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  • Giovedì 28 gennaio 2021

Contro il coronavirus Cuba sta facendo da sola

Ha già 4 vaccini in fase di sperimentazione: la speranza è riuscire a vaccinare tutta la popolazione entro il 2021

(EPA/YAMIL LAGE / POOL/ANSA)
(EPA/YAMIL LAGE / POOL/ANSA)

Da quasi sessant’anni gli Stati Uniti hanno imposto a Cuba un embargo, un blocco delle esportazioni e del commercio, che oggi impedisce all’isola caraibica anche di ricevere i due vaccini contro il coronavirus di cui è già iniziata la somministrazione in molti paesi del mondo: quello di Pfizer-BioNTech e quello di Moderna. Anche per questo motivo Cuba, per vaccinare la sua popolazione, si sta muovendo da sola: attualmente ha quattro vaccini candidati in fase di sperimentazione clinica, cioè di test sui volontari.

Di questi quattro, quello in fase più avanzata è il vaccino Soberana 02 (in spagnolo significa “sovrana”, e il nome vuole sottolinearne l’autosufficienza della produzione), che a breve inizierà la fase 3 – l’ultima – delle sperimentazioni. È il numero “02” perché esiste anche un Soberana 01, che invece deve ancora terminare la seconda fase, e sono sviluppati entrambi dall’istituto cubano per i vaccini Finlay. Per il momento il governo cubano non ha comunicato negoziazioni con società straniere per comprare vaccini prodotti all’estero.

Alcuni vaccini contro il virus SARS-COV-2, per esempio quello di Pfizer-BioNTech, si basano sull’RNA messaggero, che porta nell’organismo il materiale genetico per produrre alcune proteine specifiche del coronavirus. Il Soberana 02 invece introduce direttamente frammenti della proteina per far sviluppare gli anticorpi, come hanno spiegati diversi virologi che lavorano a Cuba, tra cui l’italiano Fabrizio Chiodo, che sta lavorando proprio allo sviluppo dei due vaccini Soberana all’istituto Finlay (ma è anche ricercatore per il CNR, il Consiglio Nazionale delle Ricerche italiano).

Chiodo ha spiegato che il programma prevede di concludere la fase 3 di sperimentazione di Soberana 02 entro fine marzo, per poi iniziare la somministrazione. Le prime due fasi hanno dato le risposte attese, secondo un recente aggiornamento dell’istituto Finlay: il vaccino è risultato sicuro e ha mostrato una buona immunogenicità, la capacità di indurre una risposta immunitaria con la produzione di anticorpi contro il coronavirus.

Il passo successivo alle sperimentazioni è l’approvazione da parte del Centro per il controllo statale dei medicinali (CECMED), l’autorità nazionale che regolamenta i farmaci. Il virologo cubano Amilcar Pérez Riverol ha spiegato a DW che il CECMED, come hanno fatto altre autorità regolatrici nel resto del mondo, ha valutato i risultati dei vaccini cubani candidati parallelamente al loro sviluppo, e non a posteriori come sarebbe avvenuto in una situazione non emergenziale. Riverol ha comunque precisato che nell’immaginare la prima somministrazione già entro i primi tre mesi dell’anno serve cautela: nelle fasi più avanzate e complesse degli studi clinici bisogna mettere in conto la possibilità di fallimento e di complicazioni.

Il direttore dell’istituto Finlay, Vicente Vérez, ha però annunciato che Cuba sarà in grado produrre 100 milioni di Soberana 02 per la fine del 2021 e di vaccinare entro l’anno tutta la sua popolazione, di circa 11 milioni di abitanti, se le sperimentazioni andranno come si spera.

Per la fase 3 il campione su cui verrà testato il vaccino dovrà essere di almeno 50mila persone, ma una parte di queste dovrà essere necessariamente all’estero. A Cuba infatti l’incidenza di infezioni è molto bassa (solo da un paio di settimane sono stati superati i 300 casi al giorno), quindi il paese potrebbe non essere un buon test per verificare se le persone vaccinate si ammalano, o comunque potrebbe volerci più tempo. Per questo l’istituto Finlay ha stipulato un accordo con l’Iran, per condurre lì una parte delle sperimentazioni.

In una fase successiva, l’Iran potrebbe anche essere uno dei potenziali compratori del vaccino cubano. Vérez ha spiegato che per garantire all’industria un processo di produzione stabile sarà necessario un certo ritorno commerciale, e per ottenerlo è indispensabile l’esportazione del vaccino. «Non siamo una multinazionale in cui il guadagno è la ragione numero uno, lavoriamo al contrario, creiamo più salute e il guadagno ne è una conseguenza, non sarà mai la priorità», ha detto Vérez.

A Cuba infatti le società che si occupano di biotecnologie sono pubbliche e un istituto come il Finlay non trarrà profitti dalla distribuzione del vaccino. Fabrizio Chiodo ha detto al Sole 24 Ore che l’obiettivo è collaborare con l’Organizzazione mondiale della sanità per fornire gratuitamente il vaccino ai paesi in via di sviluppo, come avviene con altri vaccini.

Secondo Chiodo, l’idea che a Cuba la scienza sia al servizio del popolo è alla base della fiducia diffusa nella medicina tra i cubani. In generale, negli anni Cuba ha sviluppato una buona autonomia nell’ambito della ricerca medica per necessità, proprio in ragione dell’embargo imposto dagli Stati Uniti. Il paese ha acquisito anche una certa esperienza nello sviluppo e nella produzione propria dei vaccini. Eduardo Martínez, presidente di BioCubaFarma (il gruppo delle industrie biotecnologiche e farmaceutiche del paese), ha spiegato che 8 degli 11 vaccini utilizzati dal programma nazionale di immunizzazione sono prodotti nel paese.

Dopo mesi di sostanziale tranquillità anche nelle fasi più drammatiche della pandemia, nelle ultime settimane la necessità del vaccino per Cuba si è fatta più stringente: i contagi da coronavirus sono aumentati rapidamente da inizio gennaio, raggiungendo negli ultimi 7 giorni una media di oltre 600 contagi giornalieri. Secondo le autorità, questo è dovuto in gran parte al mancato rispetto dei protocolli sanitari da parte dei turisti e sono state introdotte quindi nuove restrizioni per i viaggiatori, oltre alla chiusura di alcune attività e delle scuole.

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