Le Olimpiadi di Tokyo e le tensioni in Asia

I Giochi evidenziano i rapporti difficili del Giappone con Cina e Corea del Sud, che si stanno aggiungendo alla già forte debolezza del governo giapponese

di Roberta Spada

Striscioni che fanno riferimento a un episodio storico di resistenza sudcoreana durante l’invasione del Giappone in Corea del Sud del Sedicesimo secolo, appesi dagli atleti della Corea del Sud al villaggio olimpico di Tokyo (Jin Sung-chul/Yonhap via AP)
Striscioni che fanno riferimento a un episodio storico di resistenza sudcoreana durante l’invasione del Giappone in Corea del Sud del Sedicesimo secolo, appesi dagli atleti della Corea del Sud al villaggio olimpico di Tokyo (Jin Sung-chul/Yonhap via AP)

Negli ultimi mesi il governo del Giappone è sembrato sempre più in difficoltà: per l’emergenza provocata dalla pandemia, per l’ostilità di parte della popolazione nei confronti delle Olimpiadi che inizieranno tra pochi giorni, e per le crescenti tensioni con gli altri due paesi più influenti dell’Asia: Cina e Corea del Sud. In particolare, l’organizzazione delle Olimpiadi ha intensificato queste tensioni, dando la possibilità al governo cinese e a quello sudcoreano di attaccare il già debole governo giapponese.

La rivalità di maggior peso nella regione è quella che contrappone Giappone e Cina. Negli ultimi mesi la Cina ha tentato di sfruttare le difficoltà del Giappone nell’organizzazione delle Olimpiadi per rafforzare la sua immagine internazionale e allo stesso tempo indebolire quella del suo avversario. Il governo cinese ha fatto leva soprattutto sul fatto che, a causa del rinvio di un anno dovuto alla pandemia, le Olimpiadi di Tokyo si terranno a soli sei mesi di distanza dalle Olimpiadi invernali cinesi del 2022. E mentre il Giappone è ormai a ridosso dell’evento con un’emergenza sanitaria ancora in corso, la Cina dice di avere sotto controllo la pandemia. Il governo cinese, che si aspetta di organizzare un grande evento sportivo partecipato e ben riuscito, sta quindi mettendo in evidenza le debolezze del Giappone per proporsi come modello nella regione.

Per il governo giapponese, la situazione è in effetti molto problematica. Le Olimpiadi erano state presentate come un momento di ripresa del paese, che sta ancora subendo le conseguenze del terremoto del 2011 e viene da anni di difficoltà economica: la speranza era quella di riprodurre il successo dei Giochi del 1964, che si erano tenuti sempre a Tokyo, in cui il Giappone era riuscito a mostrarsi come un paese in grado di organizzare con grande efficacia un evento sportivo e mediatico di portata mondiale, nemmeno vent’anni dopo la sua drammatica sconfitta nella Guerra mondiale.

La situazione però oggi è molto diversa. A pochi giorni dalla cerimonia d’apertura i contagi sono in aumento, la prima dose di vaccini è stata somministrata soltanto a un terzo della popolazione e il governo è stato costretto a chiudere al pubblico molti degli eventi sportivi già programmati. Gli ultimi sondaggi realizzati in Giappone hanno mostrato come più dell’80% della popolazione preferirebbe che l’evento non si tenesse.

Le prospettive per il governo cinese sono totalmente differenti, e Xi Jinping, sotto la cui presidenza la Cina è diventata sempre più importante nella diplomazia internazionale, si è detto sicuro di riuscire a organizzare le Olimpiadi invernali nel modo in cui erano state programmate. In Cina oggi la pandemia sembra essere sotto controllo: i contagi comunicati sono bassi e la campagna vaccinale sembra andare molto bene.

Forte di questa gestione della pandemia, a marzo di quest’anno il governo cinese ha fatto un accordo con il Comitato olimpico internazionale che è stato visto dal Giappone come una provocazione: secondo l’accordo, il CIO accettava l’aiuto e la collaborazione della Cina nel fornire vaccini agli atleti partecipanti alle Olimpiadi di Tokyo. Il Ministro giapponese per le Olimpiadi, Tamayo Marukawa, ha detto però che il Giappone non era stato consultato, che i vaccini non erano stati approvati nel paese, e che gli atleti nazionali non li avrebbero usati. Da tempo la Cina sta usando i vaccini come strumento di diplomazia, ha scritto tra gli altri la giornalista Thisanka Siripala sul sito The Diplomat.

