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  • Giovedì 12 novembre 2020

Le parole da cambiare nell’inno australiano

Si discute da tempo del fatto che ignori la storia dell'Australia precoloniale e la difficile situazione degli aborigeni

(AP Photo/ Rob Griffith)
(AP Photo/ Rob Griffith)

La premier dello stato australiano del Nuovo Galles del Sud, Gladys Berejiklian, ha proposto di cambiare una parola dell’inno nazionale australiano, sostituendo uno “young” (“giovane”) con un “one” (“uniti”). Può sembrare una questione piccolissima, ma ha a che fare con un problema più grande e di cui in Australia si discute da molto tempo: l’inclusività dell’inno nazionale, che secondo molti è eccessivamente legato alla storia coloniale dell’Australia e non è abbastanza rappresentativo della molta storia che accadde prima del periodo coloniale.

Advance Australia Fair (“Avanza, Australia giusta”) fu scritta dal compositore Peter Dodds McCormick nel 1878, quando l’Australia era ancora una colonia britannica, ed ebbe molto successo come canzone popolare e patriottica. Fu scelta come inno nazionale nel 1984, sostituendo la celebre God Save the Queen, che oltre a essere l’inno della Gran Bretagna è stata a lungo anche l’inno dei paesi del Commonwealth, cioè quelli che come l’Australia avevano fatto parte dell’Impero britannico (l’Australia fu colonizzata dai britannici a partire dalla fine del Settecento e ottenne l’indipendenza nel 1901, ma formalmente è ancora una monarchia costituzionale che dipende dalla Corona britannica).


Il testo dell’inno è stato spesso criticato perché non rappresenta né riconosce i popoli indigeni australiani e celebra invece il periodo coloniale. In particolare, Advance Australia Fair parla di un popolo “giovane”, escludendo quindi la storia delle popolazioni indigene – che abitano le terre australiane da almeno 60mila anni –, e “libero”, quando ancora oggi il razzismo e le discriminazioni sono un enorme problema per gli aborigeni, soprattutto in alcuni stati. Per dare l’idea, nel Territorio del Nord, il vasto stato dell’Australia settentrionale dove circa il 20 per cento della popolazione è aborigena, nel 2017 l’84 per cento delle persone incarcerate erano indigene.

Inoltre, l’inno parla di ricchezza e benessere (“wealth”), ma i circa 700mila aborigeni australiani sono messi molto peggio degli altri circa 25 milioni di abitanti non indigeni: guadagnano in media il 33 per cento in meno rispetto ai non indigeni e più della metà di loro si mantiene grazie a sussidi statali, anche perché i tassi di occupazione delle persone indigene sono molto più bassi. Insomma, l’inno nazionale dell’Australia per molti è l’inno nazionale di una parte di Australia.

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Di recente si è tornato a discutere del fatto che l’inno non rappresenti la storia degli aborigeni perché diversi giocatori della National Rugby League indigeni si erano rifiutati di cantarlo prima delle partite. Per questa ragione, all’inizio dell’ultima stagione la commissione dell’Australian Rugby League aveva sospeso il canto dell’inno prima delle partite, ma lo ha ripristinato dopo alcune proteste da parte dei tifosi.

Il testo di Advance Australia Fair, secondo molti, non rispecchia la storia millenaria dei popoli aborigeni, ma soltanto quella più recente, e pertanto Berejiklian ha suggerito di trasformare il verso “we are young and free” (“siamo giovani e liberi”) in “we are one and free” (“siamo uniti e liberi”). Secondo Berejiklian, che fa parte del Partito Liberale – di orientamento conservatore – cambiare anche solo una parola dell’inno avrebbe un grande valore «simbolico» e servirebbe a dimostrare «il rispetto» nei confronti dei popoli aborigeni e dare loro «dignità».

Il testo dell’inno era già stato modificato in più occasioni per essere adeguato ai cambiamenti del contesto sociale e politico. Per esempio, nella seconda versione del 1879 fu eliminato il verso “Britannia rules the wave” (“La Britannia comanda sui mari”) che compariva nella versione originale, mentre il primo verso “Australia’s sons let us rejoice” (“Figli dell’Australia, rallegriamoci”) era stato trasformato in “Australians all let us rejoice” (“Australiani tutti, rallegriamoci”) prima che la canzone diventasse inno nazionale.

– Leggi anche: Storie interessanti di inni nazionali

La proposta di Berejiklian è stata accolta bene dal ministro per gli Affari indigeni, Ken Wyatt, e anche da alcuni personaggi noti, per esempio la giornalista televisiva Brooke Boney, che è di etnia kamilaroi – uno dei principali gruppi aborigeni, che abita nell’est del paese, tra il Nuovo Galles del sud e il Queensland. Boney ha detto che «tutti noi facciamo parte dell’incredibile storia delle culture più antiche del mondo che sono ancora viventi» e che questo dovrebbe essere riconosciuto anche nell’inno del paese.

Anche la leader dell’opposizione del Nuovo Galles del Sud, la laburista Jodi McKay, ha detto di essere favorevole a «parole che siano inclusive per tutti», ma secondo lei si tratta di una «importante discussione da affrontare a livello nazionale».

Molti conservatori sono contrari alla proposta di Berejiklian perché ritengono che l’inno sia un simbolo della patria e dell’identità australiana, o comunque non lo vedono problematico. Uno di questi è il senatore del Queensland Matt Canavan, che fa parte del Partito nazionale e ha spiegato che secondo lui «gli autori dell’inno non volevano offendere nessuno» nel dire che l’Australia era un paese “giovane”. Durante il programma televisivo Today, Canavan ha detto che l’Australia ha «una storia millenaria» ma bisogna riconoscere che «è una nazione giovane» e ha aggiunto che la proposta di cambiare l’inno «getterebbe fango sui nostri antenati ingiustamente».

Secondo alcuni, cambiare una sola parola non cambierebbe il senso dell’inno nazionale né permetterebbe di rappresentare meglio gli aborigeni. Per questo si sta discutendo anche della possibilità di sostituire del tutto Advance Australia Fair con un’altra canzone che possa rispecchiare meglio l’identità culturale di tutti gli australiani. A questo proposito, un recente sondaggio lanciato dal sito di notizie news.au.com ha mostrato che più di un terzo di chi ha votato vorrebbe come inno nazionale I Am Australian della storica band The Seekers, che ha un testo che comprende riferimenti culturali diversi e trasmettererebbe un maggiore senso di unità rispetto all’attuale inno.