I dati della settimana su coronavirus e vaccinazioni in Italia

I casi sono aumentati soprattutto in Sicilia e in Sardegna, dove c'è stata anche una crescita dei ricoveri in terapia intensiva

andamento dei casi di coronavirus

Nell’ultima settimana c’è stato un aumento dei nuovi casi di coronavirus: dal 19 al 25 agosto i nuovi casi sono stati 45.651, il 4,7 per cento in più rispetto ai sette giorni precedenti.  Il confronto è però influenzato dalla festività di Ferragosto, quando erano stati eseguiti meno tamponi rispetto al solito.

Sembra che nelle ultime settimane, dopo la crescita avvenuta dall’inizio di luglio a causa della diffusione della variante delta, l’andamento dei contagi si sia piuttosto stabilizzato. La situazione più preoccupante continua a riguardare alcune regioni del Sud, dove i casi, i ricoveri in terapia intensiva e nei reparti ordinari sono aumentati in modo significativo.

Come era già avvenuto nell’ultimo anno e mezzo, alla crescita dei casi è seguito, con un certo ritardo, un innalzamento della curva dei decessi, che come si può vedere da questo grafico è comunque più contenuto rispetto alla crescita durante la prima, la seconda e la terza ondata: è uno degli effetti più attesi della campagna vaccinale.

Nell’ultima settimana i morti per COVID-19 sono stati 335, il 21,8 per cento in più rispetto ai sette giorni precedenti. Solo in Valle d’Aosta e nella provincia autonoma di Bolzano non sono stati segnalati decessi, mentre la Sicilia è la regione con più morti nell’ultima settimana: sono stati 86. Ma è bene ricordare che nei report giornalieri comunicati dalle regioni alla Protezione civile spesso vengono inseriti anche alcuni decessi risalenti alle settimane precedenti.

Secondo i criteri stabiliti dal governo, la Sicilia dovrebbe ora passare dalla zona bianca alla zona gialla.

Già la scorsa settimana, l’inasprimento delle misure restrittive in Sicilia era stato evitato di pochissimo. Per passare in zona gialla è necessario che l’incidenza settimanale dei contagi sia pari o superiore a 50 casi ogni 100mila abitanti, e che contemporaneamente l’occupazione dei posti letto nei reparti ordinari in ospedale per pazienti positivi al coronavirus sia superiore al 15 per cento. Come si può vedere da questo grafico, anche la Sardegna è molto vicina alle soglie di allerta stabilite dal ministero.

Da martedì 24 agosto in 55 comuni siciliani è entrata in vigore una nuova ordinanza regionale con una serie misure restrittive, come l’obbligo della mascherina anche all’aperto nei luoghi affollati. La mappa che mostra l’incidenza a livello provinciale è piuttosto chiara: le province con l’incidenza più alta sono Caltanissetta, dove negli ultimi sette giorni sono stati trovati 299 contagi ogni 100mila abitanti, Enna e Ragusa con 262 casi ogni 100mila abitanti. In provincia di Cagliari, in Sardegna, l’incidenza è stata di 244 casi ogni 100mila abitanti.

Questo grafico mostra l’andamento dei nuovi ingressi in terapia intensiva da metà dicembre, quando la Protezione civile ha iniziato a pubblicare il dato. Nell’ultima settimana i nuovi ricoveri sono stati 262, mentre nei sette giorni precedenti erano stati 271.

La maggior parte dei nuovi ricoveri sono avvenuti in Sicilia e in Sardegna, dove la percentuale dei posti letto in terapia intensiva occupati da malati di COVID-19 sul totale dei posti disponibili è piuttosto alta. «Arrivano intere famiglie positive. Il reparto di Malattie infettive si sta cominciando a saturare», ha detto a a Repubblica Palermo Raffaele Lanteri, chirurgo del Policlinico di Catania. «Non siamo ancora al valore soglia, ma il trend è in risalita. Rischiamo di stoppare nuovamente tutte le prestazioni non urgenti».

Al momento in Italia 40,8 milioni di persone hanno ricevuto almeno la prima dose del vaccino contro il coronavirus, e di queste 36,8 milioni risultano completamente vaccinate: tra loro 1,4 milioni hanno ricevuto il vaccino monodose di Johnson & Johnson e a 1,1 milioni è stata somministrata una sola dose in quanto già contagiate nell’ultimo anno. Il 68,8% della popolazione quindi ha ricevuto almeno una dose e il 62,2% ha completato il ciclo vaccinale.

L’andamento delle prime dosi mostra una ripresa delle somministrazioni tra i 12 e i 19 anni.

La mappa mostra la percentuale di persone vaccinate in Italia sopra i 12 anni: all’interno di ogni regione si trova la percentuale che non ha ricevuto nemmeno una dose, mentre il colore quella di chi non ha completato il ciclo vaccinale.

In questo grafico si può osservare l’andamento delle somministrazioni nei vari stati del mondo.