Cosa dicono i dati su AstraZeneca

L'impiego di oltre 17 milioni di dosi del vaccino conferma gli esiti dei test clinici: l'OMS non ritiene ci siano problemi e invita a proseguire le campagne di vaccinazione

(Luc Nobout/IP3 via ZUMA Press - ANSA)
(Luc Nobout/IP3 via ZUMA Press - ANSA)

Lunedì pomeriggio Italia, Germania, Francia e Spagna hanno sospeso in via precauzionale le somministrazioni del vaccino contro il coronavirus di AstraZeneca, in seguito alle preoccupazioni emerse la settimana scorsa per casi da verificare di problemi circolatori (trombosi) riscontrati in alcune persone da poco vaccinate. La decisione, come quelle simili adottate in altri paesi, è stata assunta nonostante i principali organismi di controllo abbiano ribadito la sicurezza del vaccino di AstraZeneca, e la mancanza di un nesso di causalità tra la sua somministrazione e i problemi segnalati nelle verifiche finora svolte.

Autorità di controllo
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha chiarito che non ci sono motivi per interrompere le campagne vaccinali con AstraZeneca. L’Agenzia europea per i medicinali (EMA), che si occupa di sicurezza dei farmaci nell’Unione Europea, ha avviato verifiche e al tempo stesso ha confermato che «i benefici del vaccino continuano a superare i rischi e la sua somministrazione può continuare, mentre proseguono le indagini sulle trombosi».

Anche l’Agenzia italiana del farmaco (AIFA) aveva confermato la validità del vaccino di AstraZeneca, ribadendo il concetto con un comunicato piuttosto duro nel fine settimana rivolto alle Regioni che in autonomia (e senza consultare l’Agenzia) avevano deciso di sospendere integralmente le somministrazioni: «I casi di decesso verificatisi dopo la somministrazione del vaccino AstraZeneca hanno un legame solo temporale. Nessuna causalità è stata dimostrata tra i due eventi. L’allarme legato alla sicurezza del vaccino AstraZeneca non è giustificato». Lunedì pomeriggio l’AIFA ha però ritenuto di sospendere l’impiego del vaccino in via “del tutto precauzionale” in attesa di altre valutazioni da parte dell’EMA.

Le autorità sanitarie e di controllo hanno emesso questi comunicati non sulla base di opinioni, ma valutando i dati ottenuti finora dalla campagna vaccinale che non hanno portato a rilevare particolari problemi per quanto riguarda gli effetti avversi causati dal vaccino di AstraZeneca, così come dagli altri vaccini contro il coronavirus finora autorizzati.

Trombosi
L’EMA ha segnalato che negli ultimi tempi non si è registrato un aumento dell’incidenza delle trombosi tra la popolazione. Nell’Unione Europea sono stati rilevati 30 casi su quasi 5 milioni di individui vaccinati con AstraZeneca, un dato in linea con le rilevazioni effettuate in altri periodi, quando non era stato ancora introdotto il vaccino.

Le trombosi sono del resto un problema di salute che interessa numerose persone con particolari predisposizioni e che può riguardare chi ha stili di vita poco sani, per esempio i fumatori. Questa condizione fa sì che si formino piccole masse solide nei vasi sanguigni, rendendo difficile la circolazione del sangue. Ne esistono di varie forme, quelle più comuni che interessano solitamente gli arti, ma comunque con potenziali rischi se i coaguli raggiungono i polmoni, e quelle più rare come quelle cerebrali.

I casi di trombosi sono normalmente presenti tra la popolazione ed è quindi prevedibile che si verifichino tra milioni di individui che vengono vaccinati: ciò non indica che la causa sia la vaccinazione.

Test clinici e sicurezza
Come gli altri vaccini, anche quello di AstraZeneca ha dovuto superare numerosi test prima di essere autorizzato. La sperimentazione passa da una prima fase in laboratorio e su cavie, alla quale fanno seguito tre distinte fasi di test su volontari per verificare sicurezza ed efficacia del vaccino. Nel complesso i test clinici condotti da AstraZeneca avevano coinvolto 23mila persone, che erano state seguite dai ricercatori non solo per valutare la protezione offerta dal vaccino, ma anche l’eventuale comparsa di reazioni avverse.

Dai test non erano emersi dati preoccupanti, con febbre e mal di testa come reazioni avverse più frequenti dopo la somministrazione del vaccino. Problemi di questo tipo erano comunque transitori e si erano verificati per lo più dopo avere ricevuto la prima dose, mentre erano meno presenti al ricevimento della seconda. I test clinici avevano evidenziato effetti avversi più gravi in casi estremamente rari, e comunque che si erano risolti con l’assistenza medica, mentre non erano emersi problemi sulle trombosi tali da ritenere che potessero essere una conseguenza della vaccinazione.

Milioni di vaccinati
L’impiego su larga scala, quindi su milioni di individui, ha finora confermato quanto era emerso nei test clinici, compresa la mancanza di nessi causali evidenti sulle trombosi in generale. Il vaccino di AstraZeneca è stato somministrato circa 17 milioni di volte e non si è evidenziato un aumento di eventi avversi gravi, tra chi lo ha ricevuto.

Il Regno Unito è a oggi il paese che ha somministrato più dosi del vaccino di AstraZeneca: 11 milioni. L’Autorità di controllo dei medicinali britannica (MHRA) ha rilevato tre decessi e 45 trombosi tra i vaccinati, condizione che non indica la presenza di un nesso di causalità, ma semplicemente un nesso temporale. Per fare un confronto, nel caso del vaccino di Pfizer-BioNTech i casi di trombosi rilevati sono stati 48. Questi dati secondo l’MHRA «non sono in quantità superiori rispetto al numero di casi che sarebbero avvenuti naturalmente nella popolazione vaccinata». Nuove verifiche sono in corso su eventuali trombosi cerebrali, estremamente rare e che potrebbero rendere necessari approfondimenti.

