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  • Domenica 11 aprile 2021

Le affollatissime elezioni presidenziali in Perù

Ci sono 18 candidati e nessun favorito, in un paese che ha avuto cinque presidenti in cinque anni, tre dei quali accusati di corruzione

La candidata alle elezioni presidenziali del Perù Veronika Mendoza scatta un selfie con alcuni sostenitori a Lima. 6 aprile 2021 (AP Photo/ Martin Mejia)
La candidata alle elezioni presidenziali del Perù Veronika Mendoza scatta un selfie con alcuni sostenitori a Lima. 6 aprile 2021 (AP Photo/ Martin Mejia)

Domenica in Perù si vota per eleggere il nuovo presidente. Sono elezioni importanti, e non solo perché si rinnova la carica più importante dello stato. Negli ultimi cinque anni il paese ha avuto ben cinque presidenti, tre dei quali accusati di corruzione, o già finiti in carcere. I continui cambi a capo del governo – quello attuale è il quarto governo in tre anni – hanno provocato grande instabilità politica, e le cose potrebbero non migliorare nemmeno con le elezioni di oggi, dove i candidati sono 18, nessuno dei quali chiaramente favorito.

Secondo alcuni sondaggi citati dal giornalista peruviano Diego Salazar sul Washington Post, circa un terzo dei peruviani non sa chi votare o non vuole votare nessuno dei candidati alle elezioni di domenica. Al momento l’unico che supera il 10 per cento delle preferenze è Yonhy Lescano, politico esperto e candidato col partito Azione Popolare, populista di sinistra.

A oggi è facile prevedere che si andrà al ballottaggio a giugno, ma è molto difficile capire chi saranno i due candidati.

Secondo quanto ha scritto l’Economist, Lescano ha oggi il 13 per cento delle preferenze nei sondaggi, ma è candidato di un partito che non ha ancora una forte identità e che fatica a diventare popolare: alle elezioni parlamentari del gennaio 2020, Azione Popolare era stato sì il partito più votato, ma con meno del 12 per cento dei consensi.

Yonhy Lescano con alcuni sostenitori a Lima, 5 aprile 2021 (AP Photo/ Martin Mejia)

Un altro candidato piuttosto in vista è Rafael López Aliaga, imprenditore cattolico che pochi mesi fa ha fondato il partito di destra Rinnovamento popolare e che i critici paragonano al presidente del Brasile, Jair Bolsonaro. López Aliaga sta ottenendo abbastanza successo, ma comunque non supererebbe il 9 per cento dei consensi, secondo i sondaggi.

In corsa ci sono anche George Forsyth, un ex calciatore trentottenne che secondo i rivali ha poca esperienza, e la parlamentare Verónika Mendoza, candidata della coalizione di sinistra Insieme per il Perù. Sono candidati anche Keiko Fujimori, figlia dell’ex presidente Alberto Fujimori (1990-2000), e Ollanta Humala, che fu presidente del Perù dal 2011 al 2016.

Nel 2016 Fujimori, populista di destra, era finita in carcere con l’accusa di riciclaggio di denaro. Nel 2017 invece Humala era stato arrestato con l’accusa di corruzione nell’ambito dello scandalo Odebrecht, che riguardava la più grande società edile dell’America Latina ed era arrivato a coinvolgere 14 paesi del continente, tra cui anche Argentina, Venezuela e Colombia. L’allora già ex presidente era sospettato di avere ricevuto tangenti da Odebrecht per un valore di 3 milioni di dollari per finanziare la sua campagna elettorale, ma dopo nove mesi di detenzione preventiva, nell’aprile del 2018,  era stato scarcerato.

Nel 2019 il suo predecessore, Alan García, presidente dal 2006 al 2011, si era suicidato poco dopo che la polizia era entrata nella sua casa a Lima per arrestarlo: anche lui era indagato per lo scandalo Odebrecht.

– Leggi anche: Le proteste del novembre 2020 in Perù

La politica del Perù è stata molto movimentata anche in tempi più recenti. Lo scorso novembre il parlamento peruviano ha votato a favore dell’impeachment del presidente Martín Vizcarra, accusato tra le altre cose di aver accettato tangenti per l’equivalente di circa mezzo milione di euro quando era governatore della regione di Moquegua. Vizcarra, un centrista, era diventato presidente nel 2018 prendendo il posto di Pedro Pablo Kuczynski, che si era dimesso improvvisamente dopo essere stato a sua volta accusato di corruzione.

Nonostante l’esito dell’impeachment, Vizcarra era rimasto molto popolare in Perù: al suo posto era stato nominato Manuel Merino, che però si era dimesso dall’incarico nel giro di pochi giorni in seguito a diverse proteste che avevano causato anche la morte di alcune persone. Il 17 novembre il parlamento del Perù aveva quindi eletto Francisco Sagasti nuovo presidente ad interim dopo quasi 24 ore senza un capo di stato: Sagasti era il terzo presidente del Perù nel giro di una settimana.

Manifestazione di persone che chiedono un cambiamento in Perù dopo la nomina di Francisco Sagasti. Il cartello del manifestante in primo piano dice “svegliati, Perù”. Lima, 21 novembre 2020 (AP Photo/ Rodrigo Abd)

Chiunque vinca le elezioni, presumibilmente al ballottaggio del prossimo giugno, dovrà fare i conti con un parlamento estremamente frammentato e un paese molto scontento.

Nell’ultimo anno, a causa della pandemia da coronavirus, l’economia del Perù si è contratta dell’11 per cento e la disoccupazione è cresciuta al 13,8 per cento. A inizio 2021 ad agitare l’opinione pubblica aveva contribuito anche un grosso scandalo legato alle vaccinazioni contro il coronavirus, che aveva coinvolto alcuni membri del governo e che i giornali locali avevano soprannominato “vacunagate”. Con oltre 1 milione e 600mila casi e 54mila morti accertati su una popolazione di circa 33 milioni di abitanti, il Perù è uno dei paesi più colpiti dall’epidemia nell’America Latina: l’obiettivo del governo è vaccinare almeno 20 milioni di persone maggiorenni entro la fine dell’anno, ma finora sono state somministrate meno di 1 milione di dosi.