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  • Sabato 27 marzo 2021

Gli scandali che stanno agitando la politica australiana, dall’inizio

Da metà febbraio emergono accuse di sessismo e abusi compiuti da funzionari e politici, anche del partito al governo

Proteste a Sydney, in Australia, lo scorso 15 marzo. Il cartello dice: "Proteggete le vostre figlie Educate i vostri figli". (Jenny Evans/ Getty Images)
Proteste a Sydney, in Australia, lo scorso 15 marzo. Il cartello dice: "Proteggete le vostre figlie Educate i vostri figli". (Jenny Evans/ Getty Images)

Nell’ultimo mese e mezzo in Australia sono emersi diversi scandali su abusi sessuali e comportamenti inappropriati che hanno coinvolto alcuni importanti funzionari e politici, tra cui esponenti del Partito Liberale, al governo. L’ultimo episodio è stato reso pubblico mercoledì, quando un politico è stato accusato di avere fatto commenti sessisti nei confronti di Brittany Higgins, l’ex collaboratrice del Partito Liberale da cui erano partite le prime denunce. Gli scandali hanno portato migliaia di donne a manifestare contro le violenze di genere, la misoginia e il sessismo, e hanno messo sotto grande pressione il governo del primo ministro australiano, Scott Morrison.

Tutto era iniziato lunedì 15 febbraio, quando Higgins aveva raccontato al programma televisivo The Project e sul sito news.com.au di essere stata stuprata all’interno della Camera dei rappresentanti del Parlamento, a Canberra, nel 2019. Higgins aveva spiegato che lo stupro era avvenuto nell’ufficio della ministra della Difesa, Linda Reynolds, ed era stato compiuto da un altro collaboratore del partito, di cui non aveva fatto pubblicamente il nome.

La sera di venerdì 22 marzo 2019, Higgins – allora ventiquattrenne – era uscita a bere in un locale insieme ad alcuni colleghi, tra cui l’uomo che poi l’avrebbe violentata. L’uomo le aveva offerto un passaggio a casa in taxi, perché entrambi dovevano andare nella stessa direzione, ma poi l’aveva portata in Parlamento, all’interno dell’ufficio di Reynolds. Lì Higgins aveva iniziato a sentirsi poco bene e si era stesa su un divano per dormire; poco dopo si era risvegliata senza vestiti, con l’uomo addosso che la stava violentando.

Alcuni giorni fa la sua vicenda è stata raccontata anche da Nikola Anderson, una guardia di sicurezza del Parlamento che era in servizio la notte del 22 marzo: Anderson ha detto che quando Higgins e il collega erano entrati nell’edificio del Parlamento la donna sembrava «inebriata»; un paio d’ore dopo, quando era andata a controllare se Higgins stesse bene, l’aveva trovata nuda e stesa sulla schiena nell’ufficio di Reynolds; poco prima Anderson aveva visto il collega andarsene di fretta.

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Higgins aveva spiegato di aver raccontato dello stupro alla ministra Reynolds ma di non averlo voluto denunciare subito alla polizia per proteggere il partito e il suo “lavoro dei sogni”, a pochi giorni dalle elezioni anticipate del maggio 2019. Dopo le elezioni, Higgins era stata trasferita al ministero del Lavoro; poi, nel gennaio del 2021, aveva dato le dimissioni, dicendo di non riuscire più a sostenere il peso di quanto le era accaduto.

Del suo caso si era iniziato a parlare parecchio proprio perché Higgins aveva detto che il governo era a conoscenza della violenza che aveva subìto, ma a suo dire non aveva fatto molto per sostenerla.

Una decina di giorni dopo le accuse di Higgins, la tv australiana ABC aveva scritto che un’altra donna aveva detto di essere stata molestata da un altro importante funzionario politico nel 1988, quando lui aveva 17 anni e lei 16. La donna aveva denunciato lo stupro l’anno scorso e poi si era suicidata, ma alcune persone a lei vicine avevano inviato delle lettere a Morrison e ad altri politici per segnalare le violenze che aveva subìto.

Il 3 marzo il procuratore generale australiano, Christian Porter, aveva ammesso di essere il funzionario accusato di stupro ma aveva negato di aver violentato la donna. Pochi giorni dopo Porter aveva fatto causa per diffamazione ad ABC e alla giornalista Louise Milligan per aver citato una delle lettere che erano state indirizzate a Morrison, dalla quale si poteva dedurre facilmente che si stava parlando di lui.

Porter è in congedo di malattia per il «processo mediatico» a cui dice di sentirsi sottoposto, così come lo è Reynolds, che nel frattempo ha patteggiato una causa per diffamazione intentatale da Higgins: la ministra aveva definito la giovane donna una «stupida bugiarda» per il modo in cui aveva detto di non aver ricevuto un sostegno adeguato da parte del governo dopo le sue prime segnalazioni.

