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  • Mercoledì 15 settembre 2021

Il fenomeno dei fantasport

Nati in America, portati in Italia negli anni Novanta con il Fantacalcio, hanno raggiunto milioni di persone e fanno sempre più parte della cultura sportiva

(Marco Luzzani/Getty Images)
(Marco Luzzani/Getty Images)

Ogni anno, tra la fine di agosto e l’inizio di settembre, migliaia di persone in Italia si ritrovano, solitamente intorno a un tavolo e davanti a un po’ di birre, per iniziare la stagione del Fantacalcio. È ormai un’abitudine consolidata per molti giri di amici e colleghi: nelle cosiddette aste di mercato, i partecipanti passano ore a rilanciare utilizzando crediti fittizi per acquistare i giocatori del campionato di Serie A in modo da formare una loro squadra virtuale.

Per il resto della stagione, schierando per ogni giornata una formazione e una panchina su una delle tante piattaforme online, si affrontano l’un l’altro in una serie di partite i cui risultati sono determinati dal rendimento “reale” dei giocatori in campionato, calcolato sulla base dei voti in pagella di ciascuna gara, degli assist, dei gol, dei cartellini ricevuti. A maggio, il fantallenatore arrivato primo in classifica vince solitamente un montepremi deciso all’inizio della stagione, a cui contribuisce ciascun partecipante, o semplicemente una cena.

Secondo una delle ricerche più recenti, nel 2017 in Italia sono stati registrati circa 6 milioni di profili sulle varie piattaforme del fantacalcio, a pagamento o gratuite, per un fatturato stimato in almeno 12 milioni di euro a stagione. Non tutti giocano tra gruppi di amici, tanti partecipano anche a tornei con altre centinaia o migliaia di giocatori.

Negli ultimi anni, grazie a vari investimenti commerciali e pubblicitari, e grazie agli sviluppi sul piano dell’accessibilità del gioco online, il fenomeno del Fantacalcio è diventato ancora più di massa. Da questa stagione la piattaforma Fantagazzetta, per esempio, che è di proprietà della società napoletana Quadronica ed è la sola titolare del marchio Fantacalcio, è diventata partner ufficiale del campionato di Serie A. Ha inoltre accordi di sponsorizzazione con grandi società come Volkswagen, Amazon, UnipolSai e N26.

Il Fantacalcio in Italia esiste dai primi anni Novanta: allora era tutto analogico e manuale e ci si aiutava con i quotidiani sportivi. Da quando viene giocato su piattaforme online ha ampliato enormemente la sua popolarità, di fatto perché giocarci è diventato molto più semplice e meno impegnativo in termini di tempo. Il Fantacalcio però non è un’invenzione a sé, ma deriva dai fantasy sport nati negli Stati Uniti attorno alla metà del Novecento, che in Italia vennero introdotti nel calcio da un giornalista milanese, Riccardo Albini.

Candido Cannavò, allora direttore della Gazzetta dello Sport, con Massimo D’Alema in visita al giornale (Antonio Scattolin/ANSA)

Negli anni Ottanta Albini dirigeva le prime riviste italiane completamente dedicate ai videogiochi. Frequentava da tempo gli Stati Uniti e lì, alla fine di quel decennio, prese ispirazione per creare il Fantacalcio, prima pensato come gioco fra amici e poi aperto a tutti.

Le origini dei fantasport americani si trovano tra il golf e il football americano. Fu una persona in particolare a contribuire alla loro diffusione: Wilfred “Bill” Winkenbach, socio della squadra di football degli Oakland Raiders. Negli anni Cinquanta Winkenbach organizzò infatti una piccola lega di amici appassionati di golf, ciascuno dei quali creò una squadra scegliendo tra diversi golfisti professionisti realmente esistenti. Al termine di ciascun torneo di golf realmente disputato, queste squadre immaginarie andavano a comporre una classifica in base alla somma dei colpi totalizzati da ciascun componente: chi aveva meno colpi vinceva.

