Randall Emmett, produttore seriale di film brutti

Vulture racconta un controverso e pittoresco personaggio di Hollywood, specializzato in action movie terribili ma con attori famosi

(Jemal Countess/Getty Images)
(Jemal Countess/Getty Images)

Randall Emmett ha 50 anni e di lavoro fa il produttore e il regista. Di recente Vulture lo ha definito «il peggior regista di Hollywood». E già alcuni anni fa il Los Angeles Times scrisse che molti tra i film da lui prodotti erano «robaccia». A suo modo, però, Emmett è un imprenditore di successo, il cui nome è comparso tra quelli dei produttori di oltre 100 film, che insieme hanno guadagnato oltre un miliardo di dollari. Il suo modo consiste nel fare film tendenzialmente brutti, che spesso nemmeno passano dai cinema. Per farli, spesso raccoglie soldi anche in modi piuttosto loschi e discutibili. E, nel farli, spesso prova a infilarci dentro qualche volto noto di Hollywood, così da poter costruire gran parte della promozione tutta attorno a quel nome. Anche se in genere l’attore che risponde a quel nome nel film ci recita giusto per qualche scena. Vulture l’ha spiegata così:

«C’è un approccio molto schietto e crudo, nel modo in cui Emmett fa i suoi film, che prevede di accettare soldi da chiunque sia disposto a darli, offrire grandi somme di denaro a vecchie star affinché lavorino uno o due giorni, e poi usarli come leva per vendere il film, soprattutto in certi mercati esteri. Tutto questo senza curarsi granché di eventuali questioni che riguardino i sindacati di chi lavora a quei film o i registi che li dirigono, concentrandosi solo sulla necessità di completare le riprese nel minor tempo possibile, meglio se in posti come Porto Rico, dove è possibile sfruttare sovvenzioni di varia natura».

Ma siccome Hollywood è un posto assai peculiare, per uno strano giro di eventi Emmett – che sempre secondo Vulture «produce film così brutti da meritarsi una categoria solo per loro» – è anche finito tra i produttori di film bellissimi o perlomeno premiati, come Silence e The Irishmen, entrambi diretti da Martin Scorsese, uno dei più grandi registi viventi. E, da debuttante regista cinquantenne, si è ritrovato a dirigere attori come John Malkovich e Robert De Niro. Come ha raccontato Vulture, non è che Emmett si sia inventato qualcosa di nuovo: non è il primo a fare film brutti e non è il primo a farci i soldi. L’intensità, la dedizione e la convinzione con cui lo fa sono però di certo notevoli.

Figlio di due assicuratori, Emmett è nato a Miami nel 1971: dopo qualche esperienza da attore bambino, studiò cinema a New York e a vent’anni ottenne un lavoro estivo come assistente di produzione sul set di Insieme per forza, una commedia con James Woods e Michael J. Fox. «Alla scuola di cinema volevano tutti fare i registi, gli sceneggiatori o gli attori» disse qualche anno fa «e io ero l’unico che voleva diventare produttore».

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A metà degli anni Novanta, dopo essersi laureato, Emmett andò a Hollywood, dove grazie a un amico comune non ci mise molto a trovare lavoro come assistente personale di Mark Wahlberg, suo coetaneo. Quel lavoro gli permise di vedere molti set, girare il mondo e, nel suo piccolo, farsi conoscere nel giro di Hollywood. Pare anche che sia basato su di lui il buffo personaggio di Turtle nella serie HBO Entourage, di cui Wahlberg fu ispiratore e produttore esecutivo. «Passavamo insieme ogni minuto» ha detto Emmett, che ha inoltre raccontato che ogni volta che lui confessava di voler fare il produttore Wahlberg gli rispondeva: «Ottimo, allora vammi a produrre un drink».

Drink dopo drink, Emmett finì per conoscere e collaborare con Avi Lerner, un produttore israeliano che aveva imparato il mestiere collaborando con Cannon Group, una piccola casa di produzione che negli anni Ottanta era diventata una “mini-major” (una via di mezzo tra uno studio indipendente e uno dei grandi studios), puntando forte su film di serie B che cavalcavano le mode del momento, e su discutibili sequel di film horror che avevano avuto successo. Da parte sua, Lerner si era poi messo in proprio, sviluppando una certa competenza nella pratica dei mockbuster, i film che copiano (male) certi altri blockbuster: produsse per esempio Freefall, un film evidentemente ispirato dal ben più ricordato, e assai meglio recensito, Cliffhanger.


Lerner produsse anche la serie di film per la televisione Shark Attack, e parlando di lui il regista Michael Oblowitz ha detto a Vulture: «era ossessionato dai film sugli squali, dalla possibilità di fare versioni a basso budget e senza attori famosi dei film di Spielberg». Era «come raschiare il fondo del barile», ha detto Oblowitz, ma gli affari giravano bene.

Emmett iniziò a lavorare per Lerner con il preciso incarico di provare a reclutare famosi attori di film d’azione, come Sylvester Stallone o Steven Seagal, affinché recitassero nei suoi film, e a un certo punto si mise a produrre nell’Europa dell’Est: dove, come ha scritto Vulture, «le esplosioni, gli elicotteri a noleggio e la manodopera costavano meno, e dove bastavano 20 milioni di dollari per fare un film che sembrava esserne costati 40».

Emmett si fece notare anche per il suo fervore professionale: «Se sbatti Randy fuori dalla porta» disse Lerner parlando di lui al Los Angeles Times «ti rientra dalla finestra, e se lo butti fuori dalla finestra lui trova il modo di rientrare dal camino».

