Che succede con i figli dei lavoratori essenziali

La scorsa settimana il ministero dell'Istruzione aveva detto che avrebbero potuto svolgere lezioni in presenza, ma pochi giorni dopo ha cambiato idea

(Cecilia Fabiano/ LaPresse)
(Cecilia Fabiano/ LaPresse)

Da alcuni giorni si sta discutendo molto della possibilità che i figli di persone che svolgono “lavori essenziali” possano andare a scuola e frequentare le lezioni in presenza anche qualora si trovino in zone in cui le scuole siano chiuse a causa delle restrizioni.

Il 4 marzo una nota del ministero dell’Istruzione inviata ai dirigenti scolastici aveva specificato che la didattica in presenza sarebbe stata garantita anche ai figli delle persone che svolgono lavori essenziali, le quali avrebbero difficoltà a lasciare i propri figli a casa o a lavorare in remoto. La nota, firmata da Marco Bruschi, capo del Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione – scelto dall’ex ministra Lucia Azzolina e ancora in carica in attesa che il nuovo ministro Patrizio Bianchi nomini un sostituto – aggiungeva i figli dei lavoratori essenziali agli studenti con disabilità, per i quali la didattica in presenza è garantita già in base all’ultimo DPCM del 2 marzo.

Da lunedì 8 marzo, infatti, in molte regioni italiane le scuole sono chiuse ed è stata attivata la didattica a distanza per consentire agli studenti di seguire le lezioni. In base all’ultimo DPCM, le scuole sono chiuse in tutte le regioni che si trovano in zona rossa, e nelle zone gialle e arancioni le autorità locali possono decidere di chiuderle nelle aree in cui siano stati rilevati oltre 250 casi settimanali di contagi da coronavirus ogni 100mila abitanti, oppure «in caso di motivata ed eccezionale situazione di peggioramento del quadro epidemiologico».

Il DPCM specifica che la didattica in presenza è garantita «qualora sia necessario l’uso di laboratori o per mantenere una relazione educativa che realizzi l’effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali». Non si fa però riferimento ai figli dei lavoratori essenziali, ed è per questo che il ministero è intervenuto con una nota esplicativa.

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Nella nota del 4 marzo si legge che «restano attuabili […] le disposizioni del Piano Scuola 2020-2021 […] nella parte in cui prevedono che vada garantita anche “la frequenza scolastica in presenza… degli alunni e studenti figli di personale sanitario o di altre categorie di lavoratori, le cui prestazioni siano ritenute indispensabili per la garanzia dei bisogni essenziali della popolazione».

La circolare ribadiva quindi quanto scritto nel Piano Scuola 2020-2021, e cioè che i figli di operatori sanitari e di altri lavoratori essenziali avrebbero potuto continuare ad andare a scuola, «salvo ovviamente diversa disposizione delle ordinanze regionali o diverso avviso delle competenti strutture delle Regioni».

Né il Piano Scuola né la nota del 4 marzo specificano però quali siano i lavoratori considerati “essenziali” e così negli ultimi giorni sono arrivate agli uffici scolastici locali moltissime richieste di genitori che si considerano “lavoratori essenziali”, per permettere ai propri figli di svolgere attività didattica in presenza.

La questione è rimasta in sospeso fino al 7 marzo, quando il capo di gabinetto del ministero dell’Istruzione, Luigi Fiorentino, ha dovuto correggere la circolare firmata da Bruschi. Nella nuova nota di Fiorentino inviata ai dirigenti scolastici si ribadisce quanto detto nel DPCM del 2 marzo, ma è stato eliminato il riferimento fatto da Bruschi ai lavoratori essenziali. Di fatto, quindi, al momento la norma va interpretata in senso restrittivo e quindi la didattica in presenza è concessa solo a “studenti con disabilità e con bisogni educativi speciali”.

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Il sito Tuttoscuola.comche aveva anticipato la nota di Bruschi nei giorni scorsi, lunedì pomeriggio ha pubblicato un ulteriore chiarimento del ministero dell’Istruzione in merito alla questione: «Con riferimento alle notizie apparse sulla vostra testata, si comunica che la nota a firma del Capo Dipartimento Bruschi è stata condivisa, ma si sono poi resi necessari ulteriori approfondimenti in merito alla questione dei lavoratori dei servizi essenziali. Il dott. Bruschi sta garantendo il passaggio di consegne con il nuovo Capo Dipartimento Stefano Versari con professionalità».

Fonti del ministero hanno spiegato al Sole 24 Ore che sulla questione è in corso “una riflessione” per decidere quali siano i lavoratori essenziali e quali no, dato che al momento della pubblicazione della nota di Bruschi molte persone avevano presentato richiesta di esentare i propri figli dalla didattica a distanza, anche persone che non ne avevano diritto.

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