• Mondo
  • Giovedì 11 marzo 2021

La Francia desecreterà i documenti sulla guerra in Algeria

È considerato un passo molto importante, che arriva dopo una nuova ammissione di torture da parte dell'esercito francese

Un uomo issa bandiere dell'Algeria dopo la fine della guerra per l'indipendenza. Algeri, 6 maggio 1962 (LaPresse/ Publifoto)
Un uomo issa bandiere dell'Algeria dopo la fine della guerra per l'indipendenza. Algeri, 6 maggio 1962 (LaPresse/ Publifoto)

Il presidente francese Emmanuel Macron ha deciso che da mercoledì 10 marzo può iniziare il processo di declassificazione dei documenti secretati per ragioni di sicurezza nazionale relativi al periodo antecedente al 1971. La decisione è piuttosto importante soprattutto perché tra i documenti ci sono quelli che riguardano la guerra in Algeria, che fu combattuta tra il 1954 e il 1962 e si concluse con l’indipendenza del paese, dopo 130 anni di colonizzazione francese. L’accesso a questi archivi permetterà agli storici di approfondire e conoscere meglio un periodo della storia francese particolarmente controverso.

L’apertura degli archivi è considerata un passo fondamentale per l’assunzione di responsabilità della Francia nei confronti delle atrocità commesse durante il conflitto con l’Algeria: secondo gli storici algerini, durante la guerra d’Algeria sarebbero morti centinaia di migliaia di algerini, per la maggior parte civili, a causa delle violenze dell’esercito francese.

Poco più di due anni fa la Francia aveva riconosciuto per la prima volta che i membri dell’esercito francese erano stati responsabili di torture e omicidi durante la guerra in Algeria. Nel settembre del 2018, infatti, Macron aveva ammesso che Maurice Audin – un assistente professore all’Università di Algeri e attivista per l’indipendenza – era morto dopo essere stato arrestato e torturato dai francesi. Fino a pochi anni fa la versione ufficiale sulla scomparsa di Audin era che fosse scappato di prigione; la versione era stata poi aggiustata nel 2014, quando l’ex presidente francese François Hollande aveva detto per la prima volta che Audin era morto durante la detenzione.

Circa due mesi fa lo storico Benjamin Stora aveva consegnato a Macron un lungo rapporto sul periodo coloniale francese in Algeria in cui proponeva tra le altre cose che la Francia desecretasse i documenti relativi alla guerra per «riconciliare la memoria» e «confrontarsi con la sua storia». Pochi giorni fa, Macron aveva riconosciuto «a nome della Francia» che anche l’attivista per l’indipendenza algerina Ali Boumendjel era stato torturato e ucciso da alcuni membri dell’esercito francese.

– Leggi anche: Il mestiere dell’ambasciatore, spiegato bene

Nel comunicato di martedì, Macron ha chiarito che lo stato è «determinato a promuovere il rispetto per la verità storica» e a facilitare l’accesso agli archivi da parte della comunità universitaria, la quale da tempo segnalava che l’impossibilità di accedere alle fonti dirette aveva bloccato la ricerca accademica. Macron ha detto anche che entro l’estate verranno predisposte le opportune modifiche alle attuali leggi che disciplinano la ricerca e l’accesso ai documenti storici.

Come ha scritto Le Monde, le autorità algerine reclamavano da anni la declassificazione dei documenti per fare luce anche sulla questione delle persone “sparite” durante la guerra d’indipendenza: secondo le autorità locali, durante il conflitto ci furono più di 2.200 persone disperse, e si persero le tracce di molte altre anche durante i test nucleari della Francia nella parte algerina del deserto del Sahara.

La declassificazione dei documenti potrebbe contribuire anche a chiarire le cause dell’incidente che coinvolse il volo Air France che cadde in mare nei pressi di Nizza l’11 settembre 1968, in cui morirono in tutto 94 persone: si pensa che una nave da guerra francese lo abbia abbattuto per errore durante un’esercitazione militare.