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  • Mercoledì 26 maggio 2021

Un tribunale olandese ha ordinato a Shell di ridurre le emissioni più di quanto aveva promesso

È la prima volta che un'azienda viene obbligata a cambiare i suoi impegni per l'ambiente sulla base dell'accordo di Parigi

Il logo di Shell di una stazione di rifornimento di Londra (AP Photo/Kirsty Wigglesworth, La Presse)
Il logo di Shell di una stazione di rifornimento di Londra (AP Photo/Kirsty Wigglesworth, La Presse)

Un tribunale dell’Aia, nei Paesi Bassi, ha stabilito che entro il 2030 la grande società petrolifera Royal Dutch Shell, più nota come Shell, dovrà ridurre le proprie emissioni di gas serra del 45 per cento rispetto ai livelli del 2019. È una riduzione molto più alta di quella promessa da Shell, che a febbraio aveva detto che entro il 2030 avrebbe ridotto le emissioni del 20 per cento rispetto ai livelli del 2016 (ovvero i livelli registrati due anni prima del raggiungimento del suo picco di emissioni).

Secondo la decisione del tribunale il modello di business di Shell «mette a rischio il rispetto dei diritti umani e le vite delle persone» perché minaccia il raggiungimento degli obiettivi fissati dall’accordo sul clima di Parigi del 2015. L’accordo – il cui obiettivo è evitare che le temperature medie globali aumentino di più di 2 °C rispetto ai livelli pre-industriali, e preferibilmente restino sotto 1,5 °C di aumento – è un impegno preso tra paesi, e non tra aziende, ma il tribunale dell’Aia ha osservato che per via delle sue emissioni di gas serra Shell ha un impatto sul cambiamento climatico maggiore di quello di molti paesi del mondo.

Milieudefensie, una delle sette organizzazioni ambientaliste che a nome di 17.200 cittadini olandesi avevano portato Shell in tribunale, ha detto che è la prima volta nel mondo che un’azienda energetica viene obbligata legalmente a rispettare l’accordo di Parigi.

La decisione del tribunale, contro cui Shell può fare appello, è legalmente vincolante solo nei Paesi Bassi (l’azienda ha la sua sede principale proprio all’Aia), ma potrebbe ispirare nuovi procedimenti giudiziari contro altre grandi aziende petrolifere europee, tra cui l’italiana Eni.

– Leggi anche: I giovani che portano gli stati in tribunale per il cambiamento climatico

Attualmente il piano di riduzione delle emissioni di gas serra di Shell prevede che entro il 2050 l’azienda arrivi alle cosiddette emissioni zero, una condizione in cui per ogni tonnellata di COo di un altro gas serra che si diffonde nell’atmosfera se ne rimuove altrettanta. Come molte altre strategie di riduzione delle emissioni, anche quella di Shell prevede degli obiettivi intermedi: una riduzione delle emissioni del 6-8 per cento entro il 2013, del 20 per cento entro il 2030, del 45 per cento entro il 2035, il tutto rispetto ai livelli del 2016. Shell ha anche promesso che la sua produzione totale di petrolio non supererà più i livelli del 2019.

Tra le altre cose le organizzazioni ambientaliste che hanno portato Shell in tribunale criticano l’azienda perché prevede di ridurre gran parte delle sue emissioni finanziando progetti di salvaguardia forestale, il cui reale contributo di compensazione è molto discusso.

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