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  • Domenica 5 settembre 2021

Con i talebani ha vinto anche il Pakistan?

Sì, ma è una vittoria costosa e piena di incognite, che alcuni hanno definito «di Pirro»

Combattenti talebani che fanno la guardia al confine tra Afghanistan e Pakistan (Danial Shah/Getty Images)
Combattenti talebani che fanno la guardia al confine tra Afghanistan e Pakistan (Danial Shah/Getty Images)
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Lo scorso 16 agosto, il giorno dopo la riconquista di Kabul da parte dei talebani, il primo ministro pakistano Imran Khan si è congratulato con il popolo afghano per aver «rotto le catene della schiavitù». Una dichiarazione del genere da parte del leader di un paese che teoricamente sarebbe un alleato dell’Occidente descrive bene il fatto che gli interessi del Pakistan in Afghanistan non siano riconducili alle categorie di “alleato” o “nemico”.

Uno degli aspetti meno raccontati della vittoria talebana in Afghanistan riguarda proprio il ruolo del Pakistan, che con l’Afghanistan condivide un confine lunghissimo e il cui legame coi talebani afghani ha radici profonde e ragioni politiche, legate soprattutto all’inimicizia tra Pakistan e India.

Benché fosse ufficialmente alleato degli Stati Uniti, il Pakistan non ha mai smesso di aiutare e ospitare i talebani sul suo territorio, offrendogli un sostegno militare, strategico e finanziario attraverso soprattutto il gruppo armato noto come Rete Haqqani, integrato all’interno delle milizie talebane. La riconquista dell’Afghanistan da parte dei talebani è quindi una buona notizia per il Pakistan, anche se alcuni pensano che sia stata una vittoria costosa e sconveniente: il Pakistan potrebbe perdere definitivamente la fiducia e il sostegno dell’Occidente, mentre la riconquista dell’Afghanistan potrebbe fomentare i talebani pakistani, che negli anni hanno compiuto diversi attentati in Pakistan perché interessati a loro volta prendere il controllo del paese.

Il legame tra il Pakistan e i talebani afghani è antico e radicato. I primi talebani si formarono all’interno di scuole coraniche pakistane, e a sua volta il Pakistan ha sempre usato i talebani afghani – e prima di loro altre organizzazioni islamiste – per mantenere una presenza strategica in Afghanistan, territorio che può tornare molto prezioso nel caso di conflitti con l’India, da sempre nemica del Pakistan.

Anche questa presenza ha ragioni storiche, che risalgono alla formazione del Pakistan nel 1947. A quel tempo l’Afghanistan non riconobbe alcuni dei confini nel nuovo stato e mantenne relazioni amichevoli con l’India: e poiché il Pakistan temeva che l’India potesse usare l’Afghanistan per attaccarlo, si attrezzò per mantenere una sua presenza sul territorio.

Il legame tra Pakistan e talebani afghani è proseguito anche nei periodi successivi fino ad arrivare all’occupazione americana dell’Afghanistan. Il Pakistan era ufficialmente alleato degli Stati Uniti ma mantenne sempre una certa ambiguità, continuando ad aiutare e a ospitare i talebani. A un certo punto in Pakistan si rifugiarono lo stesso Osama bin Laden, fondatore di al Qaida, e il mullah Omar, il fondatore del movimento dei talebani.

Anche se gli Stati Uniti tolleravano questa doppiezza – non tollerarla avrebbe significato aprire un ulteriore fronte di guerra, con un paese dotato di armi nucleari e che, tra l’altro, era utile agli Stati Uniti dal punto di vista strategico – non hanno mai riposto molta fiducia nel Pakistan. Il sintomo più evidente arrivò forse con l’uccisione di Osama Bin Laden nella città pakistana di Abbottabad: gli Stati Uniti fecero il loro raid senza avvisare le autorità pakistane, per paura di fughe di informazioni.

