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  • Martedì 10 novembre 2020

Il presidente del Perù è stato rimosso

Il Parlamento ha votato a favore dell'impeachment di Martín Vizcarra, accusato di corruzione ma ancora molto popolare nel paese

(Buda Mendes/Getty Images)
(Buda Mendes/Getty Images)

Lunedì, il presidente del Perù Martín Vizcarra è stato rimosso dal suo incarico con il voto finale del Parlamento nel secondo processo per impeachment avviato a suo carico negli ultimi mesi. Per la sua rimozione hanno votato 105 dei 130 parlamentari dell’unica camera del Parlamento peruviano e Vizcarra, in un discorso televisivo trasmesso lunedì sera, ha detto che per evitare una crisi costituzionale non si opporrà alla decisione. Fino alle elezioni previste per il prossimo aprile, l’incarico di presidente sarà preso dal presidente del Parlamento, l’imprenditore Manuel Merino, oppositore di Vizcarra.

La rimozione di Vizcarra, dicono i giornali internazionali, è stata una grossa sorpresa in Perù: a fine settembre una prima procedura di impeachment avviata dalle opposizioni si era conclusa con solo 32 voti a favore della rimozione di Vizcarra, e si pensava che questa sarebbe finita nello stesso modo. Dopo la notizia del voto, a Lima sono cominciate manifestazioni spontanee in sostegno di Vizcarra, che secondo i suoi sostenitori è stato rimosso per ostacolare i suoi tentativi di riforma del sistema giudiziario e il suo impegno contro la corruzione nel paese.

Vizcarra, un centrista, era diventato presidente nel 2018, prendendo il posto di Pedro Pablo Kuczynski, che si era dimesso improvvisamente dopo essere stato a sua volta accusato di corruzione (e che ora si trova in carcere in attesa di essere processato). Il mandato di Vizcarra era da subito stato segnato dai conflitti con il Parlamento, dove le opposizioni hanno la maggioranza e che Vizcarra aveva accusato di promuovere «caos e disordine».

A settembre, le opposizioni avevano accusato Vizcarra di aver cercato di ostacolare un’indagine per corruzione nei suoi confronti, avviando la prima procedura di impeachment nei suoi confronti. La seconda, quella che si è conclusa lunedì, è iniziata dopo che alcuni giornali avevano accusato Vizcarra di aver accettato tangenti per l’equivalente di circa mezzo milione di euro quando era governatore della regione di Moquegua. Le accuse sono state respinte da Vizcarra e non sono state dimostrate in tribunale, ma sono state abbastanza solide da convincere il Parlamento.

Vizcarra aveva accusato le opposizioni di utilizzare l’impeachment in modo anomalo: non come previsto dalla costituzione per casi di infermità mentale del presidente, ma per motivi politici. In un discorso pronunciato dopo il voto di lunedì, Vizcarra ha ribadito di non condividere le conclusioni a cui è arrivato il Parlamento, ma ha detto di non volersi opporre alla decisione: «Saranno la storia e il popolo peruviano a giudicarci». Secondo un sondaggio dello scorso ottobre, solo il 20 per cento dei peruviani era convinto delle accuse di corruzione a Vizcarra, che tuttavia in base alle leggi del Perù non potrà candidarsi per un nuovo mandato alle prossime elezioni.