Forse abbiamo oltrepassato il punto di non ritorno per l’Artico

Lo ha detto Markus Rex, capo della più grande spedizione scientifica di sempre tra i ghiacci attorno al Polo Nord

Markus Rex, capo della più grande spedizione scientifica di sempre nell'Artico, su un banco di ghiaccio, il 5 ottobre 2019 (Marcel Nicolaus/Alfred Wegener Institute via ZUMA Wire, ANSA)
Markus Rex, capo della più grande spedizione scientifica di sempre nell'Artico, su un banco di ghiaccio, il 5 ottobre 2019 (Marcel Nicolaus/Alfred Wegener Institute via ZUMA Wire, ANSA)

Il cambiamento climatico causato dalle emissioni di gas serra delle attività umane potrebbe aver già innescato un meccanismo irreversibile: lo scioglimento completo dei ghiacci dell’Artico durante i mesi estivi. Lo ha detto Markus Rex, fisico dell’atmosfera, climatologo e capo della più grande spedizione scientifica mai realizzata tra i ghiacci attorno al Polo Nord, portata avanti tra il settembre del 2019 e l’ottobre del 2020. Durante una conferenza stampa a Berlino nella quale sono state presentate le prime conclusioni sui dati raccolti durante la spedizione, Rex ha detto:

La sparizione della banchisa estiva nell’Artico è una delle prime mine di un campo minato, uno dei punti di non ritorno a cui stiamo arrivando facendo aumentare troppo le temperature. (…) È legittimo chiedersi se forse non abbiamo già messo il piede su questa mina e innescato l’esplosione.

L’Artico, cioè l’oceano che copre la parte più settentrionale della Terra, è in parte ghiacciato tutto l’anno: d’estate l’estensione delle piattaforme di ghiaccio, chiamate banchisa, si riduce rispetto all’inverno e negli ultimi decenni questa riduzione si è sempre più accentuata. Per una serie di ragioni infatti l’Artico è una delle zone del pianeta maggiormente esposte al riscaldamento globale.

La spedizione guidata da Rex ha coinvolto 300 scienziati provenienti da venti paesi, e si è svolta a bordo della nave rompighiaccio Polarstern: è durata 389 giorni, è costata 140 milioni di euro e ha permesso di raccogliere 150 terabyte di dati – 150mila GB – sull’atmosfera, sull’oceano, sul ghiaccio e sugli ecosistemi artici. I primi risultati dell’analisi di questi dati dicono che i ghiacci artici che si sono sciolti nella primavera del 2020 lo hanno fatto più velocemente che in passato, da quando misuriamo la velocità di scioglimento, e che si sono dimezzati come dimensioni rispetto a un decennio fa. Rispetto agli anni Novanta dell’Ottocento, quando gli esploratori Fridtjof Nansen e Hjalmar Johansen misurarono le temperature dell’Artico, c’è stato un aumento di 10 °C.

Markus Rex, al centro, insieme alla ministra dell’Istruzione e della Ricerca tedesca Anja Karliczek, a destra, e alla fisica Stefanie Arndt durante la presentazione dei primi risultati della spedizione scientifica della Polarstern, il 15 giugno 2021 (Felix Schröder/dpa, ANSA)

«Solo facendo nuove misurazioni nei prossimi anni potremo stabilire se si può salvare la banchisa artica anche d’estate, grazie a una protezione coerente del clima, oppure se abbiamo già oltrepassato questo importante punto di non ritorno del sistema climatico», ha detto ancora Rex. Il completo scioglimento estivo della banchisa potrebbe a sua volta avere delle conseguenze, influenzando il clima delle terre affacciate sull’Artico, come la Groenlandia.

– Leggi anche: Nell’Artico fa sempre più caldo