Il giorno dopo il primo turno delle amministrative

È pessimo per Salvini e in generale per il centrodestra, mentre il centrosinistra ora punta a vincere i ballottaggi a Roma e Torino

Beppe Sala (ANSA/MOURAD BALTI TOUATI)
Beppe Sala (ANSA/MOURAD BALTI TOUATI)

Il primo turno delle amministrative ha certificato che il centrosinistra in questo momento va molto meglio del centrodestra nelle grandi città, che la Lega è in grosse difficoltà e lontana dalla fase espansiva di un paio di anni fa, che Fratelli d’Italia gli contende il ruolo di primo partito della coalizione, e che il Movimento 5 Stelle è quasi ovunque irrilevante alle comunali. Con le vittorie al primo turno di Beppe Sala a Milano, Gaetano Manfredi a Napoli e Matteo Lepore a Bologna, il centrosinistra è sul “3 a 0” nei capoluoghi più grandi.

Ai ballottaggi di Roma e Torino ci arriva da favorito, con la possibilità quindi di vincere in tutte e cinque le città più importanti. Il centrodestra spera soprattutto in Trieste, ultimo capoluogo di regione, al ballottaggio, e può contare sulla netta vittoria alle regionali in Calabria.

Lo sconfitto principale nel centrodestra è il leader leghista Matteo Salvini, che aveva espresso la candidatura del primario di pediatria Luca Bernardo a Milano, una delle più disastrose che si ricordi in città. I migliori risultati del centrodestra sono arrivati da Enrico Michetti a Roma, scelto dalla rivale di coalizione Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, e Paolo Damilano a Torino, considerato molto vicino al dirigente della Lega e ministro Giancarlo Giorgetti, che molti ritengono insediare il ruolo di leader di partito.

A Milano la Lega non è arrivata all’11%, meno di quanto prese nel 2016 quando ancora si chiamava Lega Nord e prima della vera ascesa di Salvini. Fratelli d’Italia è circa un punto più indietro, ma il partito di Meloni è primo nella coalizione a Bologna e Trieste, e a Roma ha preso oltre tre volte i voti della Lega.

I risultati deludenti del centrodestra sono stati attribuiti principalmente ai candidati, considerati non all’altezza, specialmente a Milano e Roma (dove però Michetti ha preso i voti che doveva prendere), e anche agli scandali che hanno coinvolto i partiti nell’ultimo periodo: da quello che ha riguardato l’ex responsabile della comunicazione leghista Luca Morisi a quello sull’apologia di fascismo e i presunti finanziamenti in nero di Fratelli d’Italia a Milano.

Il centrosinistra invece ha superato il 60% a Napoli e Bologna, e in entrambi i casi poteva farcela senza il M5S (9,7% a Napoli e 3,3% a Bologna), che si presentava da solo a Milano e Torino e ha preso pochi voti, rispettivamente il 2,7% (superato dal partito “no vax” di Gianluigi Paragone, al 3%) e il 9% (nonostante guidasse la consiliatura uscente di Chiara Appendino). Per il centrosinistra la giornata di successi è stata consolidata anche dalla vittoria del segretario Enrico Letta alle suppletive della Camera a Siena, e quella di Andrea Casu a Primavalle.

A Roma, Carlo Calenda di Azione dovrebbe arrivare infine terzo, superando così Virginia Raggi del M5S, un’altra grande sconfitta di queste amministrative.

La quarta posizione ottenuta dalla sindaca uscente è un risultato anche sotto le aspettative, che già non erano molto ottimistiche. La lista del M5S ha preso appena l’11% dei voti. Quello di Calenda è invece un risultato notevole, anche se in linea con le previsioni che lo davano più o meno appaiato a Raggi anche per via di una campagna elettorale molto lunga e assai commentata e raccontata. I due candidati sconfitti non dovrebbero dare indicazioni di voto agli elettori tra Michetti e l’ex ministro dell’Economia Roberto Gualtieri del PD. Ci si aspetta però che la maggior parte di quelli che andranno a votare preferisca il secondo, che quindi arriva favorito al ballottaggio.

Le previsioni sull’altro secondo turno più importante sono simili. A Torino, Stefano Lo Russo del PD è andato inaspettatamente meglio di Paolo Damilano, e dovrebbe aumentare i voti al ballottaggio grazie agli elettori del M5S e a quelli che hanno votato a sinistra del centrosinistra. È più favorito invece il centrodestra a Trieste, dove Roberto Dipiazza ha preso quasi il 47%, mancando di soli tre punti una vittoria al primo turno.

Uno degli elementi più chiari di queste amministrative è stata in ogni caso la bassa affluenza, specialmente nelle grandi città. A livello nazionale è stata del 54,69 per cento, inferiore di diversi punti rispetto alla tornata del 2016 (quando fu del 61,58%), ma per esempio a Napoli ha votato il 47,18 per cento (-7% rispetto al 2016), a Milano il 47,69 per cento (-7%), a Roma il 48,83 per cento (-8%). È stata una delle chiavi con cui Salvini e Meloni hanno provato a spiegare e giustificare le sconfitte, anche se alcuni risultati – per esempio quello di Milano – suggeriscano che l’astensionismo possa aver interessato proprio i candidati del centrodestra.