Conte ha anche un problema con le commissioni parlamentari

Perché non si sa cosa farà Italia Viva nelle commissioni in cui può essere decisiva, e non è un problema da poco per l’attività legislativa

L'aula della commissione Bilancio al Senato, Roma, 9 dicembre 2019 (ANSA/ANGELO CARCONI)
L'aula della commissione Bilancio al Senato, Roma, 9 dicembre 2019 (ANSA/ANGELO CARCONI)

Dopo l’uscita di Italia Viva dal governo, Giuseppe Conte ha ottenuto la fiducia alla Camera e poi al Senato dove non ha però raggiunto la maggioranza assoluta. E una maggioranza semplice, e risicata, non dà alcuna garanzia sulla concreta operatività del governo stesso, che rischierà di andare in minoranza in ogni momento e che avrà diversi problemi nelle commissioni. Per governare, infatti, l’esecutivo ha bisogno di una maggioranza sia nelle aule durante le votazioni, sia nelle commissioni parlamentari, fondamentali per l’attività legislativa.

«Soltanto con la costituzione di un gruppo si potranno riequilibrare a favore dei giallorossi le commissioni parlamentari del Senato», scrive oggi Repubblica. Soltanto, cioè, con un allargamento della maggioranza, ipotesi che ad oggi non è affatto data per scontata. Senza il sostegno di Italia Viva, infatti, la maggioranza ha perso il controllo di alcune importanti commissioni parlamentari al Senato, fra cui quelle che si occupano di Bilancio e Affari costituzionali, da cui dovrebbero passare il piano per ottenere i fondi del cosiddetto Recovery Fund e la nuova legge elettorale proporzionale annunciata da Conte.

Cosa sono le commissioni e cosa fanno
Le commissioni sono organi parlamentari. Quelle permanenti sono 14, sia alla Camera che al Senato e ciascuna ha una specifica materia di competenza: ci sono quelle che si occupano di Affari costituzionali, di Agricoltura, Affari sociali, Lavoro, Difesa, Bilancio o Giustizia, ad esempio. Oltre alle 14 commissioni permanenti per ogni ramo del Parlamento, possono essere istituite altre commissioni di tipo straordinario o speciale, per seguire determinate e specifiche tematiche.

Le commissioni sono fondamentali per il funzionamento del Parlamento, sono cioè il centro del processo legislativo. Come spiega il sito della Camera, «nelle proprie materie di competenza, le commissioni permanenti svolgono funzioni legislative, conoscitive, di indirizzo e di controllo»: qui si svolge la maggior parte del lavoro sugli emendamenti dei disegni di legge, si trovano compromessi e accordi politici e poiché ogni commissione è specializzata su un ristretto insieme di argomenti ha, almeno in teoria, maggiori possibilità di analisi e intervento rispetto a tutti i parlamentari raccolti in aula. Le commissioni hanno anche la possibilità di stabilire in autonomia il calendario dei lavori, dunque di velocizzare o di rallentare l’iter di un disegno di legge.

In sede referente, le commissioni esaminano articolo per articolo un testo prima che passi all’aula; in sede consultiva esprimono pareri su disegni di legge di competenza di altre commissioni; in sede legislativa esaminano e approvano definitivamente quel determinato disegno di legge senza il coinvolgimento dell’aula; e in sede redigente, esaminano articolo per articolo il testo e lo votano, lasciando all’aula solamente la votazione finale, senza possibilità di modifica.

