Cosa faremo di tutto questo gel disinfettante?

Negli Stati Uniti ora non sanno più che farsene, in Italia va ancora forte ma si porrà il problema tra qualche mese

(AP Photo/Andre Penner)
(AP Photo/Andre Penner)

Da marzo dello scorso anno i gel disinfettanti per le mani sono entrati nelle nostre vite quotidiane finendo su ogni bancone, all’ingresso di gran parte dei negozi, in tanti zaini e borsette, e sono ora immancabilmente esposti alle casse dei supermercati insieme e caramelle e accendini: una posizione molto più visibile rispetto al resto del reparto cosmetica, in cui rimarranno almeno per qualche mese. Ma nelle ultime settimane c’è stato un calo delle vendite e molti produttori si stanno chiedendo cosa faremo con tutto il gel prodotto nell’ultimo anno.

Questo problema è già piuttosto evidente negli Stati Uniti, dove gli effetti della campagna vaccinale hanno portato l’opinione pubblica a considerare ormai finita l’emergenza coronavirus. La condizione di sollievo generale si nota anche nelle vendite dei prodotti che nell’ultimo anno sono stati ritenuti essenziali. Secondo un report di NielsenIQ citato dal Wall Street Journal, nella prima settimana di maggio le vendite di disinfettanti per le mani sono diminuite dell’80 per cento rispetto al 2020. Molti supermercati si ritrovano con ingenti scorte di gel e prodotti igienizzanti e per questo stanno promuovendo vendite scontate, senza grandi risultati: migliaia di scatole di gel continuano a rimanere impilate sugli scaffali, invendute.

In Italia non sembra già esserci questa eccedenza, anche se è ormai raro vedere gli scaffali vuoti come nei primi due mesi dell’epidemia, quando la richiesta dei gel disinfettanti era cresciuta improvvisamente e per le aziende non era stato facile tenere i ritmi di fornitura al passo con la domanda. Molte, il 25 per cento di tutte le aziende di questo settore, hanno sospeso il resto della produzione per concentrare tutti gli sforzi sui gel disinfettanti, che fino al 2019 avevano un ruolo marginale nel mercato.

La scelta è stata naturale e lungimirante. Secondo i dati elaborati da Cosmetica Italia, associazione che fa parte di Confindustria, in tutto il 2020 il consumo di saponi e gel per l’igiene delle mani è cresciuto del 35 per cento rispetto all’anno precedente. Tigotà, uno dei più noti distributori di prodotti per l’igiene personale e la cosmetica, dice invece di averne venduti quattro volte di più rispetto al 2019. Un’altra grande aziende, Angelini Pharma, che tra le altre cose produce l’Amuchina, dice che ad aprile 2021 c’è stato un calo di vendite del 27,8 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e che i loro esperti stimano per tutto il 2021 una diminuzione del 44,2 per cento con 30,9 milioni di pezzi venduti contro i 55,4 milioni venduti nel 2020.

La maggiore richiesta è stata dettata anche dalle precauzioni consigliate all’inizio dell’epidemia, in una fase in cui non era chiaro se la trasmissione del virus passasse dalle superfici o per via aerea. Dopo diversi studi condotti in molti paesi è ormai chiaro che i rischi di contrarre il coronavirus toccando una superficie infetta siano bassi. Ma lavarsi bene le mani è comunque una buona pratica per ridurre il rischio di contrarre qualsiasi tipo di infezione e la speranza dei produttori è che i consumatori abbiano assimilato questa abitudine.

I primi dati del 2021 dicono che anche in Italia l’attenzione è calata anche se non crollata come negli Stati Uniti. Gian Andrea Positano è il responsabile del centro studi di Cosmetica Italia, che tra gli altri ha il compito di monitorare costantemente i consumi per delineare alle aziende associate possibili scenari del mercato. Positano spiega che nei primi mesi del 2021 c’è stato un calo del 10 per cento dei consumi di gel disinfettanti rispetto al 2020. Significa che la crescita dello scorso anno non è stata ancora vanificata. «Noi stimiamo che nei prossimi anni le famiglie continueranno a usare gel disinfettanti e prodotti per l’igiene delle mani con più cura rispetto all’epoca pre pandemica», dice. «È difficile tornare indietro: ormai si è creata un’abitudine. È la famosa nuova normalità».