A fine anni Novanta Emmett riuscì infine a aprirsi la sua casa di produzione, e lo fece dopo essere entrato in società con George Furla, un ex manager di fondi speculativi. Furla – descritto come assai più discreto e molto più analitico nel suo approccio al cinema – ci mise il capitale, Emmett i contatti e le competenze. Nel ripercorrere i primi anni di quella che divenne la Emmett/Furla Films, il Los Angeles Times scrisse:

In poco più di un decennio, la loro casa di produzione ha fatto decine di film. Alcuni, come Narc – Analisi di un delitto e Una canzone per Bobby Long, si sono anche fatti apprezzare. Altri, come Today you Die con Steven Seagal e Il prescelto con Nicolas Cage, non sono comici ma fanno ridere.


Nei primi anni Duemila Furla ed Emmett, ai quali poi si unì la Oasis Ventures Entertainment, una società con sede a Dubai, puntarono sulla quantità anziché sulla qualità, e sfruttarono a loro vantaggio le grandi opportunità derivanti dal crescente mercato dei DVD. Ma anche dopo il declino dei DVD e l’arrivo dello streaming, la società di produzione – nel frattempo diventata la Emmett/Furla Oasis Films, più nota come EFO Films – riuscì a cavarsela presidiando, secondo la definizione di Vulture, «una poco gloriosa ma redditizia fetta dell’industria del cinema» dedita soprattutto alla produzione di film d’azione che non passano dai cinema e che arrivano subito online, o magari «in qualche seconda serata di qualche canale europeo o sudamericano».

Come ha spiegato a Vulture il produttore Adam Champ, il più efficace esempio di attore scelto dalla EFO Films (e che infatti appare in molti film prodotti da Emmett) è Bruce Willis: «lo si vede all’inizio del film, così che le persone dicano “wow, è un film con Bruce Willis”, ma ben presto si capisce che il suo è un personaggio secondario, che fa solo qualche sporadica comparsata». In Hard Kill, un action-thriller del 2020, lo si vede per esempio per poco meno di sette minuti totali.


Tra i tanti brutti film della EFO Films, Vulture cita 88 minuti («che segnò uno dei punti più bassi della carriera di Al Pacino e dell’uso dei telefoni cellulari come meccanismi narrativi») e poi ancora Survive the Night, Mercenary for Justice e Backtrace, rispettivamente con Willis, Seagal e Stallone. Ma volendo c’è anche Gotti, uno stroncatissimo film del 2008 con John Travolta.

In tutto questo, però, Emmett è riuscito anche a diventare uno dei produttori di Silence – un film che Scorsese aveva provato a fare per anni, senza ottenere i necessari finanziamenti – e poi anche del costoso The Irishman. In questi due casi, sembra che più che agli eventuali profitti, Emmett guardasse alla possibilità di essere in qualche modo nobilitato dal fatto di aver contribuito a produrre dei film di Scorsese.

Tuttavia, Vulture spiega che dalle parti di Hollywood «molti continuano a guardarlo quantomeno con sospetto», e non sembra siano cambiate molte cose da quando anni fa il Los Angeles Times scrisse che «Emmett è uno su cui tutti quelli che l’hanno conosciuto hanno almeno una storia da raccontare» (spesso una storia non particolarmente edificante, a quanto pare).

Tra le altre cose, Emmett ha avuto più di un problema e più di una causa legale su questioni relative a certi pagamenti. Emmett ha avuto problemi legali anche con la Oasis Ventures Entertainment e il rapper 50 Cent, con il quale gestì per qualche anno una società, dice che Emmett ancora gli deve circa un milione di dollari.

Emmett e 50 Cent nel 2008 (AP Photo/Amy Sancetta)

C’è poi tutto un altro ordine di questioni che riguardano il come e il dove Emmett e la EFO Films ottengano i soldi che usano per produrre film. Vulture ha ricordato per esempio che nel 2011 Emmett ottenne oltre mezzo miliardo di dollari da due finanziatori che, oltre ad essersi arricchiti con il petrolio russo, erano stati condannati per questioni legate al traffico di cocaina. Un produttore che ha preferito restare anonimo ha detto a Vulture: «Molti sono stupiti dal fatto che Randall non sia ancora stato ucciso dai russi, o cose simili, visto il tipo di denaro con cui ha a che fare».

In altri casi, invece, Emmett ha perfezionato una pratica che prevede ingenti finanziamenti da parte di persone facoltose che, in cambio, chiedono di poter apparire nei film in cui investono. Successe per esempio con l’influencer Dan Bilzerian (che come Emmett ha una grande passione per il poker), che però poi fece causa alla EFO Films dicendo che nel montaggio finale compariva per meno degli otto minuti complessivi concordati in sede di finanziamento (la questione si risolse con un accordo che prevedeva l’inserimento di Bilzerian nel film del 2015 Extraction).


Di recente, Emmett ci sta anche provando come regista. Nel 2020 ha diretto a Porto Rico il film Midnight in the Switchgrass, in cui hanno recitato Bruce Willis, Emile Hirsch, Megan Fox e il rapper Machine Gun Kelly. E nel gennaio 2021 – senza che nel frattempo il primo ancora sia uscito – ha iniziato le riprese del secondo: Wash Me in the River, quello con Malkovich e De Niro.

 

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Entrambi i suoi film da regista, quest’ultimo in particolare, sembrano essere stati girati con budget e tempi ben più generosi rispetto a quelli in cui Emmett è produttore ma non regista.

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