Il golf era però uno sport elitario, per quanto seguito, e tutto sommato fin troppo elementare per trarne un gioco simile. Nei primi anni Sessanta, Winkenbach si spostò quindi sul football, lo sport più popolare d’America, e insieme ad alcuni dipendenti dei Raiders, a giornalisti e tifosi abbonati alla squadra fondò la Greater Oakland Professional Pigskin Prognosticators League (GOPPPL), la lega capostipite dei moderni fantasport.

Nel frattempo anche il baseball nordamericano aveva sviluppato giochi simili, che negli anni Ottanta si allinearono definitivamente al formato moderno del fantasy football (conosciuto anche come Gridiron). Nel corso degli anni, anche grazie al fatto che fino a poco tempo fa le scommesse sportive erano vietate in gran parte degli stati americani, il settore dei fantasy sport ha raggiunto valori altissimi. Nel 2019 è stato valutato in oltre 8 miliardi di dollari, quasi la metà del valore globale stimato in 18,6 miliardi di dollari.

DraftKings, una delle principali piattaforme americane (Getty Images)

Sia nel football che nel baseball o nell’hockey, le valutazioni dei giocatori e quindi punteggi e risultati delle leghe private si rifanno alle varie statistiche dei giocatori, che nello sport professionistico americano già abbondavano a metà del Novecento, dunque facilmente disponibili e consultabili da chiunque sulla stampa sportiva.

Albini ha raccontato in un’intervista al sito di Fantagazzetta che, nel progettare il suo gioco, non usò i dati statistici come metro di valutazione perché «un po’ per la natura del calcio, un po’ per la scarsa disponibilità dell’epoca, sarebbero stati un ostacolo». Si affidò quindi agli elementi più incisivi e conosciuti del calcio, come gol fatti e subiti, assist e cartellini, e ai voti dati ai calciatori nelle “pagelle” introdotte per la prima volta tra gli anni Cinquanta e Sessanta da Gianni Brera, allora responsabile della sezione sportiva del Giorno.

Albini iniziò a giocare a fine anni Ottanta con i suoi soci, e dopo essersi accorto dell’interesse del pubblico iniziò a pubblicare in edicola delle guide al gioco dal titolo Serie A – Il gioco più bello del mondo dopo il calcio. Per via delle sempre maggiori richieste, le guide vennero successivamente distribuite in tutta Italia, anche da grandi catene come Feltrinelli.

Negli anni Novanta, grazie alla collaborazione con la Gazzetta dello Sport, che nelle sue pagine iniziò a raccogliere i voti dati ai giocatori in sezioni appositamente create, il Fantacalcio si diffuse definitivamente entrando a far parte della cultura sportiva italiana: nel 1994 arrivò a contare 70mila giocatori.

Francesco Totti con la Gazzetta dello Sport (Merlini/LaPresse)

Albini gestì personalmente il Fantacalcio per un decennio, fino a quando nel 2000 lo cedette a Kataweb, il portale multimediale del gruppo GEDI. L’acquisizione diede a Kataweb l’uso esclusivo del nome Fantacalcio, ma non impedì la nascita di altre leghe, come Magic della Gazzetta dello Sport, la piattaforma più popolare prima dell’arrivo di Fantagazzetta. Per Albini questo non è stato un problema, visto che secondo lui «l’idea, la dinamica di un gioco non è brevettabile».

Dal 2017 il marchio Fantacalcio è diventato di proprietà di Quadronica, la società che con Fantagazzetta prima, e con Fantacalcio ora, è il punto di riferimento in Italia per il gioco: negli ultimi tre anni ha raggiunto quasi cinque milioni di utenti registrati.

Anche in Regno Unito, Francia, Spagna e Germania esistono piattaforme che si rifanno alle regole ideate da Albini, con qualche piccola variazione. Nel Regno Unito il Fantacalcio fu introdotto nel 1991 da un imprenditore, Andrew Wainstein, che pochi anni dopo creò una piattaforma dedicata in collaborazione con il Telegraph. Negli ultimi quattordici anni il numero di giocatori è passato da 2 a quasi 8 milioni. Si stima che il mercato britannico sia il primo in Europa per volume di affari, seguito da quello italiano.