I grandi quadri che non abbiamo più trovato

Distrutti, in casa di miliardari, abbandonati, sappiamo solo quando sparirono agli occhi di quasi tutti: come quelli rubati nel celebre furto di Boston

di Pietro Cabrio

(Phil Walter/Getty Images)
(Phil Walter/Getty Images)

Secondo il più grande database di arte scomparsa al mondo sono oltre 700mila gli oggetti d’arte, d’antiquariato e da collezione ritenuti smarriti, rubati o saccheggiati. Molti di questi, e tra i più preziosi, sono dipinti d’autore di cui conosciamo l’esistenza ma non il luogo in cui si trovano, sempre che non siano andati distrutti nel corso del tempo, all’insaputa di tutti o quasi.

Tanti grandi quadri che vengono in mente quando si parla di arte sono stati rubati almeno una volta da quando esistono. Nei migliori casi sono stati consegnati o ritrovati, come La Gioconda di Leonardo Da Vinci, l’Urlo di Edvard Munch e il Ritratto di signora di Gustav Klimt. In altri casi invece non sono ritenuti smarriti, ma non si conoscono né i proprietari né i luoghi in cui sono conservati, come l’originale del Ritratto del dottor Gachet di Vincent van Gogh, che dagli anni Novanta è passato tra le mani di diversi privati fino a scomparire nei primi anni Dieci del Duemila, venduto in segreto da un finanziere austriaco.

Ogni anno la lista diventa più ampia. L’anno scorso, per esempio, quando tutti eravamo presi dalle prime notizie della pandemia, nei Paesi Bassi è sparito un van Gogh, rubato da qualcuno che poi se ne è vantato con la polizia. Il van Gogh rubato si è aggiunto alla lista dei grandi quadri famosi scomparsi, che abbiamo raccolto in questa pagina.

Giardino della canonica a Nuenen in primavera
Vincent van Gogh (1884)

(Wikimedia)

È un quadro di piccole dimensioni, uno dei circa duecento che van Gogh dipinse quando tornò a vivere con i genitori a Neuen, vicino a Eindhoven. Con colori scuri, marroni e verdi mostra la fine dell’inverno nelle campagne circostanti alla casa dei genitori e l’arrivo della primavera, che si può percepire dai colori chiari del cielo in lontananza.

Dal 1962 fino a pochi mesi fa il Giardino della canonica a Nuenen in primavera fu conservato al Museo di Groninga. Lo scorso anno, nei primi mesi della pandemia, venne prestato al museo olandese Singer Laren, dove il 30 marzo fu rubato approfittando della chiusura dell’edificio. Due mesi dopo il furto, gli investigatori hanno ricevuto una foto con il dipinto accanto a una pagina del New York Times e una copia della biografia di Octave Durham, ladro famoso per aver rubato proprio due van Gogh successivamente recuperati. Il furto è stato registrato dalle telecamere di sicurezza e lo scorso aprile la polizia olandese ha arrestato un sospettato, ma non ha ancora trovato nulla.

Cristo nella tempesta sul mare di Galilea
Rembrandt van Rijn (1633)

(Wikimedia)

Il più importante tra i quadri rubati nel furto all’Isabella Stewart Gardner di Boston, la notte di San Patrizio del 18 marzo 1990, su cui Netflix ha prodotto di recente una serie. È uno dei quadri più famosi di Rembrandt e il suo unico paesaggio marino. Deve gran parte del suo valore al modo in cui testimonia le capacità illustrative dell’artista, dimostrate dal senso di movimento precario dato alla barca dai soggetti a bordo, contrapposto alla figura di Gesù, stabile e in direzione contraria al moto.

Fu una delle tredici opere d’arte rubate all’Isabella Stewart Gardner e mai più ritrovate. Le indagini continuano da oltre trent’anni ma non hanno portato a nulla di concreto. Tutto quello che si sa è che la notte del 18 marzo 1990 due uomini travestiti da poliziotti si fecero aprire dalla sorveglianza del museo e immobilizzarono le guardie, ma i sensori di movimento non registrarono mai la loro presenza nelle sale espositive. I quadri vennero tagliati dalle cornici e probabilmente danneggiati.

Viste le modalità di esecuzione e il furto di tredici opere specifiche su oltre un centinaio, rimangono sospetti fondati sulla partecipazione al furto di qualcuno con familiarità con il museo. Le indagini si avvicinarono — senza mai arrivare in fondo — alla mafia italoamericana di Boston, la quale avrebbe avuto interesse nel rubare i quadri per poter trattare con la giustizia americana, che in quegli anni stava azzerando i vertici mafiosi negli Stati Uniti.