Diversi esperti sono d’accordo nel considerare le mosse cinesi come parte di un più ampio piano di propaganda del modello cinese verso l’esterno. Secondo il politologo Michael Green, Xi Jinping tratterà le Olimpiadi «come una celebrazione di propaganda per l’ascesa della Cina». Giulia Pompili, giornalista del Foglio, ha scritto che «i Giochi olimpici sono soprattutto una gara di esposizione mediatica, che ha a che fare con l’indotto turistico, certo, ma soprattutto con la promozione di sé e la rivendicazione del proprio sistema come modello».

Oltre alle difficoltà legate alla pandemia, all’ostilità dei giapponesi nei confronti dei Giochi, alle provocazioni della Cina, il Giappone ha dovuto gestire anche la rivalità con la Corea del Sud, cresciuta molto negli ultimi anni e finita spesso sui principali giornali internazionali.

Negli ultimi tre anni, le relazioni tra Giappone e Corea del Sud hanno raggiunto livelli di tensione che non si vedevano da molto tempo. La questione che ha provocato le liti più rilevanti è quella delle “schiave del sesso”, le donne che vennero costrette a prostituirsi nei bordelli militari giapponesi prima e durante la Seconda guerra mondiale e provenienti soprattutto da Corea del Sud e Cina. Si tratta di un tema molto sentito in Corea del Sud, dove la popolazione chiede che il governo giapponese si prenda le responsabilità relative. Era stato raggiunto un accordo in merito nel 2015, ma questa soluzione fu ritenuta insufficiente da gran parte della popolazione sudcoreana. Nel novembre del 2018 il governo aveva deciso di rompere questo accordo, riaprendo la questione.

Lo scontro tra i due paesi aveva poi portato a una serie di ritorsioni reciproche. Il Giappone aveva limitato le esportazioni di materiali ad alta tecnologia verso la Corea del Sud, che a sua volta aveva boicottato alcuni prodotti giapponesi. I due paesi avevano inoltre deciso di escludersi rispettivamente dalla lista dei partner commerciali privilegiati, e la Corea del Sud aveva annunciato di non voler rinnovare un rilevante accordo bilaterale sulla condivisione di informazioni di intelligence.

Le liti tra i due paesi hanno riguardato anche la disputa territoriale per il possesso degli scogli di Liancourt: un arcipelago di isolette quasi del tutto disabitato che si trova in una zona molto pescosa tra Corea del Sud e Giappone e che, secondo le autorità sudcoreane, potrebbe contenere dei depositi di gas naturale.

La Guardia costiera sudcoreana prese il controllo della zona dopo la Seconda guerra mondiale e lo mantiene tuttora, ma nei trattati successivi al conflitto non fu esplicitata la giurisdizione dell’arcipelago, provocando una disputa territoriale che va avanti da decenni. Di questa contesa si è parlato anche nell’ambito delle Olimpiadi di Tokyo, dopo che il Comitato organizzatore dei Giochi aveva pubblicato una mappa che includeva l’arcipelago nel territorio del Giappone.

Il 28 maggio, di fronte al parlamento, il ministro degli Esteri sudcoreano Chung Eui-yong ha detto che il governo avrebbe risposto con durezza alla pubblicazione della mappa, e ha aggiunto di avere già provveduto a presentare un reclamo. La stessa polemica era avvenuta durante le Olimpiadi sudcoreane del 2018, a posizioni invertite.

I litigi tra governo giapponese e governo sudcoreano sembrano non essere finiti. Sabato, per esempio, la Corea del Sud ha annunciato che organizzerà un proprio servizio di ristorazione per offrirlo ai suoi atleti, perché preoccupata dal fatto che i pasti organizzati dal Comitato giapponese contengano dei prodotti provenienti dalla zona di Fukushima, dove si verificò l’incidente alla centrale nucleare nel 2011, in seguito a un forte terremoto. La decisione è stata presa nonostante il Giappone abbia garantito di svolgere controlli accurati e costanti. Inoltre, nel villaggio olimpico la nazionale sudcoreana ha appeso uno striscione che faceva riferimento a un episodio storico di resistenza sudcoreana durante l’invasione del Giappone in Corea del Sud del Sedicesimo secolo.

La rilevanza delle Olimpiadi in Asia sta mettendo quindi ancor più in evidenza le difficoltà del governo giapponese, che dovrebbe districarsi tra una pandemia non ben gestita, le altissime aspettative che aveva creato per l’evento, il confronto con la Cina e le liti con la Corea del Sud. Secondo Michael Green, il governo giapponese vorrebbe solo «portarla a casa», ma le prospettive sono tali da far rischiare la fine della leadership del Primo ministro, Yoshihide Suga.

Questo e gli altri articoli della sezione Intorno alle Olimpiadi sono un progetto del workshop di giornalismo 2021 del Post con la Fondazione Peccioliper, pensato e completato dagli studenti del workshop.