Il problema con la raccolta dei pomodori

Il clima estremo, la mancanza di manodopera e la crisi della logistica stanno mettendo in grave difficoltà il settore, e alcune Regioni hanno chiesto aiuto al governo

(ANSA/MASSIMO PERCOSSI)
(ANSA/MASSIMO PERCOSSI)

Quest’estate un problema serio colpisce l’agricoltura italiana: la produzione dei pomodori – e soprattutto il trasporto dai luoghi di raccolta a quelli di lavorazione – non sta andando bene. Le ragioni sono numerose. Anzitutto il clima, che è stato estremo negli scorsi mesi e che secondo la CIA, Confederazione italiana agricoltori, ha causato «uno shock termico-idrico». Inoltre manca la manodopera nei campi ed è in crisi il settore logistico: c’è carenza di autotrasportatori che spostino il raccolto dai campi fino ai luoghi di trasformazione industriale.

Le regioni Puglia, Campania, Molise e Basilicata hanno scritto al ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli chiedendo interventi urgenti e indennizzi immediati. In Campania i danni riguardano il 20 per cento della produzione con milioni di euro persi. In Puglia, regione leader nella raccolta, si potrebbe arrivare, secondo le stime della Coldiretti regionale, al 30 per cento di prodotto in meno rispetto all’anno passato.

In Italia ci sono 7mila imprese agricole, oltre 90 imprese di trasformazione (che si occupano cioè della trasformazione dei pomodori in passata e altri prodotti) e 10mila addetti. Nel 2020 sono state raccolte 5,1 milioni di tonnellate di materia prima e la produzione italiana di prodotto trasformato ha costituito il 13 per cento della produzione mondiale e il 53 per cento di quella europea. Il fatturato industriale ha raggiunto 3,5 miliardi di euro, di cui 1,8 provenienti dalle esportazioni. Secondo le associazioni di categoria, nel 2021 questi dati rischiano di essere significativamente inferiori.

Il primo problema è rappresentato dal clima. Dice al Post Antonio Perrini, agricoltore della Valle d’Itria, in Puglia: «Un caldo torrido, ma soprattutto persistente, come abbiamo vissuto quest’anno, non si verificava da anni. Le coltivazioni hanno bisogno di acqua, stiamo prosciugando le falde. Quest’anno abbiamo visto i fichi seccare. Non era mai successo».

È stata una concomitanza di fattori a portare alla crisi attuale. «Prima abbiamo avuto, fino a metà luglio, pioggia e freddo», dice al Post Marino Pilati, direttore di Coldiretti Foggia. «Poi un caldo pesante. Il risultato è che i pomodori prematuri hanno ritardato e quelli tardivi hanno anticipato. La raccolta si è concentrata nei primi venti giorni di agosto e questo ha comportato problemi seri. Ora temiamo, alla fine di agosto, grandinate che ci metterebbero in ginocchio».

Secondo Michele Ferrandino, imprenditore agricolo e presidente di CIA-Agricoltori italiani di Foggia una serie di criticità si è andata a incastrare contemporaneamente: «Prima ci sono state le piogge e le gelate, poi il caldo. Il problema non sono i picchi di temperatura ma la continuità del caldo che non dà tregua. Quest’anno il pomodoro lungo è arrivato prima di quello tondo, cosa mai vista. E questo comporta problemi seri al ciclo di lavorazione».

Non c’è solo il clima a preoccupare il settore: manca la manodopera. Confagricoltura, la più antica associazione italiana di agricoltori, ha reso noto che dalle aziende agricole di tutta Italia si segnala carenza di lavoratori. Per questo l’associazione ha chiesto con urgenza un decreto flussi (cioè una programmazione transitoria dei cosiddetti flussi d’ingresso di lavoratori non comunitari per lavoro subordinato) e la proroga dei permessi di soggiorno scaduti.

