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  • Venerdì 19 febbraio 2021

In Perù c’è un “vacunagate”

Cioè uno grosso scandalo legato alle vaccinazioni contro il coronavirus, che ha coinvolto un pezzo del governo e un ex presidente

Un'operatrice sanitaria dell'ospedale Rebagliati di Lima, in Perù, protesta assieme ad altri colleghi contro le persone che sono state vaccinate prima di medici e infermieri in Perù. (AP Photo/ Martin Mejia)
Un'operatrice sanitaria dell'ospedale Rebagliati di Lima, in Perù, protesta assieme ad altri colleghi contro le persone che sono state vaccinate prima di medici e infermieri in Perù. (AP Photo/ Martin Mejia)

Da giorni in Perù si parla di un grosso scandalo legato alle vaccinazioni contro il coronavirus, che ha coinvolto alcuni membri del governo e che i giornali locali hanno soprannominato “vacunagate” (“vacuna” vuol dire vaccino in spagnolo). Quasi cinquecento persone, tra cui due ministre, l’ex presidente peruviano Martín Vizcarra e numerosi funzionari pubblici, sono state vaccinate in segreto contro il coronavirus prima che iniziasse ufficialmente la campagna vaccinale nel paese, quindi con settimane di anticipo rispetto al personale sanitario e alle fasce più vulnerabili della popolazione. Stando alle ricostruzioni emerse finora, sembra che nemmeno l’attuale presidente peruviano, Francisco Sagasti, ne fosse a conoscenza.

Il Perù ha circa 32 milioni di abitanti, e con 1 milione e 250mila contagi e 44mila morti registrati è uno dei paesi dell’America Latina più colpiti dalla pandemia. A inizio febbraio erano arrivate le prime dosi del vaccino contro il coronavirus sviluppato dall’azienda farmaceutica cinese Sinopharm; come nella maggior parte del mondo, le prime dosi erano destinate al personale medico e agli operatori sanitari più coinvolti nella gestione della pandemia.

Se in Perù le vaccinazioni sono iniziate ufficialmente il 9 febbraio, però, già alcune settimane prima 487 persone avevano ricevuto una o più dosi di vaccino.

L’Università Cayetano Heredia di Lima, dove si stavano svolgendo alcuni test clinici sul vaccino sviluppato da Sinopharm, ha detto che a gennaio l’azienda cinese aveva inviato al Perù sia le dosi necessarie per i test clinici sia altre 3.200 dosi destinate «alla somministrazione volontaria al team di ricerca e alle persone coinvolte negli studi». Lunedì 16 febbraio è stata proprio l’Università a diffondere la lista delle persone che avevano ricevuto alcune di quelle dosi: nessuna di queste era direttamente coinvolta nella sperimentazione e nemmeno negli studi.

Tra le persone a cui era stato somministrato il vaccino a gennaio, in segretezza, c’erano l’ex ministra della Salute Pilar Mazzetti e l’ex ministra per gli Affari esteri Elizabeth Astete: entrambe avevano nascosto di essere state vaccinate e lo hanno ammesso soltanto negli ultimi giorni, dando poi le dimissioni. Vizcarra, presidente del Perù dal 2018 allo scorso novembre, ha detto di aver ricevuto il vaccino credendo che la somministrazione facesse parte dei test clinici e di non aver detto nulla «per non compromettere» i risultati della sperimentazione.

Nella lista delle persone vaccinate in anticipo, tutte estranee ai test clinici e alle attività di ricerca, ci sono anche familiari e parenti di diversi funzionari pubblici, per esempio la moglie e il fratello maggiore di Vizcarra. Alcuni di loro hanno ricevuto anche tre dosi di vaccino.

L’ex ministro della Salute, Fernando Carbone, è stato incaricato di condurre un’inchiesta per approfondire la vicenda. Secondo le prime indagini, circa un quarto delle persone a cui è stato somministrato il vaccino prima del tempo fa parte dell’amministrazione pubblica: oltre a Mazzetti e Astete, si sono dimessi anche otto funzionari del ministero della Salute e otto del ministero delle Relazioni esterne, il rettore dell’Università Cayetano Heredia e altri due importanti membri dell’ateneo.

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Il Collegio medico del Perù – il più importante istituto di Sanità del paese – ha espresso «indignazione» per questo scandalo, «soprattutto dal momento che allo stesso tempo medici, infermieri, tecnici e altri operatori sanitari si stavano ammalando e stavano morendo durante la lotta contro la pandemia». Sagasti, che è stato uno dei primi ad aver ricevuto il vaccino all’avvio delle somministrazioni ufficiali, ha detto di sentirsi «deluso e turbato» e di «non riuscire a comprendere quello che è successo».

La situazione creata dal “vacunagate” è ancora più delicata perché il prossimo aprile in Perù ci saranno le elezioni presidenziali.

Lo scorso novembre Vizcarra era stato rimosso dal suo incarico di presidente del Perù nel secondo processo per impeachment avviato contro di lui nel giro di pochi mesi. Vizcarra era stato accusato di aver accettato tangenti per l’equivalente di circa mezzo milione di euro quando era governatore della regione di Moquegua, ma secondo i suoi sostenitori era stato rimosso per ostacolare i suoi tentativi di riforma del sistema giudiziario e il suo impegno contro la corruzione nel paese.

Dopo la rimozione di Vizcarra e le dimissioni del successore Manuel Merino, una settimana dopo il giuramento, Sagasti era stato eletto presidente ad interim dal parlamento del Perù con l’obiettivo di allentare le tensioni nel paese cresciute con l’impeachment. Secondo la società di consulenza e analisi Teneo, questo scandalo «farà aumentare la frustrazione pubblica nei confronti della classe politica, che potrebbe portare a una maggiore apatia oppure incoraggiare il voto in favore di un cambiamento radicale del sistema».

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