(AP Photo/Jae C. Hong)

Secondo Positano l’andamento sarà simile alla crescita di interesse nei confronti delle salviette umidificate di qualche tempo fa. Negli anni Novanta la maggior parte dei papà e delle mamme usavano le salviette per pulire le mani ai loro figli, poi all’inizio degli anni Duemila c’è stato un calo dei consumi, ma le salviette non sono sparite del tutto. Oggi quel prodotto è ancora molto venduto anche se non più ai livelli di vent’anni fa. «Molto dipende da come andranno i prossimi mesi», dice Positano. «Tutti ci auguriamo di uscire il prima possibile dalla pandemia, ma al momento è difficile prevedere con certezza cosa succederà dopo l’estate, così come è stato difficile prevederlo lo scorso anno. L’andamento degli eventuali contagi inciderà sui consumi dei gel igienizzanti, che comunque si continueranno a vendere».

Anche Pericle Ciatto, responsabile marketing di Tigotà, è convinto che il mercato degli igienizzanti continuerà a rimanere centrale anche nei prossimi anni. «All’iniziale difficoltà dovuta all’improvvisa crescita della domanda è seguito un riallineamento», dice. «In questi mesi del 2021 la richiesta di questi prodotti è rimasta elevata e, considerando il tracollo verticale di altre categorie merceologiche, possiamo dire che le abitudini d’acquisto sono radicalmente mutate nell’ultimo anno: i consumatori, più attenti a igiene e pulizia, cercano sicurezza».

Uno dei motivi che spiegano come mai in Italia non ci siano enormi eccedenze come negli Stati Uniti è la dimensione delle aziende, spesso medie o piccole. I lotti hanno dimensioni più contenute rispetto alle imponenti produzioni delle multinazionali e chi si occupa della programmazione riesce a seguire con più reattività i consumi: così come le forniture sono aumentate lo scorso anno, negli ultimi mesi il ritmo di lavoro è calato per non intasare i magazzini.

Questa particolare capacità di seguire i consumi ha consentito alle aziende di limitare l’impatto dell’aumento del costo delle materie prime. «Che è arrivato dopo la riapertura di molte attività e adesso è il grande problema per i nostri bilanci», spiega Giorgio Dal Prato, presidente di Assocasa, l’associazione nazionale detergenti e specialità per l’industria e per la casa che fa parte di Federchimica.

(Roberto Monaldo / LaPresse)

Anche Dal Prato dice che negli ultimi mesi i consumi sono calati perché il 2020 è stato un’eccezione. Mantenere una crescita come lo scorso anno non sarà possibile e il timore maggiore è che anche in Italia ci sia una progressiva generale sottovalutazione delle misure di prevenzione, come sta avvenendo negli Stati Uniti. «Siamo passati da una rincorsa dell’emergenza a cercare di comprendere questa fase in cui l’epidemia non è ancora conclusa», dice.

Gli effetti della campagna vaccinale sono visibili e incideranno anche sullo studio e la promozione dei prodotti. Saranno più legati all’igiene universale e non specifici contro il contagio, più pratici e sostenibili. Il mercato dello scorso anno ha dimostrato che spesso le aziende italiane sanno adattarsi meglio all’andamento del mercato rispetto ai concorrenti stranieri. Per questo è difficile che tutto quel gel venga sprecato. «Il senso di sicurezza porterà a una riduzione dei consumi», dice Dal Prato. «Ma starà anche alle aziende comprendere i bisogni dei consumatori: con prodotti pratici e attenti all’ambiente si potrà mantenere un livello di produzione soddisfacente ed evitare sprechi».