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  • Lunedì 11 gennaio 2021

I Democratici si sono mossi sull’impeachment contro Trump

Hanno presentato formalmente la mozione, che potrebbe essere votata dalla Camera nei prossimi giorni: ma non si sa come proseguirà

La speaker della Camera Nancy Pelosi. (Alex Wong/Getty Images)
La speaker della Camera Nancy Pelosi. (Alex Wong/Getty Images)

Lunedì i Democratici statunitensi hanno formalmente presentato alla Camera la mozione che propone di mettere sotto impeachment il presidente Donald Trump, accusato di «incitamento all’insurrezione» per il suo ruolo nell’aver istigato l’attacco al Congresso della scorsa settimana. La mozione è stata per ora soltanto presentata formalmente, ma potrebbe essere votata alla Camera già nei prossimi giorni: avendo i Democratici la maggioranza, dovrebbe essere approvata senza problemi. Da lì passerebbe al Senato, che dovrebbe tenere un processo e votare sulla rimozione di Trump.

Contemporaneamente, i Democratici hanno proposto alla Camera una mozione per chiedere al vice presidente Mike Pence di attivare il 25esimo emendamento, quello con il quale il governo statunitense può estromettere il presidente in determinate circostanze. La risoluzione è stata proposta con una modalità che richiede un’approvazione all’unanimità per essere ratificata velocemente: i Repubblicani l’hanno ovviamente bloccata, e quindi sarà votata domani dalla Camera. Dà a Pence 24 ore per attivare l’emendamento, dicendo che in caso contrario verrà portata avanti la procedura di impeachment. Pence al momento non sembra intenzionato ad attivare l’emendamento. Se si rifiuterà, i Democratici potrebbero votare sulla mozione di impeachment già mercoledì.

Se la Camera approverà la mozione di impeachment, sarebbe la seconda volta per Trump (primo presidente nella storia statunitense), che era stato assolto dal Senato lo scorso febbraio sulla storia delle pressioni al presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj perché indagasse sull’allora sfidante alle presidenziali Joe Biden. Ma non è ancora chiaro se ci siano i tempi burocratici e logistici per tenere il processo di impeachment al Senato entro il 20 gennaio, quando scadrà il mandato di Trump. Per questo il capo dei Democratici alla Camera Hames Clyburn aveva suggerito che dopo l’approvazione della Camera il processo al Senato potesse essere rimandato, magari dopo i primi 100 giorni della presidenza Biden, quelli generalmente considerati necessari per avviare e impostare l’amministrazione.

Stephen Vladeck, docente di legge dell’Università del Texas, ha detto al Wall Street Journal che c’è consenso sul fatto che le procedure di impeachment possano proseguire anche oltre la fine del mandato del presidente imputato. Con un voto specifico al Senato, i Democratici potrebbero provare a impedire a Trump di occupare in futuro cariche pubbliche, impedendogli di ricandidarsi nel 2024.

Il problema, in ogni caso, non sono solo i tempi ma anche i voti: perché Trump sia rimosso attraverso l’impeachment serve che siano d’accordo i due terzi del Senato, e quindi i Democratici dovrebbero riuscire nella difficilissima impresa di trovare l’appoggio di almeno 17 senatori Repubblicani. I Democratici si sono detti ottimisti sul consenso nel partito avversario su un’eventuale mozione di impeachment, ma finora sono stati pochi i senatori Repubblicani che si sono esposti pubblicamente.

La mozione di impeachment è già stata firmata da 210 deputati Democratici, e accusa Trump di aver «istigato violenza contro il governo degli Stati Uniti» con i suoi discorsi sulle elezioni truccate e i suoi appelli a “marciare verso il Campidoglio” poche ore prima dell’attacco. La mozione cita anche il 14esimo emendamento alla Costituzione, che proibisce a chi è stato coinvolto in un’insurrezione antigovernativa di ricoprire cariche pubbliche. Fa poi riferimento alla telefonata di Trump in cui chiedeva al Segretario di Stato della Georgia di trovare i voti che gli mancavano per vincere le presidenziali nello stato.

La strategia dei Democratici era già stata anticipata domenica dalla speaker della Camera dei rappresentati Nancy Pelosi, che aveva scritto in una lettera ai colleghi di partito che «per proteggere la nostra Costituzione e la nostra democrazia agiremo con urgenza, perché questo presidente è una minaccia immediata per entrambe». Aggiungendo che «con il passare dei giorni, l’orrore dell’attacco in corso alla nostra democrazia da parte di questo presidente si intensifica, così come la necessità di agire».

Intanto dopo l’ultimo, pacifico video pubblicato giovedì per condannare le violenze al Congresso e riconoscere infine che Biden sarà il prossimo presidente, Trump non ha più fatto commenti ufficiali. Twitter ha rimosso definitivamente il suo account, al quale Trump affidava la gran parte delle sue comunicazioni. Martedì Trump andrà in Texas, per una visita al cantiere del muro al confine con il Messico.