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  • Lunedì 22 febbraio 2021

La donna che rese la samba un simbolo della cultura brasiliana

Prima di diventare popolare, la samba era una musica associata ai culti religiosi africani: poi arrivò Tia Ciata

(Casa-museo Tia Ciata)
(Casa-museo Tia Ciata)

La samba è uno dei simboli della cultura brasiliana ed è diventata famosa in tutto il mondo anche grazie al celebre carnevale di Rio de Janeiro. Fino all’inizio del secolo scorso, però, lo stile musicale da cui proviene l’altrettanto nota danza era associato ai culti religiosi di origine africana, e chi suonava la samba – con gli strumenti tipici cuica e tamburim, particolari tamburi e tamburelli – spesso veniva perseguitato e arrestato.

Il fatto che questo stile sia diventato così popolare si deve soprattutto a Tia Ciata, il cui nome completo era Hilária Batista da Almeida, un’artista, cuoca e guida spirituale che tra fine Ottocento e inizio Novecento contribuì a rafforzare il senso di comunità degli afro-brasiliani anche attraverso la musica.

Hilária Batista de Almeida nacque nel 1854 nello stato brasiliano nordorientale di Bahia e a 22 anni si trasferì con la figlia a Rio de Janeiro, dove iniziò a vendere per strada prodotti cucinati in casa. Sposò un uomo che proveniva da Bahia e che si era ben inserito nella comunità afro-brasiliana di Rio: andarono a vivere vicino a Piazza 11 giugno, nel centro della città, nel quartiere che era stato rinominato “Piccola Africa”.

(Wikimedia, ministero della Cultura del Brasile)

Hilária era una “mãe de santo”, cioè una sacerdotessa devota a Oshún, un’importante divinità (orisha) della religione Yoruba, che era originaria dell’Africa occidentale; a Rio divenne iyakekerê, ovvero la seconda figura più importante dopo il leader religioso di una comunità.

Ciata”, il nome con cui era conosciuta, è una variante dell’arabo “Aisha”, un nome femminile molto diffuso nella comunità che era emigrata in Brasile dalla Guinea-Bissau – allora Guinea portoghese –, paese dell’Africa occidentale precedentemente colonizzato dai portoghesi. “Tia”, invece, si può tradurre come “zia” e indica più ampiamente una matriarca o comunque una donna che gode di grande stima e influenza all’interno della sua comunità.

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Ciata iniziò a noleggiare gli abiti tipici dello stato di Bahia che venivano utilizzati sia nelle feste tradizionali che a carnevale e nelle rappresentazioni teatrali; vendeva i suoi piatti anche durante la Festa da Penha, una festività religiosa che si teneva in primavera e che attraeva un vasto pubblico di persone devote e spettatori.

Quello per cui si distinse, però, furono i ritrovi e le feste che organizzava a casa sua, che avevano principalmente uno scopo religioso ma erano anche occasioni di intrattenimento: a poco a poco le feste a casa di Ciata, dove si suonava la samba, iniziarono ad attirare anche politici, poeti e alcuni dei musicisti brasiliani più famosi dell’epoca, tra cui Donga, Pixinguinha, João da Baiana ed Heitor dos Prazeres. La bis-nipote di Ciata, Gracy Mary Moreira, che dal 2007 cura Casa da Tia Ciata, uno spazio culturale con una mostra permanente sulla sua figura, ha spiegato che le sue feste duravano anche cinque giorni o persino una settimana: si dice che una delle prime canzoni famose di samba a essere registrate, Pelo Telefone (1916), fu composta proprio a casa di Ciata.

Nel suo libro del 1995 Tia Ciata e A Pequena África no Rio de Janeiro (Zia Ciata e la Piccola Africa a Rio de Janeiro), Roberto Moura ha spiegato che la musica tipica dell’Africa riuscì a «dialogare con la musica popolare occidentale» negli «spazi democratici, dove si riunivano gruppi sociali ed etnici diversi». Moura ha anche raccontato che le feste di Ciata ottennero ancora più rilevanza quando attorno al 1915 l’allora presidente del Brasile, Venceslau Brás, si rivolse a lei per risolvere un’infezione a una gamba che nessun medico aveva saputo guarire: apparentemente, nel giro di tre giorni l’infezione passò.

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Per via del grande successo delle feste che venivano organizzate attorno al tema musicale, negli anni Venti la casa di Ciata era chiamata “la capitale della Piccola Africa”. Ogni rancho, il nome con cui erano conosciute le tipiche bande che suonavano samba durante i festeggiamenti (oggi conosciuti come blocos), passava sempre davanti a casa di Ciata per salutarla all’inizio delle sfilate. Moura ha raccontato che Ciata stessa aveva fondato due ranchos, anche con l’obiettivo di «portare pace e armonia nella comunità».

Fu in questo periodo che il genere della samba prese forma e iniziarono a vedersi anche le tipiche coreografie che hanno reso celebri le sfilate come quelle del carnevale di Rio. Attorno al 1930, pochi anni dopo la morte di Ciata, fu per esempio creata l’Ala das baianas, uno dei principali gruppi che sfilano durante il carnevale, nato proprio per omaggiare lei e tutte le tias che contribuirono allo sviluppo della samba. Il centro culturale la Casa da Tia Ciata invece organizza numerose attività legate alla samba e a tutto ciò che ci gira attorno per mantenere viva la memoria della «matriarca della samba»: non sorge però nel luogo dove abitava Ciata, perché alcuni anni fa il quartiere fu smantellato per fare spazio a uno svincolo stradale.