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  • Venerdì 19 febbraio 2021

I sospetti sull’incontro di pugilato più atteso

Secondo BBC il capo di un'organizzazione criminale irlandese sarebbe diventato una figura centrale nella boxe, grazie ai successi di Tyson Fury

Tyson Fury a New York per la presentazione di un incontro nel 2018 (Getty Images)
Tyson Fury a New York per la presentazione di un incontro nel 2018 (Getty Images)

Da anni nel mondo della boxe, e in particolare in Inghilterra, si attende con grande interesse la data dell’incontro tra Anthony Joshua, campione del mondo dei pesi massimi per le federazioni WBA, IBO e WBO, e Tyson Fury, che le stesse cinture le vinse nel 2015, salvo poi perderle senza combattere per dei complicati problemi personali. Sia Joshua che Fury sono inglesi — uno di Londra, l’altro di Manchester — e molto diversi tra loro, sia come pugili che come persone: questo fa sì che il loro incontro, atteso probabilmente entro quest’anno, possa diventare il più importante e redditizio nella storia della boxe britannica.

Lo scorso giugno Fury annunciò in un video sui suoi profili social che l’incontro con Joshua sarebbe stato organizzato a breve. Nel farlo ringraziò più volte l’irlandese Daniel Kinahan, descritto come uno degli organizzatori dell’evento, su cui la BBC ha indagato di recente nel suo speciale televisivo Panorama. Kinahan infatti è da tempo una delle persone più influenti nel mondo della boxe britannica ed europea, ma è anche considerato il capo del Kinahan Organised Crime Group (KOCG), un gruppo criminale organizzato con ramificazioni in tutta Europa e in Nord Africa.

Kinahan ha 43 anni, è originario di Dublino ed è figlio di Christy Kinahan, che tra gli anni Settanta e Ottanta istituì l’organizzazione criminale che, grazie ai collegamenti con il Regno Unito, portò in Irlanda l’eroina, fin lì poco diffusa nel paese. Descritto come prudente e strategico, in controtendenza quindi con i criminali locali dell’epoca, il gruppo di Kinahan iniziò a ingrandirsi fino a stabilirsi definitivamente a Dublino e nella società irlandese. Ora è il figlio, Daniel, a rappresentare l’organizzazione, e secondo BBC negli ultimi anni sarebbe riuscito a istituire un’attività apparentemente legale, quella nella boxe professionistica, che si sospetta venga finanziata con i proventi degli affari illeciti del gruppo, più volte citato anche in casi di omicidi e traffico di armi.


Nel 2010 il KOCG si stabilì a Marbella, località turistica spagnola tra le più frequentate dai turisti britannici e in una posizione strategica per la sua vicinanza con il Nord Africa e quindi per i traffici illegali fra le due coste. Nello stesso periodo le autorità spagnole, informate della presenza di Kinahan nel paese tramite un messaggio confidenziale inviato dal Dipartimento della difesa degli Stati Uniti, iniziarono una vasta operazione che finì con una retata e l’apparente smantellamento dell’organizzazione. Ma l’operazione spagnola, che durò anni, si sgonfiò lentamente e portò solamente ad accuse di reati minori. Kinahan non fu coinvolto.

In quello stesso periodo, sempre a Marbella, Kinahan fondò una palestra con un socio inglese, un ex pugile di nome Matthew Macklin, con il quale condivideva appunto la passione per la boxe. Fu chiamata Macklin’s Gym Marbella, o MGM, e negli anni successivi numerosi pugili britannici e irlandesi iniziarono a frequentarla, attratti dalla possibilità di allenarsi in una soleggiata località spagnola e non più in uno scantinato di Birmingham. Fra questi ci furono Tom Stalker, capitano della nazionale di pugilato britannica alle Olimpiadi di Londra del 2012, e i campioni del mondo Liam Smith e Billy Joe Saunders. MGM iniziò anche ad assumere la rappresentanza di tutti questi pugili, cosa che continua tuttora a fare.

I primi sospetti fondati attorno alla palestra iniziarono a circolare nel 2014, dopo che due attentati rivolti a Kinahan colpirono due pugili della MGM, uccidendone uno. Da allora la palestra è ritenuta una delle attività della KOCG. Nonostante questo, tra il 2016 e il 2017 la MGM divenne famosa per essere la sede della riabilitazione di Tyson Fury, ex campione del mondo dei pesi massimi finito in disgrazia per problemi depressivi aggravati dall’uso di alcol e droghe, per le quali venne sospeso dalla boxe e privato dei titoli vinti. A Marbella Fury si riprese completamente: in quattro anni, dopo la squalifica e un lungo percorso di riabilitazione, riuscì a rivincere il titolo mondiale WBC dei pesi massimi contro l’allora campione in carica Deontay Wilder.


Il ritorno di Fury fu un successo anche per la MGM, con la quale intanto Kinahan aveva ufficialmente interrotto ogni legame. L’attività fu rinominata MTK Global e trasferita a Dubai: paese in cui si ritiene risieda proprio Kinahan, per la maggior parte dell’anno.

I sospetti insomma rimangono, come spiegato alla BBC da Kurt Emhoff, avvocato ed ex pugile americano: «Hanno un sacco di pugili, e ne stanno ingaggiando sempre di più. Ma da dove arrivano tutti quei soldi?» Anche Eddie Hearn, uno degli impresari più influenti nel mondo della boxe, attuale rappresentante di Anthony Joshua, è dello stesso parere: «È lui che comanda il carrozzone di Fury. Lo sanno tutti nella boxe che rappresenta molti pugili di alto profilo e che lo ha fatto direttamente anche con Fury». La BBC conclude il suo reportage dicendo: «Sappiamo che Daniel Kinahan, il presunto capo dell’omonimo cartello, sospettato di omicidi, traffico di droga e armi, è ancora al centro della boxe. Forse non ai piani alti, ma sicuramente nella stanza accanto».