Come altre autorità di controllo sanitarie, anche l’MHRA diffonde periodicamente un bollettino sulle vaccinazioni e sulle segnalazioni ricevute, su reazioni avverse o casi più gravi da verificare e approfondire. Tra gennaio e febbraio nel Regno Unito sono state segnalate circa 54mila sospette reazioni avverse dopo la somministrazione del vaccino di AstraZeneca, a fronte di circa 33mila segnalazioni per il vaccino di Pfizer-BioNTech. La differenza è dovuta soprattutto al fatto che nelle ultime settimane è aumentato sensibilmente l’impiego del vaccino di AstraZeneca rispetto a quello di Pfizer-BioNTech.

Le reazioni avverse più comuni sono state mal di testa, febbre, dolore nel punto dell’iniezione e dolori muscolari, come era emerso nei test clinici. L’eventuale comparsa dei sintomi dopo la vaccinazione si è risolta nelle ore successive, senza complicazioni particolari.

La sorveglianza in Italia
I dati disponibili sull’Italia sono per ora più limitati, ma semplicemente perché nel nostro paese si è iniziato più tardi a utilizzare il vaccino di AstraZeneca, rispetto al Regno Unito. Nell’ultimo “Rapporto sulla sorveglianza dei vaccini COVID-19” pubblicato dall’AIFA, e riferito al periodo da fine dicembre 2020 a fine febbraio 2021, sono state effettuate 834 segnalazioni di sospetti effetti avversi su circa 256mila somministrazioni del vaccino di AstraZeneca. L’incidenza è stata quindi di 326 segnalazioni ogni 100mila cosi, contro le 769 del vaccino di Pfizer-BioNTech e le 333 del vaccino di Moderna.

Segnalazioni, dosi somministrate e relativi tassi per vaccini COVID-19 attualmente autorizzati in Italia (AIFA)

Per tutti i vaccini, la maggior parte delle segnalazioni di eventi avversi ha riguardato la presenza di almeno uno tra: febbre, mal di desta, dolori muscolari e/o articolari, dolore nel punto dell’iniezione, brividi e nausea. La febbre è stata segnalata con maggior frequenza dopo la somministrazione della seconda dose, come atteso ed emerso durante la sperimentazione (è soprattutto il caso dei vaccini di Pfizer-BioNTech e di Moderna). Gli eventi avversi si manifestano per lo più lo stesso giorno della vaccinazione, o comunque entro 24 ore dall’iniezione. La prevalenza degli effetti avversi segnalati è di tipo non grave, con una completa risoluzione in breve tempo.

Distribuzione degli eventi avversi dopo il vaccino AstraZeneca in base alla classe sistemico-organica (AIFA)

Nesso di causalità
La valutazione del nesso di causalità serve a stimare quanto sia probabile che la somministrazione di un vaccino e un altro evento avvenuto più o meno nello stesso periodo abbiano un rapporto di causalità. Per farla gli operatori sanitari raccolgono prove e informazioni, che vengono poi analizzate tramite un algoritmo realizzato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). L’algoritmo tiene in considerazione diverse variabili come la relazione temporale tra la vaccinazione e l’evento, la presenza di prove a favore o di spiegazioni alternative al fenomeno, senza trascurare la letteratura scientifica e i casi segnalati in precedenza e con caratteristiche analoghe.

Dalla valutazione si ottengono tre possibili interpretazioni:
correlabile – l’associazione causale fra evento e vaccino è considerata plausibile;
non correlabile – la presenza di altri fattori può giustificare l’evento;
indeterminata – l’associazione temporale è compatibile, ma le prove non sono sufficienti per sostenere un nesso di causalità.

Sempre seguendo le indicazioni dell’OMS, l’AIFA indica come “non classificabili” le segnalazioni per le quali ci sono scarse informazioni, chiedendo quindi agli operatori sanitari che le hanno inoltrate di effettuare se possibile ulteriori verifiche e la raccolta di altre evidenze.

L’AIFA nel rapporto ha inoltre indicato l’assenza di elementi preoccupanti nella campagna vaccinale svolta finora:

Al 26 febbraio 2021 sono state inserite 40 segnalazioni con esito “decesso” per un tasso di segnalazione di circa 0,97 su 100mila dosi somministrate. Le valutazioni dei casi corredati di informazioni dettagliate e complete indicano l’assenza di responsabilità del vaccino anche perché si tratta di persone che presentavano patologie pregresse e che assumevano più farmaci contestualmente.

Il rapporto spiega infine che 29 di quelle 40 segnalazioni “presentano una valutazione del nesso di causalità”, ma che questo è considerato “non correlabile” nel 66 per cento dei casi, “indeterminato” nel 27 per cento dei casi e inclassificabile perché privo di sufficienti informazioni nel 7 per cento dei casi.

In breve
• Se si sommano tutte le somministrazioni di vaccini AstraZeneca si arriva a circa 17 milioni di dosi, utilizzate per lo più nell’Unione Europea e nel Regno Unito: se ci fosse qualche anomalia sarebbe emerse in modo statisticamente più significativo.
• I dati non indicano un aumento preoccupante o fuori dal normale di casi di trombosi, ma in via precauzionale sono comunque in corso ulteriori indagini su alcuni lotti del vaccino e tipi di trombosi.
• A prescindere da questi casi specifici, i controlli sono effettuati continuamente sia nella fase di produzione sia di somministrazione dei vaccini, non solo da parte delle aziende che li producono, ma anche da parte delle autorità di controllo: i vaccini sono tra i prodotti più controllati al mondo.