Reynolds le aveva detto che «in quanto donne, son cose che dobbiamo affrontare» e che se avesse deciso di andare dalla polizia sarebbe stata sostenuta nel processo, ma che avrebbe dovuto informare il governo per tempo. «Sentii che stava avendo con me quella conversazione solo per poter dire che ufficialmente mi aveva detto che potevo andare dalla polizia», aveva spiegato Higgins nell’intervista di febbraio. Da quel momento, altre cinque donne hanno denunciato di aver subìto molestie sessuali da parte dello stesso uomo, di cui ancora non si conosce l’identità.

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In reazione a questi scandali, lunedì 15 marzo le attiviste e gli attivisti di diversi gruppi femministi avevano organizzato manifestazioni in più di 40 città australiane per chiedere ai politici maggiori tutele e di fare in modo che chi commetta le violenze sia riconosciuto responsabile. Si stima che in totale le proteste abbiano coinvolto circa 100mila persone. Molte femministe erano vestite di nero ed esibivano cartelli con scritte come: «Ne abbiamo abbastanza» o «Eliminiamo la cultura dello stupro».

Durante la seduta parlamentare tenuta lo stesso giorno, Morrison – che si era rifiutato di parlare pubblicamente alle femministe – aveva detto che vedere queste manifestazioni era «un trionfo della democrazia», perché in altri paesi «proteste di questo tipo vengono fermate coi proiettili».


Anche negli ultimi giorni hanno continuato a emergere nuove accuse di abusi sessuali e altri comportamenti sessisti.

Lunedì 22 marzo un consulente dell’amministrazione di Morrison è stato licenziato dopo che un notiziario aveva diffuso alcune immagini di membri dello staff del governo che si masturbavano e compivano presunti atti osceni sulle scrivanie di alcune parlamentari donne. La stessa fonte anonima che aveva segnalato questi comportamenti ha detto che spesso alcuni funzionari del governo portano prostitute nei locali dell’edificio del Parlamento e che a volte la sala di preghiera al suo interno viene utilizzata dai parlamentari per fare sesso.

Mercoledì la parlamentare dello stato australiano della Tasmania, Sue Hickey, ha accusato il senatore del Partito Liberale Eric Abetz di aver commentato con toni sessisti e dispregiativi la vicenda di Higgins. Abetz avrebbe detto che «chiunque sia così schifosamente ubriaco da andare a letto con chiunque, avrebbe potuto andare a letto con una spia e mettere a rischio la sicurezza nazionale». Abetz, che ha negato di aver detto queste cose, avrebbe anche commentato le accuse nei confronti di Porter, dicendo che «non c’era da preoccuparsi» perché «la donna è morta e la legge lo proteggerà».

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Il primo ministro Morrison è stato molto criticato per come ha gestito gli scandali legati alle denunce di abusi sessuali e sessismo nel mondo della politica. Tra le altre cose, il Partito Laburista, all’opposizione, gli ha contestato il fatto di non aver comunicato al Parlamento che le inchieste parlamentari sul caso di Higgins erano state sospese temporaneamente su consiglio del capo della polizia federale, Reece Kershaw, per non compromettere le indagini criminali della polizia.

Durante una disastrosa conferenza stampa tenuta martedì 23 marzo, Morrison ha detto visibilmente commosso di essere «scioccato e disgustato» da tutte le accuse di violenze che hanno coinvolto i funzionari pubblici e che questo è stato un «mese traumatico» per l’Australia.

Tuttavia, rispondendo alle domande dei giornalisti, il primo ministro ha attaccato un giornalista che gli aveva chiesto se il suo lavoro sarebbe stato a rischio, qualora fosse stato il capo di un’azienda alle prese con accuse simili. A quel punto Morrison ha cambiato tono e ha parlato di un presunto caso di molestie sessuali nei confronti di una donna all’interno dell’emittente televisiva per cui lavorava il giornalista, Sky News Australia, dicendo che la questione era «sotto indagine» da parte dell’azienda. Il giornalista, Andrew Clennel, si è chiesto se Morrison lo stesse minacciando e a che titolo.


Sarah Cameron, docente di Scienze politiche dell’Università di Sydney, ha detto che molti critici sostengono da tempo che il Partito Liberale abbia «un “problema con le donne”». Sia secondo Cameron che secondo alcuni recenti sondaggi, il sostegno degli australiani alla coalizione di centrodestra al governo sta calando rispetto alle elezioni del 2019, e sta diminuendo anche per via della cattiva gestione di questi scandali.