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  • Mercoledì 29 settembre 2021

Fumio Kishida diventerà primo ministro del Giappone

Almeno fino alle elezioni di novembre: è stato eletto nuovo leader del Partito Liberal Democratico, di centrodestra e al governo

Fumio Kishida (Philip FONG /various sources/AFP)
Fumio Kishida (Philip FONG /various sources/AFP)

Mercoledì Fumio Kishida, 64 anni, ex ministro degli Esteri giapponese, ha vinto le elezioni interne al Partito Liberal Democratico (Jimintō), il partito di centrodestra attualmente a capo della coalizione di governo in Giappone. Fumio Kishida diventerà quindi primo ministro, almeno fino alle nuove elezioni politiche, che si terranno a novembre: in Giappone, infatti, il leader del partito di maggioranza è per convenzione anche il primo ministro. Lunedì prossimo il parlamento darà quindi la fiducia a Kishida (che può contare su un sicuro appoggio in entrambe le Camere), il quale prenderà il posto dell’attuale primo ministro Yoshihide Suga.

Kishida ha vinto al ballottaggio, sconfiggendo con ampio margine (257 voti contro 170) l’altro candidato più votato, Taro Kono, l’ambizioso e carismatico responsabile della campagna vaccinale in Giappone. Il ballottaggio era stato necessario dopo che alla prima votazione nessuno dei quattro candidati in corsa, tra cui due donne, aveva ottenuto la maggioranza.

Fumio Kishida è stato ministro degli Esteri dal 2012 al 2017, durante il mandato di Shinzo Abe, il primo ministro più longevo della storia del Giappone. È un sostenitore dell’alleanza tra Stati Uniti e Giappone e ha parlato più volte dell’importanza di contrastare l’espansione militare della Cina nell’area del Pacifico. 

L’elezione di Kishida a leader del partito è arrivata in un momento di difficoltà per il partito e per il governo giapponese, che hanno registrato da tempo un calo di consensi per diversi motivi, legati soprattutto alla gestione della pandemia da coronavirus. All’inizio di settembre, il primo ministro del Giappone e leader del partito Yoshihide Suga aveva detto che non si sarebbe ricandidato come segretario, dando quindi anche le dimissioni dal suo incarico di primo ministro.

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