cardiaco vero e proprio. Un altro aspetto centrale per cui la legge è stata ampiamente contestata è che incoraggia chiunque a denunciare i medici che praticano l’aborto e tutte le persone che lo rendono possibile, anche chi aiuta la donna a pagare le spese mediche o semplicemente la accompagna in una clinica.

Il giudice federale di Austin Robert Pitman – nominato dall’ex presidente Barack Obama – aveva stabilito che l’applicazione della legge dovesse essere sospesa fino a che non si fosse concluso l’iter per stabilire la sua legittimità e aveva detto che con la sua entrata in vigore alle donne era stato «illegalmente impedito di esercitare un controllo sulle loro vite nei modi in cui questo è tutelato dalla Costituzione».

Dopo il ricorso del procuratore generale del Texas Ken Paxton, il caso è ora davanti a una corte d’appello federale composta da tre giudici, due dei quali nominati da presidenti Repubblicani, e considerata una delle più conservatrici del paese. La decisione con cui la legge è stata reintrodotta venerdì non è la sentenza definitiva della corte sulla questione, ma ci si aspetta che sarà confermata.

Negli Stati Uniti l’aborto è legale a livello federale grazie alla storica sentenza “Roe v. Wade” del 1973, ma non c’è una legge unica che ne regoli le modalità in tutti gli stati. Dopo l’entrata in vigore del Senate Bill 8 molte donne del Texas sono state costrette ad andare in altri stati per sottoporsi a interruzioni volontarie di gravidanza, creando un aumento delle richieste nelle cliniche dell’Oklahoma ad esempio. Da mercoledì a venerdì almeno sei cliniche del Texas avevano ripreso a fare interventi, ma la maggior parte aveva scelto di non farlo anticipando ciò che poi è successo, cioè la reintroduzione della legge in appello.