Il rifugio di Osama bin Laden ad Abbottabad, in Pakistan, dove fu ucciso nella notte tra l’1 e il 2 maggio del 2011 dalle forze speciali americane US Navy Seals. (Getty Images)

Il mezzo principale con cui il Pakistan ha sostenuto e sostiene i talebani afghani è la cosiddetta Rete Haqqani, il gruppo armato afghano alleato dei talebani e considerato il principale collegamento tra loro e l’organizzazione terroristica sunnita al Qaida. Dalla sua fondazione, la Rete Haqqani ha stretti contatti con la più importante divisione dell’intelligence pakistana, la Inter-Services Intelligence (ISI). Secondo un’analisi del centro studi americano Combating Terrorism Center, i servizi segreti pakistani continuano ancora oggi a sostenerla con armi, denaro e contatti.

Il capo della Rete Haqqani è anche uno dei leader più importanti dei talebani, e secondo Yasin Zia, ex capo dell’esercito afghano, è grazie ai legami con i servizi segreti pakistani che la Rete Haqqani potrebbe guadagnare il controllo dell’intelligence nel nuovo regime talebano.

– Leggi anche: Il punto di incontro fra i talebani e al Qaida

La vittoria dei talebani in Afghanistan è quindi anche una vittoria del Pakistan, che ha aiutato moltissimo i talebani anche nella loro campagna di riconquista del paese: ai talebani, in particolare, sembra che il Pakistan abbia offerto armi e combattenti, oltre che rifugi, assistenza medica ed entrate economiche per sostenere il conflitto.

Una celebrazione della riconquista talebana dell’Afghanistan in Pakistan (AP Photo/Arshad Butt)

Per il Pakistan, la vittoria dei talebani in Afghanistan è prima di tutto una vittoria contro l’India, che aveva invece investito molto sull’Afghanistan sostenuto dagli americani, con l’equivalente di tre miliardi di dollari spesi per costruire strade, elettrodotti, cliniche mediche, scuole e per addestrare militari. Tutti questi investimenti andranno ora a beneficio dei talebani, e quindi indirettamente anche del Pakistan. In questi giorni i talebani hanno chiuso tutti e quattro i consolati che l’India aveva tenuto in Afghanistan, lasciando invece aperta l’ambasciata pakistana.

Nell’Afghanistan talebano, il Pakistan guadagnerà poi un posto di primo piano a livello diplomatico, e si inserirà probabilmente in una rete di relazioni che comprende anche la Russia e la Cina. Secondo Sajjan Gohel, docente alla London School of Economics (LSE) e membro dell’Asia-Pacific Foundation di Londra, la Cina conta proprio sul Pakistan per sviluppare i propri rapporti con l’Afghanistan talebano, con cui ha dimostrato in più occasioni di essere disposta a dialogare.

– Leggi anche: Isolare i talebani sarà molto difficile

Tuttavia, secondo molti per il Pakistan si può parlare di una vittoria costosa, piena di incognite e potenzialmente molto sconveniente, che per questo Foreign Affairs ha definito una «vittoria di Pirro».

Ora che i talebani hanno conquistato l’Afghanistan, il Pakistan non potrà più mantenere le proprie relazioni ufficiali con gli Stati Uniti e con altri paesi occidentali facendo finta di niente. Il loro isolamento era già evidente durante le fasi finali della riconquista talebana dell’Afghanistan, e lo è diventato ancora di più dopo, quando diversi rappresentanti politici occidentali hanno cominciato a proporre sanzioni verso il Pakistan.

Secondo diversi esperti, inoltre, la vittoria dei talebani in Afghanistan potrebbe destabilizzare la sicurezza interna del Pakistan, fomentando i talebani pakistani, che già in passato avevano compiuto svariati e violenti attentati contro il governo centrale del Pakistan e che sono spesso in disaccordo con i talebani afghani. I talebani pakistani costituiscono il gruppo terroristico più grande e attivo in Pakistan, noto come Tehrik I Taliban Pakistan (TTP), e tra il 2002 e il 2016 hanno ucciso circa 20mila civili pakistani.

Un presidio di talebani pakistani, nel 2012 (AP Photo/ Ishtiaq Mahsud)

Non è detto che il governo pakistano riesca a gestirli, e dipenderà anche dal nuovo regime talebano in Afghanistan: per questo, il primo ministro pakistano Imran Khan, che è un sostenitore dei negoziati coi talebani pakistani, ha detto che spera nella collaborazione con l’Afghanistan e nei loro «imperituri legami di fede, storia, geografia, cultura e consanguineità» affinché si riesca a portare pace e stabilità nel territorio.

 

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