Secondo l’Osservatorio nazionale sul lavoro agricolo di EBAN (Ente bilaterale agricolo nazionale) e della società di consulenza Nomisma, più del 30 per cento degli operatori agricoli in Italia è straniero. Di questi, il 62 per cento è di origine extraeuropea (proveniente soprattutto dal Marocco, Tunisia, Senegal e Nigeria, ma anche dall’est Europa, Albania ed Ucraina, e dall’Asia, India e Pakistan).

«È necessario però anche guardare in faccia la realtà», dice ancora Antonio Perrini. «Con l’aumento dei controlli nei campi sulle condizioni di lavoro e sullo sfruttamento del lavoro nero, in alcune realtà diminuisce la manodopera. Più in generale gli agricoltori non riescono a reggere la concorrenza di un produttore come la Cina che ha una capacità di coltivazione immensa e di manodopera praticamente infinita e a prezzi molto, ma molto inferiori. In Italia arriva già la produzione cinese, in futuro aumenterà».

La crisi non riguarda soltanto la raccolta nei campi. Secondo l’ANICAV, l’Associazione nazionale industriali conserve alimentari vegetali, il 25-30 per cento dei lavoratori stagionali contattati dalle imprese di trasformazione per lavorare quest’anno non ha accettato l’invito. Nelle imprese mancano i manutentori delle linee di produzione, i carrellisti ma soprattutto mancano gli autisti.

Secondo i sindacati di settore, in questo momento è proprio la logistica, e dunque la mancanza di autisti, il problema principale. Il pomodoro maturo va raccolto, prelevato dalle aziende agricole e trasportato presso l’industria che lo trasforma in conserva vegetale. Tutto deve avvenire nell’arco di 24 ore, altrimenti il pomodoro marcisce. E le aziende agricole non raccolgono se non ci sono i camion pronti.

I mezzi in realtà ci sarebbero, il problema è che mancano gli autisti. Su dieci camion ne partono sette proprio perché non c’è chi li guidi.

Secondo la CIA «ai problemi climatici si sono aggiunti quelli logistici, dovuti alla crisi dell’autotrasporto, con l’indisponibilità da parte dei conducenti dei tir e degli addetti alla movimentazione del pomodoro dai principali luoghi di produzione agli impianti di trasformazione dell’industria, quasi tutti dislocati in Campania. La difficoltà dei ritiri se non addirittura il non ritiro fa sì che il prodotto marcisca o bruci sulle piante».

In Italia la mancanza di autotrasportatori si trascina da anni e la ripartenza veloce dell’economia dopo i mesi di fermo a causa della pandemia da coronavirus ha accentuato il problema. L’associazione di categoria ANITA (Associazione nazionale imprese di autotrasporto) stima una mancanza complessiva di 17.000 autisti. Anche in questo caso viene chiesto al governo di mettere mano al decreto flussi inserendo una quota riservata agli autisti per permettere l’assunzione di nuovi lavoratori stranieri.

Tuttavia c’è un problema di retribuzione: gli autisti in Italia sono meno pagati che in altri paesi europei. In Italia un autista guadagna circa 1.750 euro al mese mentre in Germania si sale a 2.150 e in Svizzera a oltre 4.000. I turni di lavoro sono spesso massacranti. Secondo i dati dell’ispettorato del lavoro su 8.823 lavoratori controllati nel 2020, 511 erano in nero e 992 violavano le regole sugli orari di lavoro. In alcuni casi i cronotachigrafi erano truccati grazie all’utilizzo di calamite e i camionisti venivano controllati tramite Gps dai datori di lavoro in modo da scoprire se, per esempio, si fermavano per mangiare oppure mangiavano sul camion.

La crisi degli autotrasporti non riguarda soltanto la raccolta dei pomodori, ma è diffusa a diversi settori produttivi in tutta Italia. E anche altri settori agricoli rischiano di trovarsi in difficoltà nei prossimi mesi. La prossima crisi potrebbe presentarsi per la vendemmia: secondo gli imprenditori agricoli mancano braccianti. Anche in questo caso viene chiesto un allargamento dei flussi migratori per far arrivare più lavoratori stranieri.