Dama e gentiluomo in nero
Rembrandt van Rijn (1633)

(Wikimedia)

È il secondo quadro di Rembrandt rubato all’Isabella Stewart Gardner di Boston nel 1990. Per anni la sua autenticità fu messa in dubbio: nel 1987 l’organizzazione olandese che si occupa della catalogazione delle opere di Rembrandt lo attribuì al suo entourage, ma poi nel 2015 si corresse e lo attribuì nuovamente all’artista. È un ritratto di una coppia in posa con abiti eleganti e nasconde una particolarità: tra i due soggetti in origine c’era un bambino, probabilmente il figlio, che morì giovane e successivamente venne cancellato.

Concerto a tre
Jan Vermeer (1666-67)

(Wikimedia)

È considerata da alcuni come l’opera rubata più preziosa al mondo, con un valore stimato di almeno 250 milioni di dollari, ed è il terzo grande quadro sparito dallo Stewart Gardner di Boston. Ritrae tre musicisti in concerto: una donna al clavicembalo, un uomo al liuto e una seconda donna in procinto di cantare. Sopra di loro si vedono tre dipinti, uno dei quali è La Mezzana dell’olandese Dirck van Baburen, i cui tre soggetti, ritratti in atteggiamenti promiscui, potrebbero alludere al desiderio nascosto dall’ambiente austero in cui si svolge il piccolo concerto. Deve molto del suo valore alla scarsità di opere esistenti attribuite a Vermeer, non più di trentasei, e a come ben rappresenta il tema preferito dell’artista, la vita quotidiana borghese.

Vista di Auvers-sur-Oise
Paul Cezanne (1879-80)

(Wikimedia)

La Vista di Auvers fu rubata la notte del 31 dicembre 1999 dall’Ashmolean Museum di Oxford. È considerato un quadro particolarmente rappresentativo della transizione artistica di Cezanne e più in generale di quella tra impressionismo, post-impressionismo e cubismo di fine Ottocento. Il paesaggio in profondità dà la cosiddetta “percezione della sensazione” con forme abbozzate e semplificate date da pennellate ben visibili.

Era l’unico quadro di Cezanne all’Ashmolean Museum. Fu rubato approfittando dei festeggiamenti per il nuovo Millennio da una sola persona, stando al materiale raccolto nelle indagini. Il ladro si calò con una scala da uno dei lucernari dell’edificio e si coprì dalle telecamere di sicurezza grazie al fumo di un fumogeno che diffuse in tutta la sala con un ventilatore. Prese il quadro, solo quello, e se ne andò lasciando sul tetto un borsone con guanti, bisturi e nastro adesivo. Per le modalità di esecuzione è considerato uno dei furti d’arte moderni meglio riusciti. Le indagini sono ancora aperte.

Ritratto di un giovane uomo
Raffaello Sanzio (1513-1514)

(Wikimedia)

Al Museo Czartoryski di Cracovia c’è una cornice vuota dove un tempo era conservato il Ritratto di un giovane uomo, realizzato nei primi del Cinquecento da Raffaello Sanzio, tra i più grandi artisti di sempre e uno dei maggiori esponenti del Rinascimento. Potrebbe essere un autoritratto dell’autore, e dalla mano destra rimasta a metà si presume sia stato tagliato. È considerato uno dei ritratti ideali dell’uomo rinascimentale per dimensioni, composizione e colori, nonostante questi siano stati probabilmente danneggiati da un restauro mal riuscito. Attualmente viene valutato circa 100 milioni di dollari.

Fu visto per l’ultima volta nel 1945.

Dalla sua realizzazione, l’opera fece il giro d’Europa, anche se non si conoscono tutti gli eventuali spostamenti che ad inizio Ottocento lo portarono a Venezia, nella collezione della famiglia Giustiniani. Nel 1801 i principi polacchi Adam e Augustyn Czartoryski lo comprarono per portarlo in Polonia nella loro collezione di famiglia. Nei decenni successivi l’opera venne continuamente spostata fino al 1876, anno in cui la famiglia fondò il Museo Czartorysky a Cracovia.

Dopo l’invasione tedesca della Polonia, le opere del museo, tra le quali la Dama con l’ermellino di Leonardo Da Vinci, vennero trafugate dai nazisti per diventare parte della collezione privata di Adolf Hitler, che però non raggiunsero mai. Vennero sequestrati da Hans Frank, il governatore tedesco della Polonia, nel castello reale di Cracovia, dove rimasero fino al 1945. Vennero tutte ritrovate dall’esercito americano, tranne il Raffaello, che sparì, probabilmente rubato e nascosto, anche se le ricostruzioni che lo reputano distrutto sono molte (qualcuno ricorderà la scena di Monuments Men).

Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d’Assisi
Caravaggio (1600 circa)

(Wikimedia)

Alto circa tre metri e largo due, Caravaggio lo dipinse tra Roma e Palermo agli inizi del Seicento, poco prima di morire. Fu rubato dall’Oratorio di San Lorenzo, a Palermo, nell’ottobre del 1969. Per l’FBI è una delle dieci opere d’arte rubate più importanti sulle quali si indaga ancora.

Non sappiamo chi lo prese e dove possa essere, ma c’è tutto un filone di ipotesi secondo cui fu rubato dalla mafia siciliana, i cui pentiti spesso tornano a citarlo, spesso a sproposito. Ci sono anche racconti e teorie più o meno credibili secondo cui il dipinto si rovinò nel furto e fu quindi distrutto. Ci fu anche un giornalista che disse di essere stato a un passo dall’acquistarlo, spiegando però che l’incontro decisivo saltò per via del terremoto in Irpinia.

Vaso e fiori
Vincent van Gogh (1886-87)

(Wikimedia)

Van Gogh lo dipinse nel suo periodo parigino a tre anni dalla morte. Il contrasto cromatico tra i fiori e l’ambiente circostante richiama lo stile delle opere del pittore italo-francese Adolphe Monticelli, che van Gogh scoprì e apprezzò nel suo periodo trascorso in Francia.

Venne rubato la prima volta il 4 giugno 1997 al Museo Mohamed Mahmoud Khali del Cairo, in Egitto, e recuperato dieci anni dopo in Kuwait. Sparì una seconda volta, sempre al Cairo, nell’agosto del 2010 e da allora non è più stato trovato. Nell’ottobre dello stesso anno le autorità egiziane condannarono a tre anni per negligenza undici dipendenti del ministero della Cultura, compreso il vice ministro, ritenuti responsabili della scarsa sicurezza del museo.

Da Tortoni
Edouard Manet (1875)

(Wikimedia)

L’unico Manet rubato all’Isabella Stewart Gardner nel 1990. Di piccole dimensioni, ritrae un uomo non identificato seduto a un tavolo del Café Tortoni a Parigi mentre scrive bevendo un bicchiere di birra. Manet lo dipinse probabilmente all’interno del locale, che frequentava spesso. A differenza degli altri quadri rubati al museo di Boston, la cornice di questo dipinto non fu lasciata per terra, ma messa sulla sedia del direttore della sicurezza, forse in segno di scherno.

Testa di Arlecchino
Pablo Picasso (1971)

Fu rubato nell’ottobre 2012 dal museo Kunsthal di Rotterdam, nei Paesi Bassi, insieme a Ragazza davanti a una finestra aperta di Paul Gauguin, Ragazza che legge in bianco e giallo di Herni Matisse, Il ponte di Waterloo e Il ponte di Charing Cross di Claude Monet. I ladri misero fuori uso i sistemi di allarme e in un paio di minuti entrarono da un’uscita di emergenza, staccarono i quadri e se ne andarono. Facevano parte della collezione di un ricco investitore olandese, Willem Cordia, e sarebbero rimasti al Kunsthal per una sola settimana.

Nel 2013 furono arrestati quattro uomini romeni ritenuti responsabili del furto. La madre di uno di loro disse di essersi spaventata e di aver bruciato i quadri per eliminare le prove, ma poi ritrattò, anche se nello stesso anno il direttore del Museo Nazionale di storia romena di Bucarest disse che la cenere trovata in casa della donna conteneva effettivamente resti di tela e pittura.

Piccione con piselli
Pablo Picasso (1911)

(Wikimedia)

Ritenuto un classico esempio del cubismo di Picasso, è uno dei cinque dipinti rubati dal Museo di arte moderna Ville de Paris il 20 maggio 2010. Fu realizzato nel primo periodo cubista di Picasso, il cosiddetto cubismo analitico, e influenzato dall’arte tribale africana. Fu rubato da una sola persona, il bosniaco Vjeran Tomic, che prese anche un dipinto di Matisse e un ritratto fatto da Modigliani alla sua musa Lunia Czechowska (che secondo Tomic «sembrava fosse viva, pronta per ballare un tango»). Poi prese anche un quadro di Georges Braque.

Arrestato anche grazie alle testimonianze dei complici, nel 2017 Tomic è stato condannato a otto anni di prigione. Grazie al suo processo e alle lettere scritte, il suo è uno dei furti su cui si conoscono più dettagli. Tranne uno, fondamentale: i quadri non sono ancora stati ritrovati, e l’ultimo ad averli avuti tra le mani dice di averli distrutti, anche se gli investigatori non ci hanno mai creduto.