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  • Lunedì 6 settembre 2021

La leader dell’opposizione bielorussa Maria Kolesnikova è stata condannata a 11 anni

Era stata arrestata un anno fa ed era sotto processo con l'accusa di aver complottato per fare un colpo di stato

Maria Kolesnikova durante un'udienza del processo (Ramil Nasibulin/BelTA pool photo via AP)
Maria Kolesnikova durante un'udienza del processo (Ramil Nasibulin/BelTA pool photo via AP)

La leader dell’opposizione bielorussa Maria Kolesnikova è stata condannata a 11 anni di carcere da un tribunale di Minsk, con l’accusa di aver complottato per fare un colpo di stato, di aver incitato ad azioni che avrebbero minato la sicurezza nazionale e aver creato un’organizzazione estremista. Oltre a lei è stato condannato per lo stesso motivo a 10 anni di carcere un altro importante attivista dell’opposizione, Maxim Znak. Entrambi si trovavano in carcere dal settembre del 2020, dopo essere stati rapiti da uomini mascherati in circostanze poco chiare.

Kolesnikova, che ha 39 anni, nell’agosto del 2020 aveva appoggiato la candidatura alle presidenziali di Svetlana Tikhanovskaya e all’indomani delle elezioni era stata tra le principali promotrici delle grandi manifestazioni organizzate per contestare la vittoria del presidente uscente Alexander Lukashenko, accusato di brogli. Dopo le elezioni, Tikhanovskaya aveva lasciato la Bielorussia e si era rifugiata in Lituania per il timore di rappresaglie del governo di Lukashenko nei suoi confronti.

Kolesnikova, invece, era rimasta nel paese e il 31 agosto del 2020 aveva annunciato che avrebbe fondato un nuovo partito d’opposizione insieme ai sostenitori di Viktor Babariko, un ex banchiere che aveva tentato di candidarsi alle presidenziali contro Lukashenko ma che era stato arrestato prima delle elezioni.

Maxim Znak e Maria Kolesnikova in attesa della sentenza del processo a loro carico, il 6 settembre (Ramil Nasibulin/BelTA pool photo via AP)

Maxim Znak e Maria Kolesnikova in attesa della sentenza del processo a loro carico, il 6 settembre (Ramil Nasibulin/BelTA pool photo via AP)

Il 7 settembre, un giorno dopo che a Minsk 100mila persone avevano protestato per il quarto fine settimana consecutivo contro il risultato delle elezioni, Kolesnikova era però scomparsa e di lei non si era saputo più nulla per tre giorni. Il 10 settembre la sua avvocata aveva detto di averla incontrata in un centro di detenzione di Minsk e aveva fatto sapere che era incarcerata con l’accusa di tentato colpo di stato.

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Kolesnikova aveva raccontato all’avvocata che la mattina del 7 settembre, dopo essere stata rapita per strada a Minsk, le fu detto che se non avesse lasciato la Bielorussia sarebbe comunque stata portata fuori dal paese «viva o a pezzi» o che sarebbe stata incarcerata per 25 anni. Dopo il rifiuto dell’attivista di lasciare il paese, secondo la sua testimonianza, le fu messo un sacco in testa, fu caricata su un minivan e portata al confine tra Bielorussia e Ucraina, dove gli agenti provarono a espellerla dalla Bielorussia con la forza. Kolesnikova però, per evitare di essere espatriata, aveva strappato il suo passaporto.