Le commissioni sono previste dall’articolo 72 della Costituzione: «Ogni disegno di legge, presentato ad una Camera è, secondo le norme del suo regolamento, esaminato da una Commissione e poi dalla Camera stessa, che l’approva articolo per articolo e con votazione finale». La Costituzione dice anche che le commissioni sono composte «in modo da rispecchiare la proporzione dei gruppi parlamentari». Ogni gruppo parlamentare deve indicare le persone che ha scelto per le commissioni. I presidenti delle camere utilizzano poi queste proposte per costituire le commissioni, facendo attenzione che in ognuna siano rappresentati i gruppi parlamentari in proporzione alla loro consistenza numerica in aula. Chi fa parte di una commissione non può lavorare anche in un’altra, ma è previsto che due componenti di uno stesso gruppo e in due commissioni diverse possano scambiarsi. Quando sono stati designati i membri, si procede in ogni commissione all’elezione di un presidente e di due vicepresidenti, che per svolgere questo ruolo ricevono anche un’indennità e che spesso diventano relatori dei provvedimenti proposti acquisendo, di fatto, un significativo peso politico.

La situazione, al momento 
Nonostante le commissioni debbano «rispecchiare la proporzione dei gruppi parlamentari», si possono creare delle situazioni di squilibrio tra aula e commissioni. È il caso dell’attuale situazione politica: al Senato, la maggioranza di governo non ha un ampio margine, non è autosufficiente nelle commissioni e dovrà, di volta in volta, cercare voti “esterni” per raggiungere la soglia.

Attualmente, Italia Viva ha la presidenza di tre commissioni: della commissione Finanze alla Camera (con Luigi Marattin), della commissione Trasporti sempre alla Camera (con Raffaella Paita, di cui fa parte anche Luciano Nobili), e della commissione Igiene e Sanità al Senato (con Anna Maria Parente, di cui fa parte anche Davide Faraone). La commissione Istruzione al Senato è presieduta dal socialista Riccardo Nencini che però ieri, a sorpresa, ha votato la fiducia al governo rompendo l’alleanza con Italia Viva.

Al di là delle presidenze, i rapporti di forza tra maggioranza e opposizione si preannunciano complicati in diverse commissioni, sia alla Camera che al Senato. Come ha riassunto il Sole 24 Ore «se, con un quadro sostanzialmente invariato, i “renziani” dovessero votare con l’opposizione» la maggioranza sarebbe in vantaggio solo in 3 delle 14 commissioni del Senato: Finanze, Agricoltura e Lavoro. In altre quattro commissioni (Affari costituzionali, Bilancio, Industria e Politiche dell’Unione europea) si potrebbe verificare il “pareggio” e nelle restanti sette «i gruppi che appoggiano Conte si ritroverebbero “sotto” già in partenza».

Alla Camera, spiega sempre il Sole 24 Ore, «se i voti di Italia viva si sommassero a quelli dell’opposizione, la maggioranza riuscirebbe, al momento, a non avere problemi soltanto in 8 commissioni su 14: Bilancio, Finanze, Cultura, Ambiente, Lavoro, Affari Sociali, Agricoltura, Politiche dell’Unione europea. Mancherebbero, invece, i voti necessari nelle commissioni Trasporti e Attività produttive. Nelle restanti quattro (Affari costituzionali, Giustizia, Difesa, Esteri) «si partirebbe con una situazione di parità che renderebbe quasi impossibile alle forze pro-Conte la gestione del “traffico legislativo” a meno di grosse concessioni».

I prossimi e immediati passaggi al Senato non dovrebbero risultare complicati: in commissione Bilancio si parlerà dello scostamento e poi del cosiddetto “decreto Ristori”, provvedimenti sui quali Italia Viva non dovrebbe creare difficoltà. Più incerte saranno le posizioni delle commissioni Affari costituzionali e Bilancio alla Camera sul decreto Milleproroghe, che è fermo da giorni e che dovrà essere convertito in legge entro il primo marzo.

La precaria situazione della maggioranza nelle commissioni potrebbe essere un serio rischio per la tenuta del governo. OpenPolis ricorda che nel 2011 il quarto governo Berlusconi, nonostante una chiara maggioranza in aula, si trovò «di fatto bloccato in molte delle commissioni parlamentari, avendo gli stessi numeri (se non inferiori) dell’opposizione. Nel giro di poche settimane, a prova dell’importanza delle commissioni» il governo cadde.