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  • Giovedì 7 ottobre 2021

La legge sull’aborto in Texas è stata sospesa

È la più restrittiva degli Stati Uniti: un giudice federale ne ha bloccato l'applicazione finché non si deciderà sulla sua costituzionalità

La manifestazione contro la legge sull'aborto organizzata a Houston, in Texas, lo scorso 2 ottobre. Il cartello sulla destra dice “Non riesco a credere che sto ancora protestando” (Melissa Phillip/ Houston Chronicle via AP)
La manifestazione contro la legge sull'aborto organizzata a Houston, in Texas, lo scorso 2 ottobre. Il cartello sulla destra dice “Non riesco a credere che sto ancora protestando” (Melissa Phillip/ Houston Chronicle via AP)

Mercoledì un giudice federale degli Stati Uniti ha deciso di bloccare l’applicazione della nuova ed estremamente restrittiva legge sull’aborto del Texas, che vieta l’interruzione volontaria di gravidanza dopo sei settimane di gestazione nella maggior parte dei casi, compresi stupri e incesti. La legge era entrata in vigore lo scorso primo settembre, dopo che la Corte Suprema degli Stati Uniti aveva respinto la richiesta di numerose cliniche e gruppi di attiviste di bloccarla: Robert Pitman, giudice federale di Austin (in Texas), ha stabilito che la sua applicazione dovrà essere sospesa finché non si concluderà l’iter a livello federale per stabilire la sua legittimità.

Negli Stati Uniti l’aborto è legale a livello federale grazie alla storica sentenza “Roe v. Wade” del 1973, ma non c’è una legge unica che ne regoli le modalità in tutti gli stati. La nuova legge del Texas (“Senate Bill 8”), in particolare, è così restrittiva che nelle ultime settimane erano stati sollevati dubbi sulla sua costituzionalità.

Il Senate Bill 8 vieta l’aborto una volta che il personale medico abbia riscontrato “attività cardiaca” nell’embrione, di solito attorno alle sei settimane: un momento della gravidanza in cui molte donne non sanno ancora di essere incinte e in cui non c’è ancora un organo cardiaco vero e proprio. In più, come detto, non contempla eccezioni per casi di incesto o stupro, ma soltanto per alcune emergenze sanitarie.

Dopo l’entrata in vigore della legge, il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti aveva fatto causa al Texas, sostenendo che il Senate Bill 8 impedisse alle donne di esercitare un loro diritto costituzionale. Pochi giorni dopo aveva chiesto a un giudice federale di bloccare temporaneamente la sua applicazione, citando le stesse preoccupazioni. Il giudice Pitman ha accolto la richiesta del dipartimento, specificando che «dal momento in cui il SB8 è entrato in vigore, alle donne è stato illegalmente impedito di esercitare un controllo sulle loro vite nei modi in cui questo è tutelato dalla Costituzione».

Un altro aspetto centrale per cui la legge è stata ampiamente contestata è che incoraggia chiunque a denunciare i medici che praticano l’aborto e tutte le persone che lo rendono possibile, anche chi aiuta la donna a pagare le spese mediche o semplicemente la accompagna in una clinica. Pitman ha aggiunto: «Questa corte non autorizza per un giorno di più questa disgustosa privazione di un diritto così importante».

Il Texas ha fatto sapere che farà appello contro la decisione del giudice federale. La Corte d’Appello federale che esaminerà il caso ha giurisdizione in Texas, Louisiana e Mississippi e, come osserva CNN, è probabilmente la più conservatrice di tutto il paese: già in precedenza aveva respinto una richiesta di bloccare l’entrata in vigore del Senate Bill 8; se adesso dovesse stabilire che la legge è costituzionale, la Corte suprema – a sua volta composta da 6 giudici di orientamento conservatore e da 3 di orientamento progressista – potrebbe decidere di non trattare del tutto il caso, di fatto autorizzando l’applicazione della norma nella sua interezza.

– Leggi anche: Le manifestazioni contro la legge sull’aborto nel Texas