Una canzone di Wim Mertens

Oggi è una di quelle canzoni in cui non canta nessuno, ma abbiamo anche delle nenie in alternativa

(EPA/JOSE MANUEL PEDROSA)
(EPA/JOSE MANUEL PEDROSA)

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25 anni fa uscì il film Trainspotting, che ebbe gran culti, poi sparì dalla storia del cinema, e a me non era mai piaciuto, confesso. Ma la fine, col famoso pezzo degli Underworld, era una cosa.
A strascico della notizia di ieri sui Daft Punk, una riflessione sulle canzoni di quando uscì quel loro disco mondiale.
C’è una canzone nuova dei Dinosaur jr., nientemeno. Band più che trentenne del Massachusetts che ebbe una momento di gran protagonismo nel nuovo “alt rock” americano degli anni Novanta.
Oggi c’è stata qualche eccitazione sui social network perché quella band sudcoreana dei BTS ha in ballo una cover di Fix you dei Coldplay, che non è imitabile e soprattutto è inespugnabile da questa scena.

Close cover
Oggi è una di quelle canzoni in cui non canta nessuno. Il mio rapporto sentimentale con Wim Mertens lo spiegai un po’ qui, otto anni fa.
Wim Mertens mi piace da un sacco, da quando ero giovane e sentivo cose più rumorose e cominciai a innamorarmi dei pianoforti da soli, o anche dei pianoforti lamentati come quelli di Wim Mertens (o anche di quelli borbottati, come nel caso di Keith Jarrett). Però quando lo dico in giro, che mi piace ancora Wim Mertens, molto – il quale fa cose uguali ormai da un sacco di tempo, non solo col pianoforte, ma per me tutte belle – quelli bravi che conosco che si occupano di e fanno musica colta mi guardano un po’ come se avessi citato Tiziano Ferro durante un concerto di Neil Young. E allora ho via via smesso di citarlo, ma mi sento in colpa, anche perché da ragazzo ho visto molti suoi concerti, che lui è belga ma veniva sempre in Italia in certi bei teatrini di provincia. 

Aggiungo, per non stare a ripetermi, altre informazioni che vengono invece da vent’anni fa:
In vent’anni esatti di carriera, Wim Mertens ha inciso (si può dire ancora inciso, dei cd, per favore?) una quarantina di dischi. Una casa discografica seria non gli avrebbe permesso di pubblicarne sette in un anno, ma ai Disques du Crépuscule sono più bravi delle case discografiche serie. Fedele al titolo del suo “Maximizing the audience”, il compositore belga si è cimentato in raccolte orchestrali, di solo piano, di piano e voce, di fiati, di sola chitarra. Ha fatto colonne sonore, la più famosa quella del Ventre dell’Architetto di Greenaway. Ha composto un raro esempio di hit per solo piano, Close Cover. E ha portato il minimalismo sperimentale di molti suoi colleghi su onde di ripetizione melodica che si distinguono per un’evidente tensione a dare piacere. Come gli altri suoi cinque cd di piano e vocalizzi in una lingua immaginaria, questo nuovo disco trasmette molta bellezza, in un senso. Nel senso, per esempio, di avere degli ospiti a cena che dicono “Che bella questa musica, cos’è?”. Provare.

Adesso ha quasi 68 anni, gli anni da cui fa dischi sono diventati quaranta, e li ha da poco festeggiati ancora in Italia. Le sue cose di pianoforte e nenie mi commuovono ancora, e prima di lasciarvi con la sua cosa di gran lunga più famosa di tutte (un’altra famosa è questa) vi passo anche questa e questa, tra le mie preferite del genere nenie.

E ora, senza ulteriori rinvii